Non c'è pietà. Non c'è rispetto. Mentre la conta dei morti a Lampedusa non è ancora finita, la macchina dell'informazione strumentale si è già lanciata e ha deciso che è tutta colpa del buonismo, come titola il Giornale. Anzi, è tutta colpa della “non indifferenza”, come spiega il Foglio.
Righe di fango e inchiostro sapientemente mescolate alla morte per spiegare che la strage è stata causata da chi i disperati li accoglie e non li caccia. Da chi si getta in mare per salvare le persone invece di puntargli il fucile contro.
Un ribaltamento totale e assai comodo della realtà, logico come affermare che la causa della malasanità è dei medici bravi che ti illudono di poterti curare. O che la responsabilità degli incidenti stradali è di chi guida bene e ti fa credere che non tutti sono pirati. Un insulto ai morti ancora senza nome del Canale di Sicilia e un'offesa a quegli isolani che hanno rischiato tutto per portare a riva qualcuno ancora vivo.
Una campagna di vergogna allestita per solleticare il palato di quei lettori, e di quella parte della politica, che ha bisogno di pulirsi la coscienza dopo un disastro di queste dimensioni. Persone a cui si prova a contrabbandare l'idea che comunque con la legge Bossi-Fini siamo sempre nel giusto. Che i morti con un colore della pelle diverso vanno pesati un tanto al chilo, perché non sono persone come “noi”.
Provocazioni che feriscono con l'obiettivo di far parlare di sé, per qualche click o qualche copia in più. Meglio sarebbe il silenzio del cordoglio.