La Lega, Le Pen, Orbán e Trump:  è l’internazionale xenofoba. Ma hanno interessi opposti tra loro. E  ci porteranno al “si salvi chi può”

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Davvero è una strana solidarietà quella dell’«internazionale xenofoba». I populisti della destra italiana e i loro amici ungheresi - ad esempio - hanno interessi totalmente opposti. I primi insistono perché l’Unione europea imponga ai paesi dell’Europa centrale l’obbligo di aiutare Italia e Grecia con i profughi che arrivano sulle loro coste. L’uomo forte di Budapest, Viktor Orbán, ha invece ottenuto un ampio consenso proprio sul rifiuto di tale obbligo. Sono avversari tra loro, dunque. Eppure sembrano ottimi amici. Orbán ha aiutato la campagna elettorale della Lega e si sentono tutti come parte dello stesso movimento, quello della destra neonazionalista.

Un’amicizia molto simile è quella tra Donald Trump e Vladimir Putin. Tutti e due fanno parte della nuova alleanza anti-liberale. Trump chiede il ritorno della Russia al G8, ma ha anche detto che i rapporti tra Russia e Stati Uniti sono oggi «peggiori di quanto siano mai stati». Lo stesso Trump ha poi elogiato la Brexit perché vuole il crollo dell’Unione europea, ma non esclude il Regno Unito dalla sua guerra commerciale contro l’Europa e il resto del mondo.

Intanto gli inglesi pro-Brexit vedono nuovi amici “euroscettici” nell’Italia dei populisti nazionalisti. Ma tra i primi atti del governo Conte c’è stato uno smarcamento dalle posizioni anti-Russia dell’Ue e della Nato. E si tratta di posizioni molto importanti per il governo britannico dopo l’incidente Skripal, l’ex spia russa attaccata con gas nervino in una città inglese.

È una cosa strana, dunque, questo movimento internazionale della destra xenofoba. Ha un progetto condiviso e potente, ma visto che l’oggetto di questo progetto è di opporsi alla cooperazione tra nazioni (e alle organizzazioni che rappresentano questa cooperazione e ai protagonisti della cooperazione) non vogliono fare grandi cose insieme. La loro solidarietà si radica nella reciproca ostilità. Quando Marine Le Pen festeggia il «ritorno del patriottismo» in Gran Bretagna, in Austria, in Ungheria e in Italia, ciò non vuol dire che questi paesi possono lavorare insieme su un progetto comune ma al contrario che devono separarsi anche di più l’uno dall’altro, costruendo barriere. La cosa che Le Pen chiama «ritorno del patriottismo» non promette un mondo amichevole, ma un grande «si salvi chi può».

Con l’aiuto del Califfo e di Al Qaeda
Se gli xenofobi occidentali sono tra loro “amici con interessi ostili”, per contrasto sono anche “nemici con interessi condivisi” rispetto ai terroristi islamici. Ogni volta che una bomba islamista esplode o un camion travolge una folla in una città occidentale, i partiti della destra xenofoba guadagnano voti. E lo stesso quando le guerre provocate dai terroristi in Nord Africa e Medio Oriente producono onde di profughi in Europa. Prendete, ad esempio, il partito Alternative für Deutschland: originariamente aveva una sola caratteristica politica (contro l’euro che «ha ferito l’economia tedesca») e così prendeva pochi voti. Dopo un paio di attacchi terroristi in Germania, Afd è diventato anti-islamico ed è cresciuto fino a essere oggi il terzo partito del paese. Allo stesso modo in Italia la paura e l’odio verso gli immigrati hanno aiutato la Lega a trasformarsi da un piccolo partito separatista a una forza politica nazionalista, triplicando i propri consensi. Anche in Inghilterra i protagonisti della Brexit hanno usato con molto successo la paura dell’islamismo come un argomento contro l’Unione europea. E nei paesi ex comunisti dell’Europa centrale, la classe politica ha trovato nella “paura per gli immigrati” una nuova identità nazionalista con cui ricompattare i loro popoli .

