Decine di migliaia di euro per un corso di 'formazione spirituale' obbligatorio per i cappellani militari, con viaggio in aereo e vitto e alloggio offerti dal Ministero della Difesa. 'Abbiamo tagliato al massimo le spese', si difendono i prelati
Il mondo cambia e aggiornarsi è importante. Anche i
cappellani militari non vogliono rimanere indietro. Ma per la loro formazione, compresa quella spirituale, i soldi li mette il ministero della Difesa. Lo dimostra una lettera che l'arcivescovo
Vincenzo Pelvi, Ordinario militare, ha inviato a tutto lo Stato Maggiore e ai suoi sacerdoti e che l'Unione Atei e Agnostici Razionalisti
ha pubblicato sul suo sito. Per quattro giorni ad Assisi in settembre, 75 euro al giorno in pensione completa a persona, viaggio di andata e ritorno, più indennità di missione nazionale. Il tutto pagato «dall'Ente di appartenenza», quindi dai reparti. E visto che i cappellani sono 184, e sommando un costo medio del viaggio di almeno 120 euro (stima assolutamente al ribasso), si arriverebbe ad oltre 77mila euro di spesa, senza contare l'indennità, che varia a seconda dei gradi. Tutti soldi dei contribuenti.
Mesi fa, l'Espresso dimostrò che pensioni e stipendi di tutti i sacerdoti militari toccano la cifra di 15 milioni di euro l'anno, e su questi pesano le alte remunerazioni dei monsignori che comandano, per legge insigniti di alti gradi. L'Ordinario, che è anche
generale di corpo d'armata, per esempio guadagna 190mila euro lordi. A questi si sommano i 2 milioni i costi per gli uffici centrali, che comprendono pure un seminario nella cittadella militare della Cecchignola, a Roma. Ma queste spese per la quattro giorni di formazione non rientrano in queste cifre, perché vanno sui bilanci degli «Enti di appartenenza». E chissà quali altre non figurano per lo stesso motivo. L'Ordinariato è una diocesi, i preti fanno capo al Papa, ma per legge è anche pubblico, perché i sacerdoti offrono un servizio alle truppe, un po' come gli psicologi militari. L'assistenza spirituale, comunque, è solo di fede cattolica, ogni altra religione non è contemplata.
Già l'anno scorso lo stesso corso in Umbria aveva sollevato polemiche per un grande via vai di auto con autista. Fu proprio Pelvi ad adirarsi, scrivendo una lettera di fuoco ai confratelli: «l'andirivieni per le vie di Assisi o nelle aree marginali della sede del Convegno, di personale militare che in caserma collabora col cappellano […] non risponde a criteri di economia accettabili e offre un'immagine inadeguata del mondo militare, dell'impiego del personale e della Chiesa Ordinariato Militare».
L'
Uaar ha anche provato a chiedere alla Casa Domus Pacis, dove risiederanno i preti, il costo comune di una giornata di permanenza. «La risposta ci ha stupito - racconta il presidente Raffaele Càrcano - 59 euro quotidiani in pensione completa e 54 in mezza pensione». Perché allora questa differenza con quanto pagheranno i cappellani (75 euro)? Dagli uffici dell'Ordinariato Militare dicono che è dovuta all'affitto delle stanze e del salone per i convegni: «Non esiste una struttura delle forze armate che possa ospitare così tante persone, inoltre non potremmo far dormire in una caserma i relatori non militari». Certo potevano farci riposare i religiosi con le stellette, e i relatori ospitarli in un hotel. Ma rilanciano le accuse nell'altro campo: «Pelvi ha tagliato al massimo le spese e ha richiamato più volte alla sobrietà, la Domus Pacis è la casa più economica che abbiamo trovato. Inoltre la formazione è obbligatoria, lo prevede il ministero. Chi sta dentro i nostri ambienti sa che queste lamentele sono ridicole, i cappellani aiutano tutti i giorni le famiglie dei soldati che hanno problemi di ogni tipo. Queste, però, sono storie che non si raccontano».