«Oggi un gruppo di ricercatori scende in piazza, a Montecitorio, per il diritto a sperimentare farmaci sugli animali. Io la penso come loro: perché è sbagliato parlare di 'vivisezione' e perché la ricerca salva vite umane»: ci scrive lo scienziato del 'Mario Negri'

Caro direttore,

un gruppo di giovani studenti ha deciso di scendere in campo, prendendo spunto da un analogo gruppo inglese, per dare informazioni al pubblico sul problema della sperimentazione animale.

Fra le varie iniziative saranno presenti a Roma in Piazza Montecitorio giovedì 19 settembre in modo assolutamente pacifico, diversamente dall'atteggiamento degli animalisti che usano la metodologia,degli insulti e dell'ostruzionismo nei confronti di chi la pensa diversamente.

Cosa spiegheranno? Anzitutto che il termine "vivisezione" è impiegato per ignoranza o per malafede perché i ricercatori non sezionano nessun organismo vivente ma seguono la legge della sperimentazione animale che impiega se necessario l'anestesia e tutte le regole che vengono impiegate in clinica per evitare dolore e sofferenza.

In secondo luogo confuteranno l'idea che esistano metodi alternativi alla sperimentazione animale, perché si tratta di metodi complementari che vengono impiegati tutti i giorni nei laboratori di ricerca,ma non possono essere sostitutivi. Dovrebbe essere chiaro a tutti che poche cellule coltivate in vitro non  possono neppure lontanamente sostituire il più semplice degli organismi viventi.

Gli animalisti sostengono che gli animali non sono predittivi di quanto succede nell'uomo ma a maggior ragione non lo saranno le cellule che vivono in un contesto privo dell'influenza della circolazione,degli impulsi nervosi, dell'influsso ormonale del controllo immunologico che contraddistingue gli organismi viventi.

In realtà occorre sottolineare che tutti i farmaci di cui disponiamo e che hanno avuto un ruolo molto significativo nel prolungare la vita dell'uomo sono il frutto della sperimentazione animale: dai farmaci antitumorali agli antibiotici,dai farmaci cardiovascolari agli psicofarmaci per citare solo alcune categorie.L'informazione riguarderà anche il fatto che gli stessi farmaci sviluppati dall'uomo attraverso le sperimentazione animale,sono gli stessi che vengono impiegati anche per trattare le malattie degli animali che vivono con le famiglie.

Su queste considerazioni è d'accordo la stragrande maggioranza degli scienziati mentre i pochissimi che dissentono non sono in grado di presentare argomentazioni scientificamente valide,anche perché sono in conflitto con le leggi di tutto il mondo civile che richiedono la sperimentazione animale per studiare l'efficacia dei farmci o la tossicità di tutte le sostanze che possono venire in contatto con l'uomo a vario titolo.

In conclusione purtroppo,ancora oggi, è impossibile fare a meno della sperimentazione animale se si vogliono curare le tante malattie che affliggono bambini e anziani.

Dobbiamo liberare quindi l'opinione pubblica da pregiudizi e disinformazione che comporterebbero,se seguiti,enormi danni alla salute di tutti.

Diverse e più rispettabili sono le convinzioni di chi non accetta la sperimentazione per motivi etici,ritenendo che l'uomo non abbia il diritto di utilizzare gli animali.

Questa impostazione si dovrebbe tuttavia rivolgere prima di tutto ad altri tipi di attività che utilizzano gli animali come cibo, gioco o materiale d' impiego.

I giovani di Pro-Test ritengono che l'uomo abbia il dovere di proteggere gli animali, ma il diritto di utilizzarli in condizioni ben controllate quando è in gioco la salute e la sofferenza dei suoi simili.Sarebbe anche utile ricordare a chi invoca argomenti etici che non ha il diritto di imporli ad altri e sopratutto avrebbe il dovere di essere coerente.

La manifestazione de 19 settembre va seguita con interesse. Tutti i ricercatori che credono nel loro lavoro dovrebbero essere presenti a Roma anche per mostrare ai Parlamentari che devono ritirare una legge che é contro la direttiva europea e mette l'Italia al di fuori della ricerca biomedica.