Ha avuto un successo oltre ogni previsione la mobilitazione spontanea in Rete contro le menzogne del primo telegiornale Rai sul caso Mills. Ora l'appello per una rettifica verrà stampato e portato fisicamente a Minzolini, ai vertici del servizio pubblico e all'ordine dei giornalisti

In pochi giorni,  oltre 100 mila firme. Raccolte tutte da sabato 27 febbraio, ore 19: quando con Paola Avon ho fondato un gruppo su Facebook chiamato "La dignità dei giornalisti e il rispetto dei cittadini" (http://www.facebook.com/group.php?v=info&ref=nf&gid=380461210040).

Niente di rivoluzionario, né di troppo ambizioso: solo una richiesta di rettifica - un'educata ma decisa richiesta di rettifica - per quello che era successo il giorno prima. Quando, alle 13,30, il Tg1 aveva aperto dicendo che "Mills era stato assolto". Due volte: prima nei titoli, e poi nella notizia data dal conduttore.

Semplicemente, non era vero. Mills non è stato assolto. Al contrario, la Cassazione aveva confermato che Mills era stato corrotto, tanto che l'avvocato inglese dovrà risarcire civilmente lo Stato. Solo il reato penale è stato prescritto, e solo perché sono passati oltre dieci anni da quando è avvenuto.

Una notizia falsa, dunque. Una notizia falsa fornita in diretta, dal servizio pubblico, a milioni di italiani.

Così è nata la raccolta di firme in Rete. Una sorta di pacifica "class action", concretizzata in una lettera indirizzata al presidente dell'Ordine del giornalisti Lorenzo Del Boca, al presidente della Rai Paolo Garimberti e allo stesso direttore del Tg1, Augusto Minzolini.

Ora quella lettera, quella pacifica "class action", quella semplice richiesta di ripristino della verità è arrivata a raccogliere centomila firme.

In tre giorni si è creato un movimento imponente (e quasi tutta la stampa nazionale l'ha ignorato: la stessa stampa pronta a titolare sui "pericolo della Rete", sui lati oscuri del web. Ma perché fa più notizia il gruppo violento di 30 idioti rispetto a 100 mila persone che si fanno comunità, gruppo attraverso la Rete per sostenere un principio fondamentale della democrazia?

Mi dicono che è una "case history", che non si era mai visto su Facebook - almeno in Italia - un gruppo avere così tanti iscritti in poche ore: il ritmo è di un iscritto al secondo.

Centomila firme: e io già piangevo di commozione domenica mattina quando eravamo tremila e mi sembrava una cosa enorme!

E adesso? E adesso che cosa possiamo fare per dare un valore e una voce a quelle centomila persone che hanno deciso di firmare la nostra lettera?

Prima di tutto, le stampiamo. Le stampiamo su carta, perché sono firme vere, reali: non virtuali.

Poi la lettera - con le sue centomila firme - sarà consegnata a mano ai destinatari: Del Boca, Garimberti e soprattutto Minzolini.
Ci riceveranno? Non lo sappiamo. Noi siamo persone educate e oggi telefoneremo alle segreterie di tutt'e tre per chiedere formale appuntamento.

Ma se non ci riceveranno, gliele consegneremo lo stesso: pacificamente, educatamente, ma con altrettanta determinazione.

Se necessario, sotto il loro ufficio o sotto casa loro.

Centomila persone hanno diritto a non rimanere solo su una pagina web.

Le loro firme arriveranno nelle mani dei destinatari.

Stay tuned: #amoilgiornalismo.com

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