Norman Zarcone, dottorando in Filosofia del linguaggio, si è ribellato nel modo più tragico: gettandosi dal settimo piano dell'università di Palermo. "Una morte di Stato", l'ha definita il padre. La frustrazione di un ventisettenne che a settembre, dopo anni di sacrifici, ha sbattuto contro l'impossibilità di lavorare in ateneo. "Il gesto di Norman", denunciano gli studenti, è contro "i responsabili della parentopoli che blocca l'accesso alla carriera universitaria". Parole che, partendo dal dramma Zarcone, mirano al potere delle famiglie accademiche. "Ogni facoltà ha il suo elenco", mostrano i ragazzi. "A Lettere abbiamo il professore straordinario Attilio Carapezza, suo fratello Marco ricercatore, il cugino Paolo Emilio docente ordinario e suo figlio Francesco anche lui ricercatore". A Medicina si trovano il ricercatore Emanuele Cannizzaro e la sorella docente Carla, figli dell'ex ordinario di Scienze farmacologiche Gaspare. Ad Agraria sono marito e moglie i professori Claudio Leto e Teresa Tuttolomondo. Mentre ad Architettura "il preside si chiama Angelo Milone ed è fratello di Marco: professore di Diritto urbanistico, assessore comunale e anche padre dei ricercatori (sempre ad Architettura) Daniele e Manuela".
Una lista che potrebbe continuare a lungo: dentro e fuori dall'università palermitana. Salendo dallo sprofondo Sud alle brume padane. Passando dall'istruzione alla politica, dalla sanità alle televisioni, dallo sport alle ribalte artistiche. "La consuetudine di raccomandare parenti è endogena alla tradizione italiana", dice l'antropologo Marino Niola, docente all'università napoletana Suor Orsola Benincasa, "ma è precipitata in peggio con la crisi economica". Punto di partenza, gli ultimi dati Istat: "Un giovane su cinque, in Italia, non studia e non lavora". Di più: nella progressiva fame di impieghi, "l'Italia è prima in Europa per ragazzi che non soltanto lasciano gli studi, ma restano senza un'occupazione tra i 15 e i 30 anni". Da qui la svolta: "Se prima le raccomandazioni familiari puntavano alle grandi carriere, a posizioni di spicco per figli e nipoti", sostiene Niola, "oggi si tenta di sopravvivere.
La piccola borghesia, e quel che resta del proletariato, si appigliano a qualsiasi aggancio per sistemare i propri cari: anche in posizioni da mille, millecinquecento euro al mese". E intanto gli esclusi, che sono tanti, tantissimi, "macinano il risentimento, la consapevolezza di galleggiare ai margini della società".
Aziende pubbliche, affetti privati. La sintesi più eclatante delle famigliopoli nazionali, è deflagrata a Roma prima di Natale, quando il sindaco Gianni Alemanno ha vacillato per le centinaia di assunzioni sospette nelle municipalizzate Atac (trasporti autoferrotranviari) e Ama (rifiuti). "Una vicenda tra l'imbarazzante e l'indecente", attacca l'opposizione. Protagonista, tra gli altri, Giancarlo Napoleoni, segretario regionale Uil che in Atac ha il figlio Roberto e la figlia Silvia. "Genero del deputato pdl Francesco Aracri, invece, è il capo ufficio Nicola Valeriani, mentre la dirigente Claudia Cavazzuti è consorte del senatore berlusconiano Stefano De Lillo, oltre che cognata dell'ex assessore comunale Fabio". Tutto ciò mentre dagli elenchi Ama spuntano Ilaria Marinelli, figlia del caposcorta di Alemanno, e i due figli del delegato sindacale Cisl Enzo Masia. "Ci vergognamo quasi della tessera", ha scritto il 10 gennaio un gruppo di fedelissimi Uil al segretario nazionale Luigi Angeletti. E sui muri della capitale, in piena bagarre, è comparsa una scritta: "Voi i parenti sistemati, noi intanto disoccupati".
