Sessanta i piccoli passeggeri ancora dispersi. Secondo i superstiti dell'ultima tragedia sul peschereccio c'erano oltre 400 persone. Il naufragio sarebbe stato provocato dalle raffiche di mitra partite da una motovedetta libica impegnata in un'operazione anti-immigrati

Cento bambini sul barcone affondato "I libici hanno sparato per colpirci"

Erano almeno cento i bambini a bordo del barcone affondato venerdì 11 ottobre. Lo raccontano i superstiti. Alcuni dei 212 siriani sopravvissuti, suddivisi tra Malta, Lampedusa e Porto Empedocle, hanno spiegato di essere stati obbligati a salire su una barca dove i trafficanti alla fine avevano ammassato tra le 400 e le 450 persone. Il bilancio di quest'ultima strage potrebbe quindi avvicinarsi o superare i duecento morti. In gran parte bambini: ne mancherebbero all'appello una sessantina, secondo le informazioni raccolte dall'Acnur, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.

La strage sarebbe la drammatica conseguenza di un'operazione di contrasto all'emigrazione verso l'Europa da parte di una motovedetta della polizia o della guardia costiera libica. Alcuni sopravvissuti riferiscono infatti che poco dopo la partenza il barcone è stato intercettato da una motovedetta dalla quale sono state sparate raffiche di mitra. Prima in aria, poi ad altezza d'uomo, tanto che alcuni passeggeri sarebbero stati uccisi. Quindi i militari hanno mirato allo scafo. Le pallottole hanno forato le fiancate di legno e da quel momento, raccontano sempre i superstiti, il vecchio peschereccio ha cominciato a imbarcare acqua.

Dopo la strage di Lampedusa con i 363 morti annegati il 3 ottobre, alcuni ministri europei, tra i quali esponenti del governo italiano, avevano ribadito la necessità di un contrasto più efficace all'immigrazione irregolare. Messaggio che evidentemente è stato raccolto anche dalle autorità libiche, in un periodo in cui il confronto tra governo e bande armate è sempre più teso. Il vecchio peschereccio è affondato a 60 miglia a Sud di Lampedusa, in un tratto di mare controllato dalla Marina militare maltese. Del centinaio di bambini a bordo, quelli ripescati dopo il naufragio e arrivati vivi a Lampedusa sono soltanto due: una bimba di 9 mesi e un bimbo di 2 anni. Sette i piccoli cadaveri, tra i 22 trasferiti sull'isola italiana. La loro età apparente è di 6 mesi, un anno e dai 3 ai 7 anni. Dieci invece i bambini arrivati vivi a Porto Empedocle: il più grande è nato nel 2007, gli altri tra il 2010 e il 2012. E 26 i minori portati a Malta dove è arrivato un solo cadavere di bambino. Molti dei piccoli sopravvissuti sono senza genitori. Mentre altri adulti non trovano più i loro figli. Le polizie italiana e maltese e l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati stanno confrontando l'elenco dei superstiti per verificare se alcuni bimbi soccorsi a Malta abbiano i genitori  a Porto Empedocle o viceversa.

La posizione e la profondità del mare nel punto in cui è affondato lo scafo rende remota la possibilità che l'Unione Europea, l'Italia e Malta affrontino la spesa del recupero dei cadaveri e del peschereccio. Nessun governo ha finora annunciato intenzioni in questo senso. Anche se le testimonianze finora raccolte tra i superstiti fanno ipotizzare un vero e proprio atto di pirateria contro una barca carica di profughi in fuga dalla guerra civile in Siria.

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