Il Censis fa l'identikit del consumatore nostrano in tempi di 'rinuncia'. Rimanda molti acquisti ma quando compra si informa. Così cresce il mercato dell'usato, per liberarsi del superfluo e acquistare in maniera conveniente. Aumentano anche gli acquisti online. E si rivaluta il 'made in Italy'

Online, low cost, italiani: ecco come cambiano i nostri consumi

“Il rinvio produce rinuncia”: così il direttore del Censis Giuseppe Roma inquadra la principale tendenza dei consumi in Italia. L'austerity crea nuovi modelli comportamentali: rinunciare a un acquisto, se da un lato danneggia quel settore, dall'altro stimola altri servizi.

Di fatto, è la fine dell'usa e getta: si spiega così la rinascita del mercato delle riparazioni e della sostituzione dei pezzi. Direttamente collegato a questo trend c’è il ritorno dei mercatini dell'usato: le case sempre più intasate di beni superflui - per non parlare delle cantine - alimentano un micro-business in cui la famiglia diventa produttrice di beni secondari. Liberarsi del superfluo, ma anche risparmiare, e scegliere. É il cosiddetto consumo competente, che dice addio all'apparenza e alla seduzione della griffe per sviluppare la ricerca della qualità a prezzi più accessibili.

Da “consapevole passivo”, conscio cioè dell'effetto marketing, il consumatore si fa sempre più esperto: consulta i cataloghi, cerca i prezzi su internet, gira per negozi e poi decide. In pratica, fa tutto da solo, senza lasciarsi influenzare dall'esterno. Sul web spopola il commercio low-cost: nel 2012 il fenomeno dei gruppi d’acquisto online ha interessato il 14,9 per cento degli italiani. A rifornirsi direttamente dai produttori è il 20,8 per cento delle coppie con più figli: una su cinque. Chi acquista nel mondo reale sviluppa una sua lista di priorità. Per l'alimentare, ad esempio, i fattori più importanti sono la chiarezza di informazioni sulla provenienza (42%), le caratteristiche nutrizionali, la visibilità del prodotto oltre l'involucro (ad esempio, la merce in vetro), le modalità di confezionamento e, solo al quinto posto, la marca.

Sempre più gettonati i consumi fai da te: nel 2012, undici milioni di italiani si sono cimentati in cucina con prodotti come yogurt, pane, gelato, conserve, marmellate e sughi mentre altri due milioni e 700 mila coltivano ortaggi e verdure per il consumo giornaliero. Così come crescono gli acquisti solidali, il cui scopo è duplice: risparmiare e aiutare dal basso chi è in difficoltà. Allora, viva i prodotti della cooperativa sociale del proprio quartiere, con scelte a volte più politiche che legate al portafoglio. E poi c’è il ritorno alla prossimità: il 2012 ha segnato il revival dei piccoli supermercati e dei mercati rionali, con cui si instaura un rapporto di fidelizzazione sempre più marcato. Gli italiani coinvolti nei banchi contadini e nelle iniziative a chilometro zero sono stati 7,2 milioni, lo scorso anno.

Un’altra tendenza segnalata dal Censis è l'attaccamento al made in Italy: soprattutto per i beni di largo consumo, il prodotto italiano è sinonimo di affidabilità e durevolezza specie nei settori dell'abbigliamento, della gastronomia, dell'arredo e design: non è patriottismo ma la consapevolezza che l'autenticità del prodotto è anche garanzia di qualità. Infine, di nuovo c’è il consumatore fondamentalista.

Che si segnala per la caparbietà nel consumare solo acqua di rubinetto o le “crociate” sull'uso della bici nelle grandi città. Salutismo hard? Può darsi, ma un comunque sviluppa una spinta dal basso alla creazione di adeguati servizi collettivi. 

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