Nasce da Move on Italia la prima iniziativa di piazza per chiedere una legge che sottragga la tivù di Stato dalle mani rapaci dei partiti: a Roma, questa sera, con tanta musica e un po' di bella utopia

La Rai ai cittadini. Una tv pubblica, libera di informare, non condizionata dalle priorità e dagli interessi della politica. Un miraggio per un Paese che si trova al 61° posto nel mondo nella classifica di Reporter senza frontiere sulla libertà di stampa. Meglio di noi anche la Papuasia, la Tanzania e il Ghana. Un Paese in cui l'informazione è spesso anestetizzata e nei Tg si è preferisce parlare del 'nuovo corso di galateo per cani metropolitani e i loro padroni', in cui una tv pagata da tutti ha dimostrato di essere inginocchiata al servizio di pochi, incapace di investire e fare concorrenza. L'unico in Occidente in cui vi è il dominio totale dei partiti sull'informazione pubblica.

Superare il controllo da parte dei governi e dei partiti e garantire la libertà e il pluralismo di informazione è però possibile. Ne è convinto Marco Quaranta, fondatore di Move On Italia. «Stiamo puntando alto, lo sappiamo, ma la nostra è una richiesta netta, vogliamo i fatti. Riformare la tv pubblica è una possibilità effettiva. Si parte con 'La notte bianca della RAI ai cittadini e la libertà d'informazione' di giovedì a Roma», in piazza Farnese.

Una notte bianca per liberare la Rai e restituirla come bene comune a tutti noi, definendo una netta separazione «tra l'esercizio del potere politico e la proprietà o la capacità di influenzare i media». Perché restituire la Rai ai cittadini significa anche scardinare l'immutabile situazione politica italiana.

«Il Servizio televisivo sia pubblico che privato, che è l'unico modo per raggiungere milioni di italiani, in sostanza è di pochi potenti trasversali, rappresentanti delle concentrazioni più influenti, che mantengono immutato il loro potere controllando l'opinione pubblica e condizionandone anche il voto» spiega Quaranta. E in vista delle prossime elezioni politiche 2013, il rischio è di avere ancora una volta «un'informazione da paese semi democratico». Alla base del progetto ci sono cinque semplici punti per una riforma che assicuri non solo la necessaria efficienza aziendale, ma anche l'assoluta indipendenza editoriale del servizio pubblico. In primo luogo superamento dell'anomalia per la quale l'azionista del servizio pubblico è il Ministero dell'Economia. E poi al posto della Commissione parlamentare di Vigilanza, la costituzione di un Consiglio per le Comunicazioni audiovisive, i cui membri dovrebbero essere in maggioranza nominati dalla società civile (11 su 20) e che ogni organismo di nomina e gestione abbia una composizione di genere paritaria (50/50).

Gli utenti del servizio pubblico, in quanto veri proprietari di un'azienda che finanziano tramite il canone, eleggono direttamente 6 componenti. Cinque dovrebbero essere nominati da rappresentanti di settore (sindacati, artisti, autori, accademici, fornitori di contenuti). Dei rimanenti 9 membri, 3 verrebbero eletti dagli enti locali (Regioni-conferenza permanente stati regioni, Province-l'Upi e Comuni-Anci) e 6 nominati dal Parlamento.

E ancora il Consiglio nomina i vertici della concessionaria del servizio pubblico (il CdA RAI), selezionati mediante concorsi pubblici in base a criteri di professionalità, competenza nel campo radiotelevisivo ed indipendenza. Ad esso sono attribuite competenze di indirizzo e vigilanza, e il Consiglio nomina anche i componenti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, assicurando, anche in questo caso, i criteri della selezione trasparente, dell'indipendenza e del massimo di qualificazione. Ultimo punto della riforma il Consiglio si pone al servizio degli utenti Rai, facilitando modalità interattive di controllo e di valutazione e garantendo ai cittadini un uso consapevole e attivo di tutti i media gestiti dal servizio pubblico.

Oltre alla riforma della governance Rai, MoveOn Italia chiede che si prenda posizione e si approvino in tempi brevi leggi basilari per un sistema democratico come quella sul conflitto di interesse, che ha reso succube il sistema televisivo, e quella contro la corruzione. L'obiettivo «è porre una serie di norme antitrust per eliminare quelle concentrazioni di potere  che tanto hanno condizionato la libera circolazione dell'informazione e che non hanno permesso merito e concorrenza pulita. Per quanto riguarda la corruzione e le spartizioni selvagge crediamo sia ottima la Legge Scarpinato».

L'appuntamento per 'La notte bianca della Rai ai cittadini e la libertà d'informazione' è a Roma a Piazza Farnese, giovedì 18 ottobre, dalle 18. Una notte bianca in cui si alterneranno artisti, come Rocco Papaleo, Chiara Civello, Francesco Baccini, Matteo Catalano, Leandro Piccioni, Alessandro Haber, Andrea Rivera, e associazioni e movimenti, come Libera di Don Ciotti, Articolo 21, Libertà e Giustizia, FNSI, Usigrai, Teatro Valle Occupato, Indignerai, Alba, Tavolo della Pace, Liberacittadinanza, TILT, Rete Viola, Il Popolo Viola. Molti e brevi (cinque minuti l'uno) gli interventi trevisti, intervallati dalla musica 'live'.

MoveOn Italia vuole spingere dal basso il cambiamento: «I cittadini stanno intorno al Parlamento e spingono leggi che servono a tutti e che limitano il potere dei partiti. E lo vogliamo fare dentro il Parlamento» sostiene Quaranta. Un'impresa difficile, non crede? « E' difficile, ma la sola protesta sarebbe inconcludente, se vogliamo cambiare lo dobbiamo fare dentro il Parlamento con politici che accettano il cambiamento». E per riformare la Rai qualcuno ha già confermato la sua presenza e preso posizione sui '5 punti per garantire un bene pubblico'. Da Vincenzo Vita ad Antonio Di Pietro, e poi Nichi Vendola, Fabio Granata, Dario Franceschini, Flavia Perina, Giuseppe De Marzio e forse anche qualche esponente del Movimento 5 Stelle «a titolo personale, perché sono d'accordo con questa riforma, ma si sentono in difficoltà dove ci sono altri partiti».

Una riforma possibile e non più un miraggio. Per avere quello che è normale in ogni democrazia. Perché la Rai è dei cittadini e perché la libertà è sempre partecipazione.