«Mi hanno sempre assolto», giura il Cavaliere aspettando il pronunciamento della Suprema Corte. Ma la storia lo smentisce: l'ex premier ha al suo attivo tre condanne pendenti e per vent'anni si salvato quasi sempre grazie alle lungaggini nei processi e alle leggi ad personam

«In vent'anni di processi sono stato sempre assolto», racconta Silvio Berlusconi e ripetono a reti unificate i suoi tele-predicatori organizzati per presentarlo come vittima di una formidabile persecuzione giudiziaria. Ma di vere assoluzioni dopo tre gradi di giudizio, in realtà, Berlusconi ne ha ottenuta una sola e con una sentenza assai discussa. Per il resto è riuscito quasi sempre a farsi dichiarare non punibile grazie alle leggi italiane sulla prescrizione facile, che garantiscono l'impunità, dopo un periodo di tempo molto più breve che in tutti gli altri Stati occidentali, anche per i reati effettivamente commessi: a documentarlo sono tutte le sentenze definitive degli ultimi anni, decise sempre dalla Cassazione nell'indifferenza quasi generale. E comunque, in attesa del nuovo verdetto "fine-di mondo" della Suprema Corte, previsto per questo giovedì (probabilmente nel tardo pomeriggio), Berlusconi ha tuttora tre condanne pendenti.

La prima, quella che ora è al vaglio della Suprema Corte, è la condanna come "ideatore" della maxi-frode fiscale sui diritti tv di Mediaset: in pratica Berlusconi, secondo l'accusa confermata dai giudici di primo e secondo grado, faceva la cresta sui contratti esteri di Mediaset, con il duplice effetto di trasferire montagne di soldi su conti esteri nei paradisi fiscali e di permettere alle sue televisioni di pagare molte meno tasse allo Stato italiano. I giudici milanesi additati come suoi persecutori, cioè il tribunale e la corte d'appello, lo hanno condannato a quattro anni di reclusione, ma tre sono già condonati grazie all'indulto del 2006, e per i dodici mesi residui l'ex premier rischia al massimo i domiciliari nella sua villa. E potrà evitare anche quelli, se chiederà l'affidamento ai servizi sociali, che lo obbligherebbe solo a dedicare un po' di lavoro gratuito per la comunità. In caso di conferma della condanna, scatterebbe anche l'interdizione dai pubblici uffici, ma il sostituto procuratore generale della Cassazione ha già proposto di ridurla da cinque a tre anni. E comunque per renderla eseguibile servirebbe una decisione politica del Parlamento. Il vero limite immediato sarebbe probabilmente il divieto di lasciare l'Italia senza permesso dei giudici: insomma, addio feste con gli autocrati russi o kazaki e stop alle vacanze nelle ville ai Caraibi.

Nel processo Mediaset l'accusa nasce dalla scoperta - innegabile: la procura ha trovato le carte dei bonifici bancari - di ben 368 milioni di euro, finiti sui conti esteri di società off-shore che risultano documentalmente controllate dalla Fininvest: erano le società tenute nascoste dal famoso avvocato inlgese David Mills, che ha poi ammesso di aver creato l'intero sistema di 64 off-shore del gruppo Berlusconi. Il processo è cominciato quando l'accusa era già stata ridotta ai minimi termini, passando da 368 a soli 7,3 milioni di euro, per effetto della legge ex Cirielli, varata dal governo Berlusconi nel 2005, che ha dimezzato i tempi della prescrizione cancellando tutti i reati precedenti all'ultimo pezzo di presunta frode fiscale del 2002-2003.

La seconda condanna gli è stata inflitta nel cosiddetto processo Ruby: sette anni in primo grado per concussione – per aver spinto la questura a rilasciare quella 17enne marocchina fermata per furto, presentandola come la nipote di Mubarak – e prostituzione minorile – per aver pagato la stessa minorenne in almeno tre notti di bunga bunga. Quest'ultimo reato rappresenta l'unico caso in cui in Italia, appunto per proteggere i minori, può essere processato il cliente di una prostituta: lo stabilisce una legge approvata e pubblicizzata, prima che scoppiasse lo scandalo, proprio da Berlusconi e dal suo ex ministro Mara Carfagna. Nel processo Ruby i fatti si riferiscono alla primavera del 2010, per cui la prescrizione è lontana e improbabile, ma la condanna diventerebbe eseguibile solo se e quando venisse confermata in appello e in Cassazione, quindi se ne riparlerà tra due-tre anni.

La terza condanna pendente riguarda il caso dell'intercettazione rubata nel 2005, dagli atti ancora segreti dell'inchiesta milanese Unipol-Bnl, per colpire un avversario politico, l'allora leader del centrosinistra Piero Fassino. Il tribunale ha inflitto a Berlusconi un anno di reclusione (solo teorica) per violazione aggravata del segreto istruttorio: la stessa accusa che tutto il Pdl rimprovera costantemente ai cronisti giudiziari onesti, che in realtà si limitano a pubblicare atti non segreti e di sicura rilevanza penale. Berlusconi è stato riconosciuto colpevole di aver fatto diffondere sul "Giornale", il quotidiano di famiglia intestato al fratello Paolo, il testo di una telefonata registrata e poi rubata dai tecnici della società di intercettazione, che gliel'hanno portata ad Arcore il 24 dicembre 2005, mentre l'inchiesta sulla scalata tentata da Unipol alla banca Bnl era ancora segreta. L'intercettazione trafugata non era ancora stata neppure trascritta per i magistrati: esisteva solo come file audio.

