Nel capoluogo abruzzese la gestione dei sussidi e degli alloggi per chi ha perso la casa durante il sisma del 2009 è ancora molto caotica. Nei database dell'emergenza continuano a risultare persone morte negli ultimi quattro anni, mentre persino sui numeri degli alloggi liberi non c'è accordo

Post-terremoto, soldi ai defunti

Duecento euro al mese per un terremotato defunto. Succede anche questo al Comune dell'Aquila, alle prese con i problemi legati alla ricostruzione post-sisma, ferma da tre anni, e a una gestione sempre più caotica della "popolazione assistita", come viene definita quella parte di cittadinanza che ha case danneggiate o distrutte dal sisma e che viene "aiutata" dal Comune con un contributo economico (Cas) oppure con un alloggio provvisorio: le new town.

A denunciare il "caos assistenza alla popolazione" è Raffaele Daniele, presidente della Commissione Garanzia e controllo e consigliere d'opposizione (Udc). Il quale, incrociando una serie di dati reperiti dagli uffici comunali e facendo diverse richieste di accesso agli atti, ha portato alla luce una situazione alquanto confusa con la Banca dati dell'emergenza (Bde), dove dovrebbero essere consultabili i dati relativi all'assistenza alla popolazione e alla concessione del contributo per la ricostruzione delle abitazioni, dunque non opportunamente aggiornato. E così spunta il caso dell'uomo che, secondo la Bde, risulta essere defunto l'8 maggio 2013 ma che dal giorno dopo percepisce il Cas. Non è l'unico. In data 12 giugno 2013, sulla schermata della Bde quel defunto è in buona compagnia con altre persone, 17 in tutto tra coloro che non hanno più la residenza in città, o sono defunti, ma che continuano a ricevere il contributo in denaro: alcuni dal 2013, altri fin dal 2009, altri ancora dal 2010 e così via fino a oggi. Se poi il contributo sia stato prelevato o meno alla banca, è un altro discorso.

Il punto è che risultando il defunto ancora in Bde, l'ente ha continuato a erogare la somma mensile. Ma il 24 giugno scorso sulla schermata della Banca dati quei 17 risultano cancellati tutti tranne un morto e tre emigrati. Come mai? Non finisce qui. Il caos riguarda anche gli alloggi del progetto Case e dei villaggi Map (Moduli abitativi provvisori), in una bagarre all'interno del Comune che rischia di indebolire politicamente l'assessore che si occupa dell'Assistenza alla popolazione, Fabio Pelini (Prc), ma anche la maggioranza, che della trasparenza ha sempre fatto un cavallo di battaglia in questa legislatura.

Pelini difende l'operato del suo ufficio così: «Alcuni di quei dati semplicemente non sono aggiornati. Quando un cittadino assistito muore, viene inviata una comunicazione all'ufficio dell'anagrafe e viene cancellato». Comunicazione che spetta anche ai parenti, che devono comunicarlo entro 10 giorni, ma probabilmente non sempre viene fatto. Dagli elementi raccolti dal consigliere d'opposizione, intanto, emergono ancora 150 persone morte e però inserite nella Banca dati dell'emergenza, che risulta così, ancora una volta non aggiornata, rendendo più complessa la redistribuzione degli alloggi tra chi ne ha diritto. Il consigliere Daniele ha confrontato i dati della Bde con quelli dell'anagrafe. E non coincidono.

In sostanza, i due uffici non dialogano, non si comunicano i dati dei cittadini assistiti defunti. Cosa significa? Che nel frattempo se un nucleo familiare ha un alloggio di una certa estensione in base ai componenti, e il decesso di uno di questi non viene comunicato, non è possibile riassegnare quell'alloggio a una famiglia più numerosa e collocare i "vecchi" inquilini in un appartamento più piccolo. E così, le esigenze di una popolazione già sottoposta a ogni tipo di sacrificio, anche quello di dormire spesso in tre o quattro in una camera da letto, oppure in cucina sul divano, non possono essere prese in considerazione. E ancora: dall'indagine di Daniele emerge pure una sessantina di alloggi non censiti dal Comune ma occupati. Di una decina di essi si sono addirittura perse le chiavi.

Poi c'è il discorso delle 41 famiglie che hanno ristrutturato le abitazioni ma continuano a vivere nel progetto Case, mentre spuntano, infine, difformità sui dati relativi agli alloggi liberi: per cui, in data 29 marzo 2013 al Comune risultano disponibili 135 alloggi, che salgono a 157 per l'Enel Gas, che controlla i contatori staccati, e diventano 178 per la Bde. E monta il malumore tra i cittadini. Quello degli alloggi liberi, infatti, è un aspetto al quale gli aquilani sono attenti: in centinaia aspettano il loro turno per avere un tetto. Un passaggio che, tra l'altro, consentirebbe all'ente (e quindi allo Stato) di risparmiare milioni di euro, perché con l'assegnazione di un appartamentino decade il contributo in denaro. In tutto questo trambusto l'assessore Pelini si difende. «C'è un clima di sospetto e di caccia alle streghe», dice, «siamo noi i primi a combattere i "furbetti" del post-sisma».

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