In un container almeno il soffitto non crolla. È l'unica consolazione per le migliaia di studenti italiani che, dalla Lunigiana alla Sicilia, anche quest'anno assistono alle lezioni per sei, otto ore al giorno seduti dentro una scatola. I container sono utilizzati come soluzione provvisoria soprattutto durante e immediatamente dopo un'emergenza, per consentire la ripresa delle attività quotidiane. Dovrebbero essere, per definizione, temporanei. Ma spesso, a causa dei tagli dei fondi agli enti locali che si ripercuotono sulla manutenzione degli edifici scolastici e la costruzione di nuove scuole, diventano una soluzione permanente.
La protesta inventata dai presidenti delle province - spegnere i riscaldamenti nelle aule degli istituti di competenza provinciale – ha riacceso i riflettori su una situazione generale drammatica. Con loro protestano i comuni, proprietari dell'83,8 per cento dei 36.220 immobili scolastici in Italia, che devono affrontare con sempre meno risorse la manutenzione degli edifici. E che in alcuni casi si vedono costretti a trasferire (e a lasciare per anni) alunni e docenti nei container, nella maggior parte dei casi non adatti a una scuola, scomodi e con alti costi di affitto e riscaldamento. Succede in tutta la penisola, dall'estremo nord alla Sicilia.
Il terremoto delle Marche porta la data del settembre 1997. Sono passati 15 anni eppure gli studenti di due istituti superiori di Camerino, l'istituto per geometri "G. Antinori" e il liceo linguistico e delle scienze umane "Costanza Varano", ancora sentono il suono della campanella rimbombare tra le pareti di lamiera. In tutto si tratta di circa 600 alunni: "La data di consegna del nuovo plesso dovrebbe essere settembre 2013 – spiega Francesco Rosati, dirigente del liceo Varano – e questa volta sembra che ci siamo. L'unico aspetto positivo dei container è proprio la sicurezza dal punto di vista sismico. Però i disagi sono tanti, anche se i ragazzi hanno una capacità di adattamento incredibile. La mattina alle 8 si accendono i riscaldamenti e si scoppia di caldo, poi quando si spengono è di nuovo freddo. Oltretutto è uno spreco di soldi". Camerino è a oltre 600 metri sul livello del mare, poco a nord dei monti Sibillini: non proprio un clima clemente per passare l'inverno in container che hanno più di 15 anni.
Ad Avezzano dopo il terremoto che ha devastato l'Abruzzo nell'aprile 2009, diversi istituti hanno dovuto effettuare lavori per il ripristino della sicurezza o sono stati dichiarati inagibili. Tra questi il liceo scientifico "Vitruvio Pollione": oltre 1600 studenti che, dopo i rilievi del settembre 2011, hanno frequentato tutti le lezioni dentro ai container. Ora una parte delle classi è stata trasferita nelle aule di altri istituti, mentre più della metà degli allievi, oltre 800, sono ancora dentro i prefabbricati: "La ditta che ha effettuato i lavori ha proposto e ottenuto di abbattere l'edificio e ricostruirlo completamente – racconta la preside Maria Novelli – è per questo che tutti gli alunni sono stati trasferiti dentro container nei quali le condizioni sono però più che buone, anzi, gli studenti si sentivano addirittura più sicuri lì che non nelle aule. La consegna della nuova scuola doveva avvenire entro giugno di quest'anno ma, a causa del mancato trasferimento dei fondi alla Provincia, non è stato possibile. Per questo ci sono state le proteste. Dal presidente della Provincia, Antonio del Corvo, ho ricevuto rassicurazioni che i pagamenti sono in arrivo. Non ho motivo di non credergli. Ora speriamo che si risolva tutto entro giugno 2013".
San Fratello, in provincia di Messina è il paese costruito su una frana che, nel febbraio 2010, ha rischiato di trascinare con sé le case di 2.000 persone. La scuola elementare fu dichiarata inagibile. Anche qui da allora si fa lezione in container del tutto simili a quelli dei cantieri edilizi. Dopo nemmeno un anno si è levata la protesta feroce dei genitori. Acqua dal soffitto, umidità e muffa. Furono dichiarati inagibili anche i container. Dopo i lavori di manutenzione e impermeabilizzazione sono ancora lì, nel campo sportivo comunale. Mentre al posto della vecchia scuola, ora abbattuta, resta un cumulo di macerie.
