Unicredit cerca di vendere il club giallorosso per 170 milioni di euro, ma i possibili acquirenti sono attratti anche dai 'Reds' inglesi. Che hanno più debiti, ma uno stadio di proprietà e un marchio più forte

Le coronarie dei tifosi della Roma sono a rischio. Dopo sei anni di continue dichiarazioni d'amore da parte dei magnati di turno, la vendita del club della famiglia Sensi, oggi nelle mani di Unicredit, è arrivata a un punto di non ritorno. Indietro non si può andare. Ci sono 23 "manifestazioni d'interesse" ma solo 12, secondo quanto riporta il "Financial Times", possono portare al nuovo proprietario del club della Capitale (per una vendita attorno ai 170 milioni di euro).

Di nomi, come è normale che avvenga in queste occasioni, non se ne fanno. La metà dei pretendenti sono italiani, il resto stranieri. In passato si è parlato dell'offerta che avrebbe fatto Najib Sawiris (proprietario di Wind e sponsor di maglia da alcuni anni della società di calcio romana), e di quella (sempre presunta) di Aabar, fondo sovrano degli Emirati sponsor del Manchester City, azionista di Unicredit, e interessato ad entrare nel dorato mondo del football europeo.

A frenare, però, le velleità di Unicredit (coadiuvato in questa operazione di vendita dall'advisor Rothschild) sono una serie di fattori, non tutti controllabili. Primo fra tutti la concorrenza internazionale presente anche nel calcio del Terzo millennio. Non c'è solo la Roma infatti tra i club alla ricerca di un nuovo proprietario. Proprio in queste ore, infatti, la dirigenza del Liverpool è sul piede di guerra, perché la cessione è un passo obbligato. O si vende o tecnicamente è fallimento. Logico quindi che i tycoon di tutto il mondo siano interessati a valutare prima i "Reds". Presentano debiti per 522 milioni di euro, ma hanno lo stadio di proprietà, un parco giocatori di tutto rispetto, un vivaio tra i migliori in Europa, il merchandising che cresce di anno in anno e un posizionamento di marchio all'estero inferiore solo ai "cugini" del Manchester United.

E la Roma? Oggi non ha debiti di breve periodo e viene valutata anche per questo motivo da Rothschild attorno ai 170 milioni di euro, contro una capitalizzazione in Borsa, però, di 140 milioni ed un valore al 30 giugno (chiusura del bilancio della società) di 120 milioni. Mancano però certezze sul tema stadio. Se ne è parlato un anno fa durante una conferenza stampa a Trigoria con tanto di effetti speciali.

Adesso non se ne parla più e gli unici in Italia ad essere pronti sono la Juventus (il Delle Alpi verrà inaugurato il prossimo luglio 2011) e, a sorpresa, la Lucchese (Lega Pro), che ha appena ottenuto il via libera dal comune. Non c'è dubbio che l'ipotesi di un acquirente estero per la Roma sembra più plausibile alla luce della valutazione di Rothschild e degli investimenti inevitabili che la nuova proprietà dovrà prevedere a medio termine. Non è facile prevedere chi alla fine la spunterà, certo si allontana sempre di più l'ipotesi di una cordata solo italiana, mentre non è da escludere che un acquirente estero possa poi trovare una sponda tricolore nella gestione del club.

Di sicuro per rilanciare la "Magica" serviranno non meno di 300 milioni di euro, considerando l'acquisto di assi della pedata che i tifosi giallorossi attendono da troppo tempo. L'alternativa a questo scenario è una "Rometta" che non riesca più a tenere il passo delle corazzate e che esca dal giro delle grandi in Europa. Ma questa ipotesi i supporter della Roma la vogliono scongiurare a tutti i costi ed è per questa ragione che già il prossimo 21 ottobre inizieranno una serie di manifestazioni di "sensibilizzazione" di Unicredit, chiamata a velocizzare i tempi della cessione e all'individuazione del proprietario straniero.

L'ipotesi di una Roma in mano a un imprenditore romano e romanista è considerata obsoleta e comunque troppo legata a logiche, non sempre vincenti, del passato. Anche il sindaco Gianni Alemanno, che preferirebbe un'ipotesi italiana, è avvisato.

(www.sporteconomy.com)

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