Nascerà in Sicilia, vicino Gela, un maxi parco fotovoltaico da 300 milioni di euro per dare energia alle coltivazioni in serra. Un progetto nel quale sono coinvolti alcuni imprenditori di cui si sono sospettati legami con i clan. Ma l'assessore Marino smentisce e dice che sono puliti

C'è l'ombra di relazioni pericolose sul progetto fotovoltaico più grande d'Europa che sta per nascere tra Gela e Buscemi, in provincia di Caltanissetta: un maxi progetto da 300 milioni di euro. Somma che servirà a creare un parco fotovoltaico per dare energia a un polo agricolo da 230 ettari.

Tutti i terreni su cui sorgerà l'impianto, sono stati espropriati dal Comune di Gela 'per pubblica utilità'. Nelle serre, coperte da 233 mila moduli fotovoltaici, si coltiveranno pomodori biologici con tecnica idroponica. La climatizzazione sarà fornita da un impianto a biomasse da 40 MegaWatt.

Chi lo finanzia? Oltre 200 milioni sono pronti per essere investiti dalla Radiomarelli, una holding svizzera che porta avanti la storica marca elettronica italiana. Le altre somme arriveranno in parte dal Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica e dalla cooperativa Agroverde di Gela, la vera regista del progetto. Al comune di Gela, poi, andrà una percentuale sugli utili.

Ma chi sono i protagonisti che muovono le fila di questo progetto? Alla posa della prima pietra, l'otto giugno 2013, era presente il gotha della politica siciliana, con in prima fila il governatore Rosario Crocetta e Beppe Lumia, senatore democratico e già presidente della Commissione antimafia.

Erano lì per augurare buon lavoro alla cooperativa Agroverde e al suo presidente: Stefano Italiano. Nel 2008, Italiano è stato inquisito per riciclaggio di capitali mafiosi. Nel 2010 è stato assolto perché il "fatto non sussiste", ma nel 2011 la Procura Generale di Caltanissetta ha impugnato e Italiano è ancora oggi sotto indagine: lo conferma a 'l'Espresso' lo stesso imprenditore che afferma di  «non essere minimamente preoccupato da questa indagine, mi fido della giustizia».

Il secondo big sponsor del progetto è un costruttore gelese, Emanuele Mondello, a capo della Mondello spa, una piccola holding costituita con la creazione di società satellite, che opera anche in nord Africa. 

Mondello è un nome che risulta spesso nei taccuini della Dia e dei magistrati in merito alle indagini sulle famiglie mafiose di Gela, come gli Emanuello e i Rinzivillo. Dopo essere finito sotto accusa per i subappalti ottenuti per la ricostruzione dell'Aquila post terremoto, Mondello è stato nuovamente chiamato in causa per fatti connessi alla mafia. Il nome dell'imprenditore edile è stato fatto da Carmelo Barbieri, ex boss mafioso gelese e oggi collaboratore di giustizia, durante l'udienza del 5 luglio 2013, di uno dei tronconi del processo scaturito dalla maxi inchiesta antimafia 'Tetragona',  che nel 2011, ha portato in carcere 62 persone sull'asse Sicilia – Lombardia.

«Ricordo molto bene », ha detto Barbieri, «che Emanuele Mondello ci garantiva in continuazione regali economici. Somme che versava con regolarità anche quando non venivano chieste. Una busta con denaro venne consegnata, al momento della sua scarcerazione, a Carmelo Collodoro. I soldi li aveva messi a disposizione proprio Mondello ma Collodoro li rifiutò. Forse, erano circa tremila euro».

Da quello che racconta il pentito, il costruttore, avrebbe avuto rapporti proprio con il clan degli Emmanuello. «Mi venne riferito», afferma Barbieri «che i soldi di Mondello venivano consegnati a Daniele Emmanuello. Non a caso, quando gli stiddari cercarono di sottoporre a estorsione il gruppo Mondello, furono proprio gli affiliati al gruppo Emmanuello a farli desistere dicendogli che quell'imprenditore non si doveva toccare».

Anche se oggi pare aver cambiato idea, le attività di Mondello sono state messe in discussione qualche anno fa anche da Beppe Lumia, attraverso una interrogazione al Senato. In quegli anni la 'Igc', una società dell'imprenditore gelese, stava operando in Abruzzo dopo il terremoto dell'Aquila.

Diceva l'interrogazione di Lumia: «Risulta che un'impresa di Gela priva dei requisiti antimafia stia lavorando alacremente in alcuni subappalti in Abruzzo. L'impresa è la Igc il cui titolare è Emanuele Mondello. Si chiede di sapere: se il governo abbia preso provvedimenti per mettere in piedi un sistema di controlli in grado di impedire infiltrazioni da parte della criminalità organizzata nella ricostruzione post-terremoto in Abruzzo; se corrisponda al vero che la richiamata societa Igc si sia aggiudicata dei subappalti in Abruzzo e per quale ragione ciò non sia stato impedito». 

Le due figure, quelle di Mondello e di Italiano non turbano tuttavia la politica siciliana: «Allo stato attuale», dice l'assessore all'Energia, Nicolò Marino, «dopo aver acquisito informazioni tramite la Prefettura di Palermo, quella di Caltanisetta e la Procura Generale, possiamo dire con certezza che i lavori del fotovoltaico possono essere svolti dalla cooperativa Agroverde».

Per Marino «il procedimento giudiziario a carico di Italiano, si chiuderà certamente con una assoluzione», ma «se per caso non verrà nuovamente rilasciato il certificato antimafia alla sua cooperativa revocheremo l'autorizzazione ai lavori».