E dalla postura addolorata. ?La sua cifra è la misura. Lontana dai modi spicci di un Berlusconi e dallo stile pop del premier 

Sergio Mattarella in una foto d'archivio
A vederlo in piedi nelle fotografie, in casa della figlia durante la sua elezione alle spalle di amici e parenti, si ha la sensazione di un uomo che tiene le distanze e che esterna poco dei propri sentimenti. Non si sprofonda in poltrona o sul divano per gustare il proprio trionfo, resta in seconda fila. Anche la carezza alla nipote, nei medesimi scatti, ha qualcosa d’affettuoso, eppure manifesta una forma di lontananza. Non l’assenza di sentimenti, ma piuttosto una disabitudine a esibirli. ?A definire la sua figura fisica sono prima ?di tutto quei capelli, così forti in testa in un uomo della sua età, e soprattutto bianchi. Una bianchezza, che unita agli occhi azzurri e profondi, fa del nuovo Presidente ?della Repubblica un uomo molto diverso dal personale politico della Seconda e Terza Repubblica. Non ha nulla dei modi brianzoli, spicci e accattivanti di Silvio Berlusconi, con la sua peluria grigia sul capo, niente dello stile pop, alla Fonzie, di Matteo Renzi.
Intervista
Sergio Mattarella, non solo  democristiano
6/2/2015

Sergio Mattarella è un uomo dell’altro secolo, almeno nella figura fisica, nei modi e nei gesti. Non sarebbe stato troppo fuori posto nella cerchia di don Gaetano, il prete di “Todo modo”, composta d’illustri uomini politici democristiani, che va avanti e indietro nel piazzale dell’Eremo di Zafer recitando il rosario la sera, e che il cuoco del romanzo di Sciascia si gode alla stregua di uno spettacolo imperdibile. Democristiano, non solo per ascendenza famigliare - il padre parlamentare e ministro DC - o per passata militanza politica, ma per postura e movenze. E quel modo di tenere le spalle, come se un peso gli gravasse. Di pesi, come si sa, ce ne sono stati vari nella sua vita, tali da fargli inclinare leggermente il collo in avanti, così da conferire alla sua persona fisica un tratto di afflizione che ?è forse l’aspetto che più colpisce di lui.
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Come ha scritto Francesco Merlo in un bel ritratto del siciliano che c’è in Mattarella, l’elemento che lo connota maggiormente ?è la mestizia, quel dolore sottile e malinconico che era proprio di tutta una generazione di notabili democristiani, ?a partire da Aldo Moro, in cui l’aspetto ?di sofferta, consapevole, e in fin dei conti esibita mestizia, ne definiva il carattere umano e politico. Di Moro, che è stato uno dei maestri del nuovo Capo dello Stato, Sciascia ebbe a dire che incarnava ?il pessimismo meridionale: «vedere ogni cosa, ogni idea, ogni illusione - anche le idee e le illusioni che sembrano muovere ?il mondo - correre verso la morte. Tutto corre verso la morte: tranne il pensiero della morte, l’idea della morte».

Nell’ex democristiano, nell’ex popolare Sergio Mattarella, questo pessimismo s’intravede appena, ma deve esserci, per quel tanto ?di distacco che manifesta nei gesti minimi, nel modo pacato di camminare e discorrere con gli interlocutori, mentre ?è assediato dai giornalisti e dai fotografi subito dopo l’elezione. La misura come forma del proprio palesarsi agli altri, ?e probabilmente anche a se stesso. Quando Giorgio Napolitano ha proposto ?il suo nome come quello di un degno successore al giovane Presidente del Consiglio, si dice che Renzi abbia risposto che mancava d’empatia. Al che l’ex Capo dello Stato avrebbe risposto che neppure lui, e il suo predecessore Ciampi, l’avevano, e poi l’hanno imparata. Mattarella parte da più indietro, perché l’empatia non è probabilmente mai stata una virtù necessaria in questo studioso di diritto costituzionale, docente universitario, poi parlamentare e ministro. Il suo essere un personaggio pubblico non l’ha mai esposto alla necessità dell’empatia, ?se non per quel tanto che basta a capire ?gli interlocutori e interpretare la possibilità di trovare con loro una soluzione condivisa rispetto a obiettivi ed esigenze diverse. Un’arte della mediazione, cui lo inclina ?il carattere, insieme a una viva consapevolezza di ciò che è bene o male fare di volta in volta.

Qualcuno ha scritto, o detto, che Mattarella è una personalità dalla “schiena dritta”, alludendo alla sua dirittura morale. Verissimo, ma pur sempre con quella postura addolorata che gli permane. Si dice che a volte, quando perde la pazienza, si sfili gli occhiali e li poggi davanti a sé. Un gesto tipico dei falsi timidi, delle persone che portano le lenti come uno strumento, non solo per meglio vedere, ma per non farsi troppo vedere. Guardarsi negli occhi è evidentemente una sorta di necessità quando l’impazienza verso l’interlocutore tracima. Non bisogna dimenticare che ?la mestizia non è solo un sentimento ?di dolore, ma esprime anche una forma ?di desiderio, indiretto e sottile, che i siciliani possiedono in un disegno così unico; per loro la malinconia è disincanto, distanza, ma anche bruciante desiderio, sempre impercettibile, e sovente costretto a ritornare su se stesso lasciandoli ?perciò doloranti.