
Prendiamo il caso Vw. Prima dell'esplosione dello scandalo sulle emissioni truccate, il “dieselgate”, che obbliga la casa automobilistica a richiamare più di 11 milioni di vetture, il settore auto non se la passava male in borsa. In una settimana, solo in Europa i titoli dell'auto hanno bruciato 50 miliardi di valore, per la metà solo la Vw. Ma lo scandalo ha soprattutto indotto gli analisti a guardare con occhi improvvisamente più interessati due grandi avventure di auto elettriche su cui non avrebbero scommesso un centesimo. Quella della californiana Tesla, che con fortunata tempestività ha dato l'annuncio dell'avvio della produzione per il mercato europeo in Olanda, e quella della Apple.
La Tesla per ora è in perdita, si dice, di 4 mila dollari a macchina. Eppure se i consumatori disgustati dai trucchi sui motori che bruciano carburanti mutassero orientamento, le cose potrebbero cambiare, e rendere possibile l'obiettivo di Elon Musk di arrivare a mezzo milione di Tesla vendute nel 2020. Quanto all'azienda di Cupertino, si sa che ha in corso un progetto per un'auto elettrica che dovrebbe vedere la luce nel 2019. Obiettivo ambizioso, che ha fatto finora liquidare con un'alzata di spalle lo sforzo di Tim Cook. Ma adesso? L'auto è l'ultimo apparecchio mobile su cui l'azienda della mela può esercitare la sua creatività, e l'azienda ha dimostrato finora che sa vincere le sfide.
Sul progetto Titan, come è stato battezzato in Apple, lavorano ora 1800 ingegneri per un'auto che non sarà totalmente automatizzata come quella che vuole fare Google (ed ha quindi più probabilità di riuscita), ma avrà molti componenti innovativi per consentire una nuova esperienza di guida. Quanto alla possibilità di concludere il progetto in tempi così brevi, gli analisti sottolineano che il “modello” Apple ha già dimostrato di saper gestire la produzione in outsourcing con successo e difendendo bene i suoi margini. Potrebbe farlo anche con una produzione di massa come l'auto.
Un altro evento imprevisto che sta cambiando lo scenario dei mercati, e orientando in una nuova direzione le previsioni, è El Nino, cioè l'ondata di caldo che incombe sul pianeta, e che risulta essere molto più perniciosa di quella del 1997-98. Più caldo e meno piogge hanno forte impatto sull'agricoltura, e quest'anno lo avranno su molti prodotti di base per l'alimentazione. Ebbene, chi si occupa di Etf e di commodity ha già lanciato l'allarme: cereali, zucchero e cacao aumenteranno di prezzo. Il raccolto di cereali si presenta infatti in deficit rispetto ai bisogni, a cominciare dagli Usa; in India, che è il secondo produttore di zucchero, i monsoni hanno ridotto l'apporto di pioggia sui raccolti, compromettendo la quantità; l'Africa occidentale è a secco, l'organizzazione mondiale dei produttori di cacao ha annunciato che ci sarà un deficit, e già il prezzo è aumentato del 7 per cento.
Ma El Nino condiziona anche i prezzi di gas e petrolio. Con il perdurare del caldo nonostante il cambio di stagione, i consumi negli Usa potrebbero essere più bassi del previsto e deprimere i prezzi, già contenuti per via dell'offerta abbondante di materia prima sui mercati (sia per il livello produttivo dell'Opec, sia per la forte produzione di shale gas negli Usa), a cui si potrebbe aggiungere nuova offerta di petrolio dall'Iran dopo gli accordi sul nucleare, e magari anche il petrolio libico, se la situazione politica dovesse migliorare.
E che dire dell'imprevedibile uscita di Hillary Clinton per movimentare la sua campagna elettorale? Ridurrò i prezzi dei farmaci, ha promesso con un tweet, e obbligherò le società a investire parte dei profitti in ricerca: e subito l'indice dei titoli biotech al Nasdaq è crollato del 5 per cento, terremotando uno dei settori che negli ultimi anni è stato il beniamino degli investitori e spiazzando molti soloni della Borsa. Certo, gli analisti hanno subito buttato acqua sul fuoco dicendo che ci sono poche possibilità che il proponimento venga poi messo in pratica nel caso la Clinton vinca le elezioni. Senza contare il peso di “big pharma” in termini di lobby. Ma intanto gli esperti di economia e finanza sono obbligati a rifare i conti. E cercare nuove vie per fare denaro.