Sicurezza
Nuovo codice della strada: automobili über alles
Stretta sui monopattini. Corsa a ostacoli per le biciclette. E controlli difficili per cellulari e velocità. La riforma voluta da Matteo Salvini vista dagli “utenti vulnerabili”
Matteo Salvini aveva messo le mani avanti: «Secondo me questo Codice della Strada è equilibrato perché protestano tutti: chi dice che è troppo morbido e non tutela e chi dice che è troppo duro con le sanzioni», ha annunciato il ministro dei Trasporti il 19 novembre scorso durante un incontro dell’Anas su “Sicurezza stradale: obiettivo zero vittime”. Ventiquattrore più tardi il Senato ha approvato in via definitiva la riforma, che l’“obiettivo zero vittime” conta di raggiungerlo aumentando le sanzioni ma riducendo i controlli: stretta sugli autovelox, ostacoli alle “zone 30”, possibile aumento del limite massimo di velocità. Una strategia bocciata dalle associazioni degli “utenti vulnerabili” che hanno cercato invano di far inserire almeno una delle modifiche da loro proposte in quello che hanno ribattezzato «Codice della Strage».
L’aumento dell’importo delle multe e delle penali per i ritardi ha mandato in fibrillazione gli automobilisti. Ma la paura di raggiungere i 4mila euro per l’eccesso di velocità è stata smentita seccamente, a Fabio Dragoni della “Verità” che glielo chiedeva a margine di una battuta di caccia, dal senatore leghista Alessandro Morelli, ex viceministro ai Trasporti. La riduzione dei controlli, con norme più restrittive per gli autovelox e il divieto del rilevamento al di sotto dei 50 km orari, è la novità più pericolosa a detta di un gruppo che difficilmente può avere un colore politico: quello dei familiari delle vittime della strada.
«Mi sembra di rivedere il Superciuck di Alan Ford, il ladro che rubava ai poveri per dare ai ricchi», commenta con amara ironia Stefano Guarnieri, presidente dell’associazione che ricorda il figlio Lorenzo, ucciso a 17 anni nel 2010. «Questa riforma toglie a pedoni e ciclisti e dà agli automobilisti. Diventa sempre più difficile rilevare l’eccesso di velocità, e anche chi parla al cellulare mentre guida è al sicuro a meno che non venga colto sul fatto da un agente: la rilevazione attraverso telecamere non è ammessa. Il risultato è gattopardesco: aumento le pene ma impedisco i controlli, così tutto resterà uguale».
Le sanzioni per chi guida sotto effetto di alcol e droga diventano particolarmente dure: tolleranza zero per i neopatentati, multe fino a 6mila euro, ritiro immediato della patente e arresto. Gli esperti però obiettano che ubriachi e drogati causano solo il 5 per cento degli incidenti gravi. E Guarnieri aggiunge: «Queste norme mi stanno particolarmente a cuore, visto che mio figlio è stato ucciso da una persona che guidava in queste condizioni. Ma le nuove regole sono al momento inapplicabili perché mancano tutti i decreti attuativi, che sono molti. Non sono definite le sostanze stupefacenti, non c’è un limite di soglia, non sono stabiliti i test».
Anche l’alcolock che diventerebbe obbligatorio per impedire a chi è stato già multato di mettersi alla guida se ha bevuto, è ancora in fase sperimentale. Richiederanno tempo anche molti altri obblighi decisi dalla riforma. Targa, frecce e casco obbligatorio per i monopattini entreranno in vigore dopo solo dopo l’emanazione dei decreti attuativi, prevista entro sei mesi dall’approvazione della legge, ma già chi produce e chi affitta i veicoli “a due ruotine” che hanno riempito le città dai tempi del covid teme disastri: «È impensabile fornire un casco per ogni monopattino, in quanto i ganci sono poco sicuri e non è possibile installare bauletti per via dei rischi legati alla stabilità», ha dichiarato a Repubblica Giorgio Cappiello di Bird.
Per un settore che piange, comunque, ce ne sono due che fanno festa: quello dei produttori di motociclette di cilindrata 125, che sperano in un rilancio grazie al permesso di circolare in autostrada. E tutte le case automobilistiche che erano penalizzate dal divieto di guida per i neopatentati: la potenza consentita cresce del 35 per cento, consentendo ai più giovani di guidare una gamma di vetture più ampia.
Mettendo insieme tutte le critiche si ha l’impressione che quello approvato in questi giorni sia un “Codice dell’Auto Strada”, nel senso che chi non guida un mezzo a quattro ruote è ospite in “casa d’altri”: anche in città. È evidente quando si guarda alle norme che riguardano le biciclette: «Fare piste ciclabili diventa più difficile, e anche per la realizzazione delle zone a 30km orari aumenta il carico di burocrazia», spiega Luca Polverini, consigliere nazionale di Fiab. «D’ora in poi ogni decisione in questo senso dovrà essere esaminata dal Ministero: è facile immaginare l’intasamento, visto che i Comuni italiani sono 8mila».
Non è stato inserito l’obbligo del sensore per risolvere il problema dell’“angolo cieco” che rende camion e bus particolarmente pericolosi per pedoni, bici e scooter. Non c’è più l’obbligo di precedenza per chi usa la ciclabile ma solo un generico invito a «prestare particolare attenzione ai pedoni e ai ciclisti». «E anche la norma sulla distanza di sicurezza di un metro e mezzo è una beffa», aggiunge Polverini, «visto che va rispettata solo “se le condizioni della strada lo consentono”». Se la strada è stretta, quindi, l’automobilista che non aspetta il momento opportuno per superare ma “fa il pelo” al ciclista ha la legge dalla sua parte.
E non è finita qui: «La legge delega dà al governo 12 mesi per riscrivere l’intero Codice della strada, e ci aspettiamo il peggio», aggiunge Polverini, «anche se la raccolta di firme che abbiamo lanciato ha già superato le 30mila firme». Guarnieri, che non perdona alla sinistra «di non aver messo mano a questa riforma quando poteva farlo, lasciandola alla destra», conclude: «Le norme potevano anche rimanere com’erano, se fossero stati aumentati i controlli. Oggi in Italia, con 40 milioni di patentati, se ne fanno solo un milione l’anno». Ora, insieme alle altre associazioni, Guarnieri continuerà a lavorare su informazione, sensibilizzazione e prevenzione. Perché gli automobilisti imparino a rispettare la vita andando anche oltre quello che richiede il rispetto della legge.