Sì, l'Italia ha tutto ciò che serve per il turismo: arte, storia, colline, mare, cucina e vino, donne e uomini, tutto bello. Ma c'è qualcosa che manca, qualcosa che impedisce al paese di raggiungere il massimo del suo potenziale turistico. A mio giudizio riguarda il settore dei servizi, e l'attitudine di chi fornisce servizi. Qualche volta sembra che l'Italia voglia deliberatamente rendere le cose difficili al turista. Mia moglie e io abbiamo passato un periodo di vacanza a Firenze di recente, la mia prima visita da turista dal 1975 quando venni come studente. Volevamo visitare gli Uffizi. Ho chiesto al concierge dell'albergo se poteva prenotare dei biglietti per noi. «No, è tutto esaurito», ha risposto. Un americano che aveva seguito il colloquio mi ha suggerito di provare direttamente all'ingresso della galleria.

L'abbiamo fatto. Abbiamo trovato una porta degli Uffizi con una scritta elettronica che diceva che quello era il posto dove prenotare i biglietti in anticipo. Siamo stati in coda per mezz'ora. Quando ho chiesto di poter prenotare i biglietti mi è stato risposto che era lo sportello sbagliato. Fortunatamente c'era solo una piccola coda all'altro ingresso, quello giusto, così ho insistito. Ho chiesto alla persona incaricata perché il segnale elettronico mi indicava la porta sbagliata. «Oh, quello è l'ingresso giusto fino alle 17», mi ha risposto, «ma dopo bisogna venire qui». L'indicazione però non lo diceva.

Il giorno dopo siamo usciti per prendere un po' d'aria fresca, bere un drink o mangiare un gelato ai giardini di Boboli. Di nuovo una lunga coda per fare i biglietti. Ma il peggio doveva ancora arrivare. Abbiamo girato intorno ai giardini seguendo le indicazioni per un caffè. Non esisteva più: la sensazione, arrivati sul posto, era che doveva aver chiuso all'incirca 200 anni fa. L'unico caffè nei giardini di Boboli era quello nel cortile d'ingresso del museo. Forse Firenze è una città eccezionale: è così piena di turisti che può permettersi di irritarli come vuole. Ma non è la sola. La mia impressione è che le strutture per i turisti in Italia siano particolarmente inospitali quando sono gestite dallo Stato o anche dagli enti locali: aprono o chiudono in orari strani, è difficile acquistare i biglietti, il personale è maleducato (anche quello privato può esserlo, come prova il concierge del nostro albergo). In alcuni posti le infrastrutture pubbliche non aiutano: l'aeroporto di Napoli e l'area attorno sono particolarmente scoraggianti. Un vero peccato, visto che alcune delle località più belle e interessanti d'Italia sono proprio nei dintorni.

Che cosa si può fare? Alcune strutture gestite dallo Stato potrebbero essere revocate e affidate esternamente a privati messi in competizione per il diritto di gestirle. Progetti di infrastrutture che, come mi risulta, sono stati tagliati dal ministero delle Finanze, potrebbero utilmente essere focalizzati per rendere aree del Mezzogiorno più accessibili e attraenti al turismo. C'è un tale potenziale da sfruttare. E comunque sì, è vero: per quanto scoraggiante possa essere, l'Italia è tuttora, per i turisti, un posto migliore della Gran Bretagna.

*Giornalista inglese, ex direttore di "The Economist"

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Pedro Sánchez Persona dell'Anno - Cosa c'è nel nuovo numero de L'Espresso

Il settimanale, da venerdì 12 dicembre, è disponibile in edicola e in app