Per non prendere le salatissime multe Ue, il governo concederà potere di deroga ai commissari sui luoghi dove aprire nuove discariche. Quindi, se vogliono, potranno aprirne anche nelle aeree protette da vincoli ambientali o paesaggistici

Ai vari commissari per i rifiuti in Campania – quelli preposti alla realizzazione delle discariche e degli impianti - verrà dato potere di deroga rispetto ai vincoli ambientali, paesaggistico-territoriali, di pianificazione del territorio e della difesa del suolo. Se lo riterranno opportuno, se giudicheranno adeguate le barriere geologiche di un sito individuato, potranno decidere di aprirvi una discarica. Anche se si trova nel perimetro di un parco o in un'area protetta.

E' questo l'esito più dirompente della corsa contro il tempo che il governo sta facendo per evitare le paurose multe europee. Inevitabile, forse, dopo anni di inerzia, di sprechi e di malaffare: ma molto rischioso dal punto di vista ambientale.

Come ci si è arrivati? Semplice: lunedì scorso la Regione Campania ha approvato finalmente il suo piano rifiuti, atteso da 15 anni. Ma per realizzare gli impianti di smaltimento serviranno almeno tre anni, nella migliore delle ipotesi. E la Corte europea di giustizia ha già stabilito che – senza garanzie su quello che si farà, e in quali tempi - farebbe scattare le sanzioni all'Italia: roba da 500 mila euro al giorno. E rimarrebbero bloccati 145 milioni di finanziamenti per gli impianti, congelati dallo scorso mese di febbraio.

Ecco perché il 25 gennaio prossimo il ministro dell'Ambiente Corrado Clini andrà in missione dal commissario europeo Janez Potocnick. Obiettivo: riuscire a convincere lui e la Commissione Ue della concretezza delle iniziative in cantiere. Non sarà un compito facile: solo un paio di mesi fa Potocnick ha definito «spaventosa» la situazione dei rifiuti a Napoli: «Una vergogna che dura da troppi anni». Ecco perchè si è arrivati ad ampliare così tanto il potere dei commissari.

Per ottenere il disco verde dal governo europeo il nodo delle discariche è del resto fondamentale. In particolare, per Napoli e Salerno. Tutte le speranze sono riposte nell'azione combinata di un decreto del governo (il cui varo è imminente) e di una 'lettera programmatica' che Regione, Provincia e Comune di Napoli hanno fatto pervenire al commissario Ue per spiegare in che modo si intenda affrontare la questione.

Quello delle deroghe ambientali sarà un passaggio fondamentale: in Campania sono censiti ben 15 vincoli diversi sul territorio regionale. E soprattutto nelle province di Napoli e Salerno, senza il provvedimento che consente ai commissari di derogare, risulterebbe difficile, se non impossibile, aprire nuove discariche, Nell'immediato, invece, si continuerà con i viaggi all'estero, come la nave piena di monnezza approdata domenica scorsa a Rotterdam: i rifiuti continueranno ad essere trasferiti nei termovalorizzatori di diversi Paesi del Nord Europa.

L'obiettivo principale del decreto del governo, sarà in generale quello di 'snellire' il più possibile le regole attuali. Ad esempio, la procedura di valutazione di impatto ambientale dei commissari - una volta terminata - varrà anche come autorizzazione per l'apertura delle discariche, senza bisogno di altro. Inoltre, i commissari - che rimarranno in carica 24 mesi, e non più 12 – assumeranno anche il potere di esproprio delle aree interessate. Infine, la Regione sarà autorizzata ad utilizzare 350 milioni di euro di fondi comunitari per l'acquisto del termovalorizzatore di Acerra. La somma servirà a chiudere la partita con Impregilo.

Il piano regionale rifiuti sancisce di fatto il superamento del cosiddetto principio della provincializzazione (la gestione dei rifiuti attualmente fa capo alle Province) che era stato stabilito da due leggi dello Stato, a partire dal 2006.

Per il trattamento della frazione umida dei rifiuti, il piano punta soprattutto sugli impianti di "digestione anaerobica" invece che su quelli di compostaggio. I vantaggi offerti da questo processo biologico, che avviene in ambienti privi di ossigeno, sono molteplici: produzione di energia tramite biogas (a fronte del consumo non trascurabile degli impianti di compostaggio); migliore qualità dei "fanghi"; nessuna produzione di odori molesti, perché il processo avviene in ambienti chiusi ed ipercontrollati. Il che, tra l'altro, impedisce anche ogni rischio di penetrazione da parte delle ecomafie che spesso si avvalgono degli impianti di compostaggio per smaltire rifiuti pericolosi.

Il fabbisogno in Campania è fissato in 560 mila tonnellate, di cui 120 mila già oggi disponibili (o comunque in avanzata fase si realizzazione, dalla trasformazione dei vecchi impianti di compostaggio).  Restano da realizzare impianti per 440 mila tonnellate annue di potenza.

Per quanto riguarda i termovalorizzatori, invece, oltre ad Acerra (600 mila tonnellate annue), che funziona da tempo, ne sono previsti altri due: uno a  Salerno da 300 mila tonnellate nominali, che dovrebbe essere pronto nel 2015 (l'appalto è già stato affidato); e uno a Napoli Est da 400 mila. Ma sulla localizzazione di quest'ultimo è lecito mantenere margini di incertezza, visto l'ostracismo dichiarato dal sindaco di Napoli, De Magistris.

A Caserta è invece previsto un gassificatore della potenza nominale di 90 mila tonnellate. Stralciato dal piano, invece, il termovalorizzatore di Giugliano da 400 mila tonnellate, destinato a smaltire – nell'arco di almeno 15 anni - le 7 milioni di ecoballe accumulate. Una sfida ambiziosa, infine, è prevista per la raccolta differenziata. Più che sulla quantità, si vuole di puntare sulla qualità: «Non ha senso includere materiali che poi non possono essere riciclati», spiega l'assessore Romano.  Presto, quindi, verranno introdotti parametri nuovi, che tengano conto di ciò che viene effettivamente avviato a riciclo.