C’è il rischio che l’Italia segua il cattivo esempio vaticano. E diventi più “braghettone” della Chiesa

42-79655680-jpg
Il processo “vatileaks 2” potrebbe essere una buona occasione per verificare e approfondire i temi scabrosi e di sicuro interesse che i libri di Emiliano Fittipaldi (“Avarizia”) e di Gianluigi Nuzzi (“Via Crucis”) affrontano: possedimenti immobiliari e finanziari, investimenti (anche all’estero), lussi e sprechi, fondi stornati, affari, business; in generale i panni sporchi che una tradizione secolare vorrebbe fossero lavati (quindi occultati) oltre Tevere.

Invece ho l’impressione - stando alle cronache – che la faccenda possa prendere un’altra piega. A colpi ?di «seduzioni», «ricatti d’amore», «porporati tenuti al guinzaglio come cagnolini» da arzille nobildonne, tentativi di tirare in ballo - come usa dire - la qualunque, potrebbe alla fine riproporsi il modello del processo Andreotti: dove una sapiente tessitura ?è riuscita a far passare in secondo piano ?i gravi fatti evidenziati dal processo, fino ?a cancellarli, concentrando l’attenzione pressoché esclusivamente sul famigerato e suggestivo “bacio” di Riina.

Quanto al profilo procedurale, vi sono ?tre imputati (monsignor Vallejo Balda, Francesca Immacolata Chaouqui e Nicola Maio) a vario titolo operanti nella “Cosea”, la commissione che doveva studiare la riforma finanziaria della Santa sede. Provengono da tale commissione i documenti riservati la cui sottrazione e diffusione è al centro del processo. Sarà dunque il collegio giudicante della Città ?del Vaticano a stabilire se abbiano o meno commesso i reati loro ascritti. Fin qui ?“nulla quaestio”.

Ma la matassa si imbroglia per il fatto che sono imputati anche i giornalisti Fittipaldi ?e Nuzzi. Per comprendere la singolarità ?del caso si può richiamare la clamorosa vicenda di Hervé Falciani, l’informatico recentemente condannato dalla Corte federale di Bellinzona per “spionaggio economico”, vale a dire per la sottrazione di notizie bancarie riservate su oltre 130.000 titolari di conti correnti della banca Hsbc di Ginevra.

Notizie che Falciani aveva “girato” alle autorità fiscali e giudiziarie francesi che le avevano trasmesse ad altri paesi europei tra cui l’Italia. Di qui lo scandalo “SwissLeaks”. Molti dei nomi della lista Falciani (7.499 solo in Italia, per 7 miliardi e 452 milioni ?di dollari complessivamente depositati) sono stati pubblicati da vari organi di informazione (in Italia in esclusiva da “l’Espresso”). Ebbene, la Svizzera, la cui rigorosa e quasi maniacale tutela del segreto bancario è persino leggendaria, non ha mai neppure ipotizzato di incriminare i giornalisti.

Il Vaticano ha invece adottato un metro diverso nei confronti di Fittipaldi e Nuzzi, “colpevoli” di aver semplicemente fatto ?il loro mestiere: trovare notizie, verificarle ?e pubblicarle, sotto l’usbergo protettivo dell’articolo 21 della Costituzione che regola la libertà di manifestazione del pensiero in Italia, paese in cui essi hanno operato.

È davvero difficile pensare che ?i magistrati vaticani non terranno conto ?di ciò, quanto meno sotto il profilo dell’elemento soggettivo. Altrimenti si affermerebbe il principio illiberale del “bavaglio” alla stampa. Bavaglio che per ?i nostri governanti è una tentazione ricorrente. E Dio non voglia che il cattivo esempio vaticano li convinca a… saltare ?un fosso sul bordo del quale han saputo ?fin qui faticosamente trattenersi.

Per concludere, un paio di note di colore. Senza il rallentamento (si fa per dire) dovuto alla graziosa concessione alle difese di un termine per lo studio degli atti processuali, la sentenza sarebbe stata probabilmente pronunziata prima dell’inizio del Giubileo. Buon per i giudici vaticani che non sia stato così, altrimenti avrebbe potuto scattare anche nei loro confronti il malvezzo italico di accusare la giustizia di funzionamento a… orologeria.

Negli atti del fascicolo “VatiLeaks 2” figurano in numero elevato sms e Whatsapp di contenuto decisamente “bollente”. Improbabile che nel nostro ordinamento tale possibilità sopravviva alla riforma delle intercettazioni che il governo emanerà in forza della legge delega approvata dalla Camera. Per cui può anche darsi che si avrà uno Stato italiano più “Braghettone” del Vaticano.