Decimate dai dvd e soprattutto dai siti hard, in tutta Italia ne resistono una cinquantina. Dove si va, più che a vedere un film a luci rosse, a cercare compagnia. Dentro sale dove sembra di stare ancora negli anni Settanta (FpSMedia)

Cinema porno: sì, ci sono ancora

Penombra e aria viziata, le tende pesanti di velluto ormai sfatto dal tempo e poche anime a occupare in ordine sparso le poltroncine logore della platea. Il viavai comincia nel primo pomeriggio, anche se qualche visitatore che sceglie le ore del mattino ancora c'è. Sempre meno, per la verità, anche perché di sale a luci rosse aperte tutto il giorno non se ne vedono quasi più.

In un'epoca in cui anche i dvd sembrano cosa superata (in poche ore il video di Belen Rodriguez sì e no maggiorenne che fa l'amore con l'allora fidanzato è stato scaricato da milioni di persone, battendo ogni record di download per un video hard) bastano pochi click dal divano di casa e il piatto è servito. Gli appassionati del porno possono gustarsi in solitudine anche tutte le oltre 200 pellicole della filmografia di Rocco Siffredi, scongiurando il pericolo di farsi beccare in flagrante alla biglietteria di un vecchio cinema per soli adulti. Ciò nonostante i nostalgici non mancano, quelli che negli anni Settanta avrebbero fatto carte false pur di non perdersi una commedia erotica all'italiana con la Fenech in tutto il suo splendore, e che nel cuore degli anni Ottanta sono passati all'hard vero e proprio, seguendo fedelmente sul grande schermo ogni performance di Cicciolina e compagne.

In quegli anni per il porno era tutto un fiorire: i registi regalavano un titolo dietro l'altro e i cinematografi vietati ai minorenni arrivarono a essere 250 in Italia. Oggi ne restano poco più di una cinquantina, con il destino segnato da quella che pare un'inevitabile prossima estinzione. Gli ultimi esemplari, distribuiti a macchia di leopardo nelle città del Belpaese, continuano però a essere frequentati. Chi sono questi strenui voyeur che non hanno alcuna intenzione di abbandonare lo schermo gigante per passare ai miseri 17 pollici di un qualsivoglia computer? Si direbbe che la clientela nel tempo non sia cambiata: soprattutto uomini, di tutte le età. «L'affluenza diminuisce nelle ore serali, e di tanto in tanto si vede qualche coppia – dice un impiegato dell'Ambra, nel quartiere milanese di via Padova – È dalle due alle sei del pomeriggio che arriva più gente; donne sole non ne accettiamo, ma i maschi… ce ne sono di tutte le etnie e gli strati sociali, tanto lì dentro tutti sopportano tutti!».

Le sale a luci rosse resistono soprattutto al Nord: a Torino, Genova e Milano c'è anche il lusso di scegliere cosa vedere dando un'occhiata alla programmazione dei pochi cinema ancora attivi, mentre a Biella, Como, Udine o Venezia i cultori del cinema hard devono accontentarsi di quello che passa il convento. Gli anni d'oro sono lontanissimi anche per gli appassionati meneghini: proprio a Milano nel '77 era sorto il Majestic, prima sala di genere, e poi erano spuntate come funghi tutte le altre, fino ad arrivare a 23 nel 1985. Poco più di dieci anni fa erano già 14, oggi ne sopravvivono soltanto quattro. «Il Pussicat non è nostro – racconta la cassiera del cinema Garden – ma con gli altri due (Ambra e Sempione) abbiamo lo stesso proprietario. I clienti non ci mancano, stacchiamo fino a 300 biglietti al giorno, ma se arriva un trans lo cacciamo via. Quelli portano la prostituzione e ci fanno chiudere il locale». Che però è pubblico, quindi chi insiste ha il diritto di entrare. I transessuali lo sanno bene e chiamano la polizia. E il copione si ripete identico in qualsiasi città, basta che all'ingresso si presenti un trans e il gestore del cinema puntualmente si infuria con la rabbia degna di un leghista.

Nella capitale le sale superstiti sono Moulin Rouge, Ulisse e Ambasciatori, frequentate dallo sfaccettato genere maschile: stranieri e italiani, ventenni e padri di famiglia. «Coppie non ne ho mai viste – spiega il cassiere dell'Ambasciatori – Gli omosessuali? Non lo so, mica io posso leggere nel pensiero, a me interessa solo il documento per sapere se sono maggiorenni». A Pescara c'è Altrocinema: «Prima passavamo i film "normali" – ricorda il proprietario – ma non si guadagnava più, la gente andava tutta nei multisala, così una decina di anni fa siamo passati al porno. La crisi si sente, i film si possono prendere da internet, quando va bene facciamo una quarantina di ingressi al giorno». Difficile la battaglia con il web, dove si trova di tutto, dalle più recenti fatiche del "re" degli attori hard Rocco Siffredi alle pellicole d'esordio di Moana Pozzi, quando la pornodiva usava ancora gli pseudonimi per non farsi riconoscere. Il sito web di video sharing PornHub con 25 milioni di utenti unici ha già sbaragliato la piattaforma del "porno facile" per eccellenza, il più anziano YouPorn. Da una parte la platea virtuale pressoché infinita di solitari spettatori digitali (che spesso diventano anche produttori di filmini fatti in casa e distribuiti on line) e dall'altra una manciata di matrici di carta, per altrettanti posti a sedere dentro sale umide e buie, dove i più attempati rinnovano lontani ricordi di giovinezza. Ma questi vecchi cinema ritrovano oggi l'antica funzione che li ha visti svilupparsi anche come luoghi d'incontro per gli amanti delle pellicole erotiche, una passione che per forza di cose non si sviluppa alla luce del sole: si conoscono nei forum on line, discutono e spesso si danno appuntamento al di fuori della Rete, proprio nelle vecchie sale a luci rosse. Al Jolly di Livorno questa tesi trova conferma: «La differenza non la avvertiamo tanto rispetto a quando non c'era internet, perché il motivo è un altro, qua la gente cerca compagnia».

Era il 1901 quando a Napoli aprì la sala Iride, il primo popolare cinematografo partenopeo che proiettava le pellicole mute accompagnate dalla musica dal vivo. «Col tempo tutto è cambiato, i film e la clientela. Dagli anni Novanta siamo passati al genere hard, ormai era quello il tipo di richiesta; la popolazione del quartiere non è più quella di una volta, molti dei nostri clienti sono extracomunitari». E i guadagni? «Per noi la norma erano i 600-700 biglietti al giorno, ora non arriviamo a 150 in media». A Palermo rimane solo l'Orfeo. «Qui ci vengono soprattutto anziani, qualche coppia, ogni tanto donne da sole, ma solo turiste. D'estate lavoriamo meno, d'inverno si fanno più soldi». Di città in città la prassi non cambia: i film vengono trasmessi a ciclo continuo e di solito in programmazione ce ne sono due. «Non li sostituiamo mai nello stesso giorno, così la gente può venire a vedere sempre qualcosa di nuovo», dice il gestore dell'Iride, napoletano doc, che precisa con orgoglio: «Noi siamo un cinema storico, mio nonno e mio padre hanno avuto entrambi la medaglia d'oro allo spettacolo». Fasti e poesia, di cui non resta che il ricordo.

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