"Tutti sanno come funziona questo sistema", si è difeso a caldo Gioacchino Camponeschi, leader Faisa-Cisal con moglie e figlia in Atac: "Ci sono parenti dappertutto...". Ed è un principio mutuato ovunque, in Italia, quando si tratta di res publica: "Tutti sanno come girano le cose, in effetti, ma pochi alzano la voce", commenta Ivo Costamagna, ex sindaco di Civitanova Marche. Per questo, sorride, "ha stupito che io, socialista non pentito, abbia censurato in pubblico la scarsa trasparenza del centrodestra, da 15 anni al potere nella nostra città". E ancora più raro, va detto, è che alle frasi generiche Costamagna affianchi nomi e cognomi: "Da Emanuele Marzetti, assunto in Atac e figlio dell'assessore comunale Sergio, a Paola Vita, dipendente Atac nonché consorte di Antonio Carusone, presidente dell'Atac servizi". Senza dimenticare Alina Milarska, "assunta in Ica (Imposte comunali e affini) e compagna del presidente del consiglio comunale Pierpaolo Borroni", o Paride Castricini: "In ufficio presidente dei revisori dei conti comunali, a casa marito di Cristina Bolzicco, capogruppo della Lista civica di centrodestra, sempre al comune di Civitanova".
Legami di provincia. Minuzie, si potrebbe obiettare: sovrapposizioni fisiologiche nei piccoli centri. A Messina, per dire, la Corte dei conti indaga sull'azienda regionale Sicilia e-servizi, incaricata dell'informatizzazione degli uffici, dove tra le prossime assunzioni compaiono sia Giuseppe D'Orsi, figlio di Eugenio presidente della provincia agrigentina (Mpa), sia Giuseppe Storniolo, figlio di Silvana Genova che in Regione cura il cerimoniale della presidenza. E se Roberto Corona, coordinatore Pdl nella provincia di Messina, considera normale, anzi doveroso, far lavorare tre figlie per la Camera di commercio ("Non sono state privilegiate", spiega: "Mi è stato chiesto di segnalare persone vicine, che non avrebbero fatto problemi, se per esempio i pagamenti fossero arrivati in ritardo, e io tra gli altri ho segnalato le mie figlie..."), anche Venezia sta metabolizzando l'intreccio che riguarda Actv (Azienda del consorzio trasporti veneziano), Vela (biglietterie dei vaporetti) e Asm (Azienda servizi mobilità). Negli uffici di Actv, infatti, c'è la moglie del segretario trasporti Cgil Mauro Vitturi, all'Asm lavora la consorte di Marino De Terlizzi, segreteria trasporti Cisl, e in Vela si trova il figlio di Marino Fontanella, direttore della navigazione Actv. Assunzioni cristalline, senza chiamata diretta, dice il presidente di Actv Marcello Panettoni, cestinando le accuse come "cattiverie senza fondamento". Ma Giampiero Antonini, coordinatore veneziano dell'Usb (Unione sindacale di base), avverte: "La regola generale, ormai, è che io do qualcosa a te, e tu ricambi il favore". Conclusione: "Chi non ha niente da offrire, resta tagliato fuori".
Certo, precisa Luciano Gallino, ordinario di Sociologia all'università di Torino, "la presenza di parenti non è sempre sinonimo di parentopoli". E Pier Luigi Celli, direttore generale dell'università romana Luiss, annuisce. Ricordando, però, che "la politica, in teoria, dovrebbe garantire sia il rispetto delle regole, sia quello del buongusto". Il che non sempre accade: anzi. Basti citare il capitolo Aci, l'Automobile club d'Italia, dove il ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla ha nominato la scorsa estate il commissario straordinario (poi consigliere dimissionario) Massimiliano Ermolli, erede del Bruno sodale storico di Silvio Berlusconi, mentre in consiglio direttivo venivano eletti Eros Maggioni, compagno della stessa Brambilla, e Geronimo La Russa, figlio del ministro della Difesa Ignazio.