In questo processo, però, in realtà Berlusconi non rischia più niente: il reato verrà cancellato dalla prescrizione tra poco più di un mese, in settembre. A quel punto i giudici potranno al massimo confermare la condanna civile a risarcire la vittima del reato. L'intercettazione fu utilizzata per screditare, in piena campagna elettorale del 2006, l'allora segretario Ds Piero Fassino, inserendolo in un intreccio tra affari e politica che per molti elettori di sinistra fa ancora scandalo. Per Fassino però l'intercettazione era penalmente irrilevante: nessuno ha mai ipotizzato alcuna sua complicità negli illeciti attribuiti agli ex dirigenti di Unipol.

Un altro procedimento aperto, ma ancora nella fase dell'udienza preliminare, è in corso a Napoli per la "compravendita" del senatore Sergio De Gregorio, eletto con la lista Di Pietro ma passato nel 2007-2008 con il centrodestra. Berlusconi come sempre respinge ogni accusa. De Gregorio confessa invece di aver intascato soldi in nero per passare con Berlusconi e chiede di patteggiare una condanna a un anno e otto mesi.

Negli altri processi già conclusi negli ultimi vent'anni, Berlusconi è stato salvato quasi sempre dalla prescrizione. I suoi avvocati hanno puntualmente fatto ricorso in Cassazione nel tentativo di fargli ottenere l'assoluzione, ma gli è andata bene solo una volta. Si tratta del famoso processo per le quattro tangenti alla Guardia di Finanza scoperte nel 1994 dai pm di Mani Pulite.

Dopo la condanna in primo grado e la prescrizione in appello, Berlusconi è stato assolto per la prima volta direttamente da una sezione della Cassazione, ovviamente diversa da quella odierna (con un cosiddetto "annullamento senza rinvio"). La stessa sentenza della Cassazione ha invece confermato in via definitiva tutte le altre condanne, in particolare quelle del suo fiscalista Salvatore Sciascia per corruzione e del suo legale aziendale Massimo Maria Berruti per favoreggiamento: i manager della Fininvest, ha stabilito la Cassazione, hanno effettivamente corrotto quattro squadre della Guartdia di Finanza, ma Berlusconi poteva non saperlo. Questa assoluzione definitiva è stata usata per anni come un'arma contro i magistrati milanesi, accusati di aver ordito un complotto politico contro il primo governo Berlusconi. Il colmo è che la recente sentenza della Cassazione sul caso Mills ora spiega che quell'assoluzione di Berlusconi per le tangenti alla Guardia di Finanza fu resa possibile proprio dalla corruzione del testimone inglese. Dopo le condanne definitive per le tangenti pagate a sua insaputa, Berlusconi ha fatto eleggere in Parlamento sia Sciascia che Berruti.

Negli altri processi più importanti, invece, Berlusconi non è stato assolto, ma dichiarato non punibile per prescrizione. Il caso che ha fatto più rumore riguarda la maxi-corruzione giudiziaria da mezzo miliardo di euro per annullare il Lodo Mondadori: per Berlusconi il caso si è chiuso nel 2000 con una sentenza definitiva di prescrizione dell'accusa di aver comprato a suon di tangenti il giudice civile di Roma, Vittorio Metta, che assegnò a lui la grande casa editrice, rovesciando il precedente verdetto favorevole all'editore Carlo De Benedetti. Tutti gli altri coimputati di Berlusconi, compresi il suo ex ministro-avvocato Cesare Previti e l'ex giudice Metta, sono stati condannati con sentenza definitiva.

La prescrizione ha cancellato anche l'accusa per le tangenti a Bettino Craxi: 23 miliardi di lire versati sui conti svizzeri del leader socialista, fino al 1992, dalla società estera All Iberian, una off-shore "appartenente al gruppo Fininvest", come certificato dalle banche svizzere che ne gestivano i bonifici. Berlusconi e Craxi, condannati in primo e secondo grado, hanno ottenuto la prescrizione in Cassazione, che ha invece respinto la loro richiesta di assoluzione.

Un altro processo con cifre enormi riguardava i colossali falsi in bilancio addebitati alla Fininvest negli anni Novanta: le aziende del Cavaliere avevano nascosto ben 1550 miliardi di lire (pari a 775 milioni di euro) su conti esteri di 64 società off-shore, tra cui All Iberian che funzionava da cassaforte. Questo processo si è prescritto sul nascere, subito dopo la chiusura delle lunghe e complesse indagini, per effetto della riforma varata nel 2002 dal governo Berlusconi, che ha demolito il reato di falso in bilancio, trasformandolo in una semplice contravvenzione a prescrizione ultra-rapida. Anche in questo caso nelle sentenze definitive si legge che Berlusconi «non può certo dirsi innocente».

Un'altra spettacolare prescrizione ha chiuso in gloria il processo per la corruzione giudiziaria del super-testimone David Mills. L'avvocato inglese, condannato in primo e secondo grado con l'accusa di aver incassato tangente per mentire davanti a due tribunali e «salvare mister Berlusconi da un mare di guai», ha ottenuto la prescrizione in Cassazione grazie alla solita legge ex Cirielli.

Berlusconi invece ha rinviato il suo processo personale grazie ai famosi scudi legali poi dichiarati incostituzionali e quindi ha potuto beneficiare della prescrizione già in primo grado. La sentenza definitiva della Cassazione spiega però che Mills, pur non essendo punibile perché il reato è ormai prescritto, è sicuramente colpevole di aver incassato una tangente di 600 mila euro, nel 1999, per testimoniare il falso in Italia, in particolare per nascondere ai tribunali milanesi che le famose 64 società off-shore con oltre un miliardo di fondi neri erano «di proprietà personale di Silvio Berlusconi».

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