Il sindaco di Salerno diventato viceministro non si muove di un passo: vuole conservare entrambi gli incarichi. A questo punto si può solo dimissionarlo ai sensi di legge

E' ormai come l'ultimo dei mohicani. Per i suoi colleghi ministri Graziano Del Rio e Flavio Zanonato, i rispettivi consigli comunali hanno avviato le procedure per la decadenza dall'incarico di sindaco. Vincenzo De Luca ha invece intenzione di giocarsi fino in fondo le sue carte per dimostrare che la disciplina legislativa sulla incompatibilità tra le cariche di primo cittadino (nel suo caso di Salerno) e vice ministro ai trasporti presenta lacune tali da non poterne determinare il conflitto.

La partita si gioca in poco più di venti giorni. Tanti quanti ne mancano per la convocazione della prossima riunione dell'assise comunale quando all'ordine del giorno si discuterà la presunta incompatibilità di De Luca. Per la verità il punto era già all'ordine del giorno del consiglio del 30 maggio ma la maggioranza bulgara del sindaco-vice ministro ha votato un ordine del giorno per approfondire la materia in Commissione Statuto prima di decidere o meno sulla decadenza dall'incarico di sindaco.

Una strategia che ha scatenato non tanto la rivolta della minoranza, ma sopratutto l'ira dei parlamentari grillini salernitani, con il deputato Mimmo Pisano che inonda quotidianamente la sua bacheca facebook di affondi anti-deluchiani.

Da tempo il Movimento Cinque Stelle e il primo cittadino litigano su tutto: dalla vendita centrale del Latte di Salerno alla diretta streaming del consiglio comunale salernitano. Ma la madre di tutte le battaglie è ormai diventata la incompatibilità del primo cittadino. I grillini hanno scritto al prefetto di Salerno, hanno chiamato in causa il presidente del Consiglio Enrico Letta e sollecitato l'opposizione consiliare (che sta pensando di presentare un'interrogazione parlamentare). E se il sindaco-viceministro non cederà al doppio incarico sarebbero anche pronti a fare ricorso alla giustizia ordinaria, portando la questione nelle aule del tribunale civile di Salerno.

De Luca dal canto suo non intende più esprimersi sulla vicenda dopo aver ribadito, sempre in tv, che «la decisione è nelle mani del consiglio». Nè intende dimettersi perché è «irresponsabile» lasciare il Comune di Salerno nelle mani di un commissario. «Se il consiglio comunale dichiara decaduto il sindaco, invece, il consiglio stesso continua ad andare avanti», è il ragionamento di De Luca. «Ci sono degli esperti che se ne stanno occupando da un punto di vista legislativo - confida una fonte vicina al sindaco - e non è una questione di attaccamento alla doppia poltrona. Parliamo di un nodo non semplice da sciogliere. Per Zanonato e Del Rio è in corso la decadenza? Ognuno fa le proprie scelte». Ma resta comunque un problema politico: De Luca può fare con efficienza il sindaco e il viceministro? «Per adesso l'attività del Comune di Salerno procede regolarmente - aggiunge la fonte - in ogni lui stesso farà le opportune valutazioni dopo il prossimo consiglio. Certo è che qualcuno pare ossessionato da questa storia e continua a strumentalizzarla. Ecco perché lui ha deciso di non volerne più parlare».

Intanto L'Espresso ha ascoltato i pareri di alcuni autorevoli giuristi, che sembrano convergere in un'unica direzione. Il sindaco-viceministro difficilmente riuscirà a dimostrare che il doppio incarico è compatibile. «Ritengo sia corretto il percorso intrapreso dai consigli comunali di Reggio Emilia e Padova per Del Rio e Zanonato - osserva Vincenzo Antonelli, docente di diritto amministrativo della Luiss - anche per De Luca il consiglio dovrà avviare la procedura di decadenza dall'incarico». E' fin troppo chiaro il comma 3 del decreto legge 138/2011, convertito poi nella legge 148, ovvero la manovra finanziaria varata del governo Berlusconi nell'agosto 2011, tre mesi dopo la netta vittoria di De Luca alle comunali. Quella norma sancisce che un incarico di Governo non può convivere con una carica di natura elettiva. «E aggiungo che qualora il presidente del consiglio comunale non convochi l'assise cittadina per avviare le pratiche per la decadenza - evidenzia Antonelli - un'azione giudiziaria può essere intrapresa dai cittadini elettori di Salerno o dal prefetto ai sensi dell'articolo 70 del decreto legislativo 267/200, il Testo Unico sugli Enti Locali».

«L'incompatibilità è fuori discussione», sostiene Vincenzo Cerulli Irelli, docente di Diritto Amministrativo presso l'Università La Sapienza di Roma. «Quando la norma stabilisce l’incompatibilità tra diverse cariche - puntualizza il giurista - bisogna optare per una di esse immediatamente o comunque in tempo ragionevole. Non è prevista la cessazione automatica, ma il permanere del membro del Governo dopo il giuramento nella carica di sindaco può dare luogo a conseguenze in termini di responsabilità del soggetto, sul piano politico e sul piano giuridico, nonché di legittimità degli atti adottati''.

Per Orazio Abbamonte, noto amministrativista e docente di Storia del Diritto Moderno e Contemporaneo alla Seconda Università di Napoli, il problema va ben oltre le norme che in questi casi possono diventare anche molto scivolose. «L'impossibilità di preservare il doppio ruolo risiede in un palese di conflitto di interessi sancito dall'articolo 97 della nostra Costituzione. Gli incarichi sono politicamente incompatibili - sentenzia Abbamonte - perché allo stesso tempo non si può essere finanziatori e gestori di un ente. Il ruolo ministeriale, infatti, potrebbe avere ad oggetto finanziamenti per il Comune di Salerno, anche attraverso la gestione di intermediari. Una situazione assolutamente inaccettabile».