Onorevoli combinazioni. "Casi spiacevoli", ha riconosciuto lo stesso premier con i giornalisti, i quali lo pressavano sull'affaire Aci, ma anche sulle fragilità del ministro Sandro Bondi ai Beni culturali (Fabrizio Indaco, figlio della sua compagna Manuela Repetti, lavora appunto per la direzione cinema dei Beni culturali, mentre l'ex marito della signora ha ricevuto una consulenza da 25 mila euro). Ma al di là della spiacevolezza, evidente, e del presunto valzer di privilegi, tutto da dimostrare, "il problema italiano è che abbiamo perso il senso dei limiti", afferma l'antropologo Niola. E la questione sfiora, in quanto politico di prima fila, anche la pidiellina Valentina Aprea, ex sottosegretario all'Istruzione oggi presidente della commissione Cultura alla Camera.
Il 25 novembre 2010, infatti, l'onorevole Aprea ha dichiarato: "Siamo contenti che l'Italia dei Valori si associ alla volontà del governo e della maggioranza di eliminare il bubbone di parentopoli all'università". Dopodiché, però, a chi le chiede del marito Carlo Spennati, docente a contratto di Gestione logistica della produzione presso l'ateneo telematico Cepu (da poco equiparato, come le altre università on line, ai tradizionali istituti privati), risponde piccata: "Ho sempre lottato e sempre lotterò contro le parentopoli nell'istruzione. Quelle vere, però: e non è il caso di mio marito, eccellente professionista al di sopra di ogni sospetto...". Che è comprensibile, come replica, e certo in buona fede, ma stride con l'incandescenza nazionale: "Basta parentopoli, non siamo cittadini di serie B!", protesta un gruppo su Facebook. E non meno furiosi, sul social network, sono i promotori del "Coordinamento figli di nessuno", ai quali si rivolge un funzionario della Regione Lombardia: "Siamo al capolinea", dice: "Da quando anche Umberto Bossi ha infilato il figlio Renzo in Consiglio, 10 mila euro di stipendio mensile, tutto qui dentro passa in secondo piano. Anche che Giulio Boscagli, assessore regionale alla Famiglia, sia cognato del governatore Roberto Formigoni...".
D'altronde, testimoniano le cronache, ogni angolo d'Italia abbonda di sinergie familiari. In Toscana, per esempio, si è sviluppata nel tempo una dynasty Pd che parte dal presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci, prosegue con il fratello Alfredo nel consiglio d'amministrazione di Monte dei Paschi, si allarga alla moglie Anna Gioia nel consiglio comunale di Siena, e si chiude con il figlio della signora Alessandro Pinciani, vicepresidente della medesima provincia. "Un bel filotto di potere", ammette sottovoce il centrosinistra locale. Ma attenzione, aggiunge: "Nulla di paragonabile alla Regione Piemonte, dove Carroccio e Pdl hanno piazzato parenti su parenti". E gli esempi, in effetti, non mancano: da Michela Carossa, "figlia del capogruppo leghista Mario, inclusa nella segreteria del governatore Roberto Cota, a Paola Ambrogio moglie dell'assessore all'Ambiente Roberto Ravello, entrata nella segreteria del collega assessore William Casoni". Fino a Giovanna Armosino, "sorella della Maria Teresa che è stata sottosegretario al ministero dell'Economia, e ora è presidente della Provincia astigiana oltre che deputata Pdl".