Ad Aulla, nella Lunigiana, sono stati gli stessi genitori, con un referendum, a votare perché i bambini della scuola elementare entrassero nei prefabbricati piuttosto che in una struttura non sicura. La "Roberto Micheloni" ancora attende le prove di carico antisismiche e resta sempre il pericolo di alluvioni, come quella dell'ottobre 2011 e quella di questi giorni che ha colpito, di nuovo, proprio Aulla. Il dibattito è andato avanti per tutta l'estate e alla fine la risposta è arrivata dalle urne. Anche qui si attende la consegna di un nuovo plesso scolastico. "Faremo di tutto perché il prossimo anno scolastico si svolga negli edifici nuovi", ha assicurato il presidente della Regione e commissario straordinario alla ricostruzione Enrico Rossi.
Legambiente e Cittadinanzattiva fotografano ogni anno la situazione degli edifici scolastici. E il quadro è desolante: le nostre scuole sono vecchie e la maggior parte non possiede i requisiti di agibilità statica, antisismica e antincendio. Capita allora che la manutenzione straordinaria si renda indispensabile solo quando c'è un crollo o un'emergenza che costringe a prendere provvedimenti. Raffaele Guariniello, sostituto procuratore a Torino, ha lanciato l'allarme pochi giorni fa direttamente al ministro Profumo, definendo la sicurezza nelle scuole una "emergenza nazionale". Secondo le sue stime solo per il capoluogo piemontese servirebbero 60 milioni di euro.
Quando non sono gli eventi catastrofici è la mancanza di manutenzione a determinare l'emergenza. Quattro anni fa, Vito Scafidi, uno studente torinese di 17 anni, perse la vita sotto il crollo del soffitto del liceo Darwin di Torino. L'incidente fece scalpore alimentando le polemiche sulla scarsa sicurezza in aula. Polemiche che regolarmente si spengono e poi si riaccendono. Come a maggio scorso, quando un altro crollo, sempre in un istituto torinese, il Colombatto, riportò alla memoria quell'episodio. E a settembre con il Rosa Luxembourg e il Copernico, due episodi che hanno dato il 'la' alla denuncia di Guariniello.
A Cordignano, in provincia di Treviso, il crollo per fortuna è successo a luglio, quando l'istituto Ippolito Nievo era quasi deserto. Un grosso pezzo di contro soffitto si è schiantato al suolo di fronte a una delle aule. Negli uffici c'era solo il dirigente scolastico, Lara Modanese, che ha sentito distintamente il boato: "Il frammento che si è staccato era pesantissimo. Quella della sicurezza è naturalmente la prima preoccupazione. Quindi abbiamo deciso di trasferire le 10 classi, 206 alunni, nei container, in attesa che la scuola venga ristrutturata. Da quello che ho capito è un problema di progettazione dell'edificio, che risale agli anni '70".
Anche qui però di tempi di ricostruzione non si parla: "Non sappiamo ancora nulla, dal Comune ci hanno mostrato quattro progetti possibili per la ristrutturazione, visto che i problemi della scuola sono connessi, ma è ancora una ipotesi che dobbiamo verificare, anche a dei movimenti sismici. Al piano superiore si sono sollevati i pavimenti, quello è inagibile e non può salire più nessuno". Quello che è certo è che la soluzione dei container durerà almeno fino a giugno.
A Venaus, un paesino della Valsusa, gli alunni della prima elementare hanno ripreso le lezioni nei container dopo che la loro scuola era stata dichiarata inagibile e dopo aver trascorso lo scorso anno "ospiti" di altre scuole nel comune di Susa. Stessa situazione per i bambini della scuola elementare di Artena, sui monti Lepini, in provincia di Roma. Qui, oltre ai soliti problemi di manutenzione, l'errore è stato nel creare classi in più che, alla fine, non si è saputo dove sistemare. I prefabbricati, che per fortuna non sono scatole di latta ma sono coibentati, ospiteranno due classi almeno fino alla fine dell'anno scolastico. Soluzione che ha dovuto adottare anche il vicino comune di San Cesareo per far fronte alla migrazione dalla capitale di numerose famiglie, in fuga da affitti troppo alti.
È stato boom di iscrizioni anche all'istituto superiore Silvio Ceccato di Montecchio, in provincia di Vicenza. E qui "in punizione", per una volta, ci sono finiti i docenti e il dirigente. La presidenza ha trovato posto infatti nel container nel piazzale della scuola mentre ai professori è riservato "un angolo" in aula magna.