Solo per la 'cancelleria' la Camera spende un milione di euro l'anno. E per arredi, bollette, tendaggi, divise, saponi e pulsantiere il budget supera il miliardo

L'accorpamento dei Comuni più piccoli e la cancellazione di 29 provincie previste dal decreto anticrisi sono un passo avanti per la riduzione dei costi della politica. Peccato che a Roma i tagli restino ancora un tabù. Diminuire il numero di parlamentari (e dei rappresentanti di altre assemblee tipo consigli regionali, provinciali e comunali) resta una chimera, mentre è un fatto che i costi complessivi per il funzionamento della Camera, nonostante le promesse seguite al boom del libro "La Casta" di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, dal 2007 al 2011 siano aumentati di ben 60 milioni di euro: a dicembre sfioreranno la stratosferica cifra di un miliardo e 71 milioni. Denaro speso per far funzionare 22 (!) palazzi e una popolazione di nemmeno tremila persone, tra deputati, portaborse, questori e personale vario. Eppure, sono tante le voci che potrebbero essere ridotte.

Scorrendo la nota al bilancio pluriennale si scopre che gli assegni vitalizi diretti, per esempio, sono stati limati di un ridicolo uno per mille (95mila euro su un totale di 96,7 milioni), e che - ecco la beffa - nel 2013 l'intero capitolo di spesa (comprese le pensioni di reversibilità) riprenderà a crescere. Anche il fondo per i viaggi degli ex deputati aumenterà, passando da 800 a 900mila euro l'anno: nessuno ha avuto il coraggio di cancellarli con un tratto di penna. Altro costo difficile da abbassare è quello che riguarda gli stipendi (altissimi) del personale: aumentato di 12 milioni dal 2007, a fine 2011 toccherà i 235 milioni di euro nel 2011, per schizzare a 246 milioni nel 2013. Anche la voce "pensioni" di ex commessi e funzionari è data in crescita di 12 milioni. Alla faccia dei risparmi promessi.

Andiamo con ordine, e passiamo alle spese di manutenzione: 14 palazzi sono tanti, troppi, così per aggiustare gli onorevoli ascensori i contribuenti italiani pagheranno nel 2011 circa 930mila euro di bulloni e pulsantiere, mentre 990 mila euro serviranno a riparare i vecchi arredi (ma sono previsti nuovi mobili per oltre un milione di euro) e ben 7,7 milioni serviranno per la pulizia e l'igiene. Dal primo gennaio 2012 i costi per aspirapolveri, scope e detergenti sarebbero dovuti aumentare di altri 120 mila euro l'anno, invece i deputati hanno deciso che gli ottoni di Montecitorio sono già abbastanza splendenti e hanno, bontà loro, congelato l'aumento previsto. I nostri onorevoli non sono riusciti nemmeno a tagliare la voce vestiario: si tratta di 490mila euro l'anno destinati alle divise di autisti e commessi (chissà qual è il sarto che s'è accaparrato l'appalto). Soldi a cui bisogna aggiungere i 70 mila euro annui per la lavanderia e 100 mila per i guardarobieri che custodiscono cappotti e pellicce delle signore del Parlamento.

Se il decoro dell'istituzione è sacro, anche il benefit del cellulare resta intoccabile: il fondo da 2,3 milioni del 2011 è stato confermato anche per il 2012 e il 2013. Carta, matite, gomme e penne ci costano invece un milione l'anno, assai meno della stampa di tutti gli atti parlamentari: 7,1 milioni di euro previsti a fine 2011. A questo fiume di denaro ("Abbiamo già tagliato le pubblicazioni, se tutti i parlamentari ci chiedessero gli atti di giornata non avremmo copie sufficienti", dice un dipendente) vanno sommati i 2,2 milioni spesi quest'anno per l'accesso gratuito al sito Internet, più altri denari per la realizzazione del "portale storico" della Camera, in occasione del 150 anniversario dell'Unità d'Italia. Nel bilancio è annunciato anche il fondamentale "sviluppo del palinsesto del canale satellitare", in modo da assicurare ai telespettatori che finissero per sbaglio sulla tv della Camera in prima serata o nei week-end "la continuità" delle trasmissioni. I deputati hanno però annunciato che tenteranno di risparmiare su biglietti aerei, pedaggi autostradali e treni: un milione in meno (sui 13 previsti) a partire dal 2012. Un taglio inferiore al 10 per cento, che riporta la voce di spesa ai livelli - già altissimi - di quattro anni fa.