Aggiungi un posto in video. Ecco, quello che i sociologi chiamano "il tappo". Ecco il diaframma che separa le ambizioni giovanili dal loro appagamento. Un muro che non opprime soltanto la politica, e non per forza è fonte di scandalo. "Ovunque, e il pianeta scuola insegna, spuntano figli di qualcuno", dice il sindacalista Flc-Cgil Mimmo Pantaleo: "Anche dove non te lo aspetti". A Skysport, per dire, c'è Matteo Petrucci, figlio del Gianni presidente Coni. I colleghi di Raisport, invece, lavorano con Riccardo Pescante, "che ha seguito le Olimpiadi di Pechino ed è figlio di Mario, oggi vicepresidente del Comitato olimpico internazionale". E via di questo passo, spazio dopo spazio, parente dopo parente; premiando a volte eccellenti profili, personali e professionali, ma pur sempre nel recinto dei soliti noti. "Per questo", spiega Nino Rizzo Nervo, consigliere d'amministrazione in Rai, "la tv di Stato ha proibito negli anni Novanta l'assuzione dei parenti stretti di dipendenti". Ma il parterre, già allora, era pieno. "Conigliera Rai", intitolava nel 2006 Beppe Grillo l'elenco delle famiglie in viale Mazzini. E ora torna sull'argomento Carlo Puca, autore del saggio "Tengo famiglia" (Aliberti) che nei telegiornali pubblici cita da Manuela De Luca, Tg1, figlia dell'ex direttore generale Willy, a Tommaso Ricci, Tg2, cognato di Angela e Rocco Buttiglione, dalla Fiammetta Rossi figlia dell'ex dirigente Nerino, al direttore del Tg3 Bianca Berlinguer: "Sulla quale il compianto Sandro Curzi mi ha riferito un aneddoto", dice Rizzo Nervo: "Enrico Berlinguer, all'epoca, temeva che la figlia potesse lavorare in Rai". Non voleva, il simbolo della questione morale, "che venisse interpretato come un favore a lui, danneggiando anche la giovane Bianca".
Dalle canzonette agli ospedali. Altri tempi, stesse questioni. Oggi fa fuoco e fiamme il direttore del Tg5 Clemente J. Mimun, lui sì senza parenti sponsor, quando gli ricordano i cognomi da Prima repubblica che ha in redazione, da Valentina Loiero (figlia di Agazio, ex ministro e governatore calabrese) a Guido Del Turco (figlio di Ottaviano, ex ministro ed ex governatore in Abruzzo, rinviato a giudizio per lo scandalo sanità) da Lucrezia Agnes (figlia di Biagio ex direttore generale Rai) a Veronica Gervaso (figlia del giornalista e scrittore Roberto, ex elenco P2). "Così si mortificano validi professionisti", dice Mimun: "I cognomi non devono favorire, ma neppure condannare". E in un certo senso ha ragione, visto il contesto italiano.
Perché persino in campo musicale, dove il talento è cruciale, le famiglie dettano la loro legge. Si pensi alla coppia pop Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo, già in hit parade prima di incontrarsi, oppure a Irene Fornaciari, talentuosa erede di Zucchero, o ancora a Chiara Canzian figlia di Red dei Pooh: "Artisti che sarebbero comunque emersi", sostengono i discografici, "anche se certo: un parente nel settore non guasta mai...".
Terremoti con poltrone. "La verità", dice il professor Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), "è che per qualsiasi lavoro, anche il più umile, è necessaria una famiglia alle spalle che garantisca istruzione e contatti all'altezza". Chi ha umili origini, insomma, secondo Boschi "paga lo scotto di scuole sempre più scadenti". Dopodiché tutti si arrangiano con telefonate, pressioni o anche semplici suggerimenti a chi può offrire impieghi. "Lo abbiamo visto nella presunta famigliopoli alla Protezione civile", ricordano in Cgil, "dove tra i tanti cognomi è uscito quello di Carola Angioni, figlia del celebre generale Franco". Ma anche dentro l'Ingv, malgrado i concorsi pubblici e le apprezzabili intenzioni, spunta l'ombra delle parentele illustri: "È vero", conferma infatti il professor Boschi, "che nell'organigramma abbiamo Maria Chiara Piazza", figlia di Dante che è presidente del Collegio di revisione conti. "E sempre in Invg", ammette Boschi, "lavora Fabio Criscuoli", nipote di Luciano che è presidente dell'Agenzia spaziale italiana, ma anche un "membro effettivo del Consiglio di revisione dei conti Ingv", come indicato sul sito dell'istituto.
Coincidenze delicate, a dir poco. Episodi che Boschi sdrammatizza così: "A Roma, si sa, sono un po' tutti parenti...".