Si è fatto largo come boss di McDonald's. Poi ha iniziato a collezionare poltrone, grazie anche all'amicizia con Berlusconi. Da Cirio ai Beni Culturali, da Mondadori ad Acqua Marcia. Ed è un conflitto d'interessi vivente

Medico, cura te stesso. Il vecchio detto latino si applica bene a Mario Resca, manager dedito a salvataggi complicati come quando gli fu affidato il ruolo di commissario straordinario della Cirio post-Cragnotti. Il 26 aprile scorso le agenzie di stampa hanno dato notizia del suo intervento a soccorso dell'Acqua Marcia di Francesco Bellavista Caltagirone, agli arresti per l'indagine sul porto di Imperia.

Lo stesso 26 aprile, lontano dagli sguardi dei cronisti, il tribunale di Milano ha dichiarato lo stato di insolvenza per la Arfin, una compagnia di assicurazioni fondata nel 2005 da una bella compagnia di imprenditori. Tra loro, Helène Zaleski, figlia dello scalatore franco-polacco Roman, l'ex europarlamentare del Pdl e costruttrice Luisa Todini, Arner bank, istituto svizzero di rito berlusconiano, Silvano Zonin, capo dell'immobiliare del gruppo vinicolo (e bancario) vicentino, e la Viganò Partecipazioni, azienda di brokeraggio fondata da Giorgio Viganò, scomparso nel 2010 dopo decenni di onorata amicizia con il proprietario della Fininvest. Last but not least, Mario Resca nel ruolo di azionista (6,3 per cento) e amministratore finché l'Isvap, l'organo di vigilanza, non ha ritirato l'autorizzazione all'Arfin commissariando il commissario Resca e i suoi soci. I 15 licenziati di Arfin si sono almeno visti riconoscere 139 mila euro di indennità dal fondo sociale per l'occupazione con un decreto firmato dai ministri Tremonti e Sacconi.

Se nel salottino assicurativo dell'Arfin si ravvisa una certa ricorrenza di legami berlusconiani, non è un caso. È stato Silvio in persona a ricevere il giovane Camillo Nino Bellavista Caltagirone (21 anni), rappresentante legale di Acqua Marcia in ambasce per l'arresto del padre e la pressione delle banche creditrici che vogliono rientrare da un debito di oltre 1 miliardo di euro. Al termine dell'incontro, è stato proprio l'ex premier a consigliare al rampollo l'assistenza di Resca.

Così il manager ferrarese, classe 1945, è partito per l'ennesima mission impossible della sua carriera. All'inizio, si era parlato di una sua nomina a consigliere delegato delle aziende di Bellavista Caltagirone. Poi Resca ha preferito il ruolo di very powerful advisor, senza i vincoli imposti dal codice civile all'amministratore numero uno di un gruppo in difficoltà come Acqua Marcia. Il rischio che non si trovi un accordo con le banche è alto e il manager non intende finire impelagato in una procedura concorsuale, come gli accadrebbe se avesse un ruolo formale. Per dedicarsi a Bellavista, Resca ha abbandonato la direzione generale patrimonio del ministero dei Beni culturali (Mibac), dove il ministro Sandro Bondi l'aveva insediato nell'agosto del 2009. L'obiettivo era trasformare la macchina gloriosa e polverosa del patrimonio cultural-artistico in una risorsa produttiva secondo criteri moderni fatti di benchmark, know-how, fundraising.

L'avventura da grand commis statale è incominciata sotto cattivi auspici. Tra le tante cariche, Resca è consigliere di Mondadori ed Electa (Mondadori) è uno dei maggiori operatori dei servizi aggiuntivi (biglietterie, librerie, caffetterie) dei musei italiani. Resca è consigliere dell'Eni, che ha sponsorizzato restauri e riviste culturali come il free-press patrocinato dal Mibac Musei Magazine. E, infine, è presidente di Confimprese, l'associazione delle catene commerciali.

Insomma, la solita solfa del conflitto di interessi legata a bandi e gare promosse dal Mibac. Tre anni dopo, il bilancio non è esaltante. Resca si è trovato coinvolto in iniziative poco performanti, come la tentata trasformazione di Ales in una superspa con capitale pubblico e verve privata, sul modello emergenziale della Protezione Civile di Guido Bertolaso, andato in crisi con le inchieste sulla cricca nella prima parte del 2010.

Anche in seguito quello schema ha prodotto nuove scatole societarie di dubbia utilità. Per esempio, la Convention Bureau. La società è stata costituita nel marzo 2011 con i soldi di Promuovi Italia, società dell'Enit (agenzia nazionale del turismo). L'obiettivo era la "commercializzazione e lo sviluppo del turismo congressuale e fieristico legato ai grandi eventi e del turismo del business".

A maggio del 2011 Resca è stato nominato presidente di Convention Bureau. Al suo fianco in consiglio, il direttore generale dell'Enit Paolo Rubini e il commendatore Severino Lepore, vicepresidente dell'Agenzia per il turismo di Roma, titolare dell'Harry's Bar di via Veneto e dell'associazione dei locali aperti sulla strada della Dolce Vita.

A novembre, otto mesi dopo la costituzione di Convention Bureau e prima ancora che fossero fissati i compensi ai tre amministratori, la società aveva già bruciato il suo capitale sociale con una perdita di 567 mila euro che ha richiesto una copertura con aumento di capitale fino a 1,5 milioni di euro. Anche se da parte del governo Monti e del ministro Lorenzo Ornaghi non gli è stato chiesto di farsi da parte, Resca ha pensato che il settore privato si adatta meglio alle sue caratteristiche. Il suo curriculum include la guida di McDonald's Italia, la presidenza del casinò di Campione d'Italia e ruoli in Maire engineering ed Egon Zehnder.

Ma la passione per la politica continua a emergere. A luglio del 2011, mentre era ancora un civil servant al Mibac, Resca è diventato vicepresidente di Sesto Immobiliare di Davide Bizzi. La società ha rilevato le aree della Falck di Sesto San Giovanni dal crack di Luigi Zunino per realizzare la Cittadella della Salute. L'operazione è intricata per vari motivi. Il primo è la presenza delle banche creditrici (Intesa Sanpaolo, Bpm). Il secondo è l'eredità dell'amministrazione provinciale di Filippo Penati, sotto esame della magistratura. Infine, la Cittadella è stata battezzata qualche mese fa dal governatore Roberto Formigoni che, a sua volta, sta affrontando una tempesta mediatico-giudiziaria per la sua gestione della sanità in Lombardia. Resca dovrà sopire, mediare. Ha relazioni sufficienti e lo fa da una vita.

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