"Scorrendo il documento appena modificato, lei vedrà spese che sarebbero giustificate se il denaro fosse usato bene. In realtà sono soldi sprecati, dal momento che la classe dirigente non è all'altezza dell'istituzione per la quale lavora", chiosa ancora l'alto funzionario che chiede l'anonimato. Mentre la politica dell'Italia è commissariata da Ue e Bce, a Montecitoro s'è deciso di potenziare "le attività di analisi e documentazione in materia di politica internazionale" di 125 mila euro, a cui bisogna aggiungere 454 mila euro da investire in non meglio specificate "strutture di supporto del Parlamento". Altra spesa esorbitante è quella destinata alla comunicazione: dal 2007 ad oggi la crescita della voce è stata costante, e l'ufficio stampa costerà a fine 2011 4,3 milioni di euro. Un esborso che - questa la promessa - a partire dall'anno prossimo verrà ridotta di 550 mila euro.

Anche la maxivoce "beni e servizi e spese diverse" (che valeva 56 milioni nella scorsa legislatura, oggi toccherà quota 59,5) verrà limata del 10 per cento. Scorrendo la lista della spesa del 2011, però, si notano uscite che forse potrebbero essere ridimensionate di più: banche dati e agenzie di informazione del Palazzo costano 3,5 milioni di euro l'anno, mentre - nonostante il numero altissimo di avvocati che siedono tra gli scranni o dietro gli uffici - altri 160mila euro verranno usati per assistenze legali esterne. Il controllo dei rendiconti dei partiti politici costa 300 mila euro l'anno, mentre la gestione dei Centri informatici ben 5,3 milioni di euro, a cui s'aggiunge ulteriore assistenza di esperti per 2,8 milioni (capitolo di spesa che, rispetto al 2007, è cresciuto di quasi il 20 per cento). Già: alla Camera sono tante le voci che, invece di diminuire, in questi ultimi quattro anni sono cresciute: dalle pensioni del personale (più 42 milioni), alle bollette di luce, acqua e gas (più 135 mila euro), dal facchinaggio (che costa ormai 1,6 milioni l'anno) al presidio medico fisso (stessa, folle cifra).

I partiti politici, dal Pdl al Pd, passando per Lega Nord e Udc, non hanno messo un freno nemmeno ai "contributi" per il funzionamento dei vari gruppi parlamentari: se nel 2007 le segretarie costavano 9 milioni, quest'anno ne costeranno 11. Pure il totale degli stipendi dei dipendenti assunti dai partiti è cresciuto da 12,4 a 13,4 milioni. Commissioni, giunte e comitati hanno un fondo, per missioni di vario tipo e "spese di rappresentanza" e conferenze, di 690 mila euro mentre il capitolo sulle attività interparlamentari ed internazionali tocca i 2,1 milioni. Anche il restauro delle opere d'arte ha un costo, 150mila euro quest'anno.

Un capitolo a parte merita, infine, la biblioteca di palazzo San Macuto: complessivamente le spese per tenere in piedi la struttura sommano tre milioni e 50 mila euro tondi tondi. Solo per la gestione dell'inestimabile patrimonio librario (1.385.000 volumi) si spendono quasi 1,3 milioni di euro l'anno (210 mila euro in più rispetto al dato 2007), e quest'anno altri 900 mila euro serviranno ad acquistare libri nuovi, mentre 100 mila verranno destinati alle rilegature. Anche mantenere l'archivio ha suoi prezzi: 270 mila euro da spendere per il 2011. Bisogna ordinare e fare l'inventario di migliaia di documenti: quest'anno gli esperti si concentreranno soprattutto sull'informatizzazione dei "Disegni e proposte di legge e incarti delle Commissioni del Regno d'Italia". Se gli storici e i ricercatori saranno felici, chissà quanti dei nostri deputati andranno a leggere i lavori dei loro antenati. "Pochini" ammette il funzionario: "Gli onorevoli che vanno a studiare in biblioteca sono rari come un'edizione di pregio. Preferiscono chiacchierare al bar della buvette".

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