Da Trump fino ai governi polacchi e ungheresi, gli xenofobi devono gran parte del solo successo proprio all’estremismo islamico. Saranno nemici dei terroristi, quindi, ma appunto con interessi condivisi.
E l’alleanza “malgrado se stessa” tra la destra occidentale e quella islamica include anche qualcos’altro. Gli islamisti hanno annunciato un attacco ai valori e alle istituzioni occidentali. Senza capire che cosa stanno facendo, i nostri xenofobi li aiutano in questo compito. In molti paesi la destra attacca i valori di tolleranza, le istituzioni costituzionali, l’idea dello Stato sotto la legge. I danesi - normalmente tra i più multiculturali e generosi nel mondo - hanno deciso che non possono tollerare che un piccolo numero di donne islamiche portino lo hijab. Un crollo del valore della tolleranza. I protagonisti della Brexit hanno attaccato il ruolo della Corte Suprema, perché ha detto che il Parlamento avrebbe dovuto giocare un ruolo nelle decisioni sull’uscita dell’Unione. La Lega e il M5S hanno minacciato i poteri del Presidente della Repubblica. In Ungheria e in Polonia i governi intervengono sul potere giudiziario in nome della “democrazia illiberale”. Le reazioni del popolo europeo e di quello americano alla minaccia terroristica stanno portando al potere partiti e gruppi, che divengono “bombe suicide” contro le nostre proprie istituzioni. Stanno facendo, insomma, il lavoro dei terroristi.

Per la destra estrema questo attacco alle istituzioni è un’occasione perfetta. Per decenni le istituzioni costituzionali nei paesi occidentali sono state preparate per attacchi “da sinistra”, particolarmente dai comunisti. Oggi è molto diverso. Ci sono conservatori del centrodestra, come Angela Merkel, che sono protagonisti del costituzionalismo; ma in molti paesi - per esempio l’Italia - è il centrosinistra, a presentarsi come il difensore principale del costituzionalismo.

Questo non deve sorprenderci. I democratici proteggono le regole della legge e della costituzione. Quando i privilegiati hanno paura della minaccia potenziale delle masse e quando le masse hanno paura del potere dei privilegiati, c’è la possibilità di un compromesso sociale: quasi tutti preferiscono la regola della legge che una lotta aperta e incerta. Ma oggi sta cambiando il quadro. Una massa arrabbiata e di sinistra non c’è più, nella società postindustriale. C’è invece una massa di estrema destra arrabbiata contro profughi e altri stranieri. E la destra dei privilegiati può rimettere in discussione il fatto di aver bisogno delle istituzioni per mantenere la pace sociale.

Il loro modello si chiama Vladimir
Questo ripensamento si vede principalmente tra i neoconservatori, particolarmente i più estremi, che oggi sono molto influenti alla Casa Bianca. Credono di poter vincere ogni conflitto, sia commerciale sia militare; e pensano dunque di non aver bisogno di alleanze, di organizzazioni internazionali, di trattati, di regole, perché questi impongono obblighi e una conformità alle regole. Tutte cose che impediscono l’uso del potere degli Stati Uniti: «Le guerre commerciali sono buone perché si vincono», ha dichiarato Trump.

Il comunismo non c’è più; il socialismo democratico è debole; i sindacati sono in declino; e molti appartenenti a quel che sopravvive della classe operaia si sentono vicini alle politiche degli xenofobi. Un paio di vittorie in più e la destra non avrà bisogno delle istituzioni e delle regole che restringono l’uso del potere. L’uomo forte, fuori dai controlli istituzionali, può arrivare sulla scena. La Russia di Putin è già a questo punto. E non a caso quasi tutti i movimenti xenofobi sviluppano rapporti particolari con il regime russo. Da Trump all’ala più estrema pro Brexit, dal Fronte nazionale francese al duo Lega-M5S, dagli ex nazisti al governo in Austria alla destra dell’Europa orientale: tutti tifano per quella autarchia plutocratica. Naturalmente, “nel nome del popolo”. E anche questo è un altro aspetto paradossale dell’internazionale xenofoba.