Il braccio destro di Massimo Carminati che si fa aprire le porte del prefetto da Gianni Letta. «L'ho ricevuto solo per rispetto alla persona che me lo ha segnalato, ovvero Gianni Letta», ha dichiarato il prefetto della capitale Giuseppe Pecoraro, ricostruendo l'incontro dello scorso marzo con Salvatore Buzzi per parlare di nuove strutture per immigrati. Ma non è l'unico caso in cui Letta, potente sottosegretario a Palazzo Chigi negli anni berlusconiani, spunta nelle vicende della cerchia di Carminati.
“L'Espresso” nel numero in edicola rivela la storia di un'altra associazione nata per nobili fini e poi sfruttata per le operazioni di “Mafia Capitale”. È la casa famiglia “Piccoli Passi”, creata dall'imprenditore Lorenzo Alibrandi: il fratello del terrorista dei Nar morto durante una sparatoria con la polizia e legatissimo a Carminati. Stando agli atti dell'indagine, il boss era intervenuto per sbloccare in Comune le autorizzazioni per la casa famiglia: un progetto sorto in un casale con 90 ettari di terreno donati dalla fondazione dei costruttori P., soci di Carminati e Buzzi nel business degli immigrati e in altri affari.
Nel gennaio 2009 fu proprio l'allora sottosegretario Gianni Letta a inaugurare la sede dell'onlus “benedetta” da Carminati: assieme all'uomo forte di Palazzo Chigi nella foto - tratta da un forum online - a sinistra c'è il giovane imprenditore D. P. P., intimo sia di Buzzi che del padrino nero.
Secondo i magistrati quel casale isolato nella campagna romana, a poca distanza dalla tenuta presidenziale di Castel Porziano, non sarebbe stato usato solo per iniziative umanitarie. I carabinieri del Ros sono convinti che servisse per le riunioni più riservate del “Cecato” con i suoi complici, dai politici ai burocrati, dagli imprenditori agli ex camerati. Lì le microspie dell'Arma riescono a intercettare le anche conversazioni in cui il re di Roma parla degli investimenti a Londra.
Cosa ha portato Gianni Letta fino alla Onlus creata da Alibrandi? E perché si è fatto sponsor di Buzzi? L'ex sottosegretario conosce ogni meandro di Roma. Dal 1973 al 1987 ha diretto il “Tempo”, quando era uno dei quotidiani di riferimento della capitale e la città viveva tra attentati terroristici e ricatti della Banda della Magliana. È stato un pilastro della vita politica e imprenditoriale cittadina, fino a conquistare una posizione chiave nazionale al fianco di Silvio Berlusconi dopo la discesa in politica del 1994.
Una figura estremamente accorta, che è sempre riuscita a tenersi lontana da scandali e grane giudiziarie: un nome a cui il centrodestra dominante guardava come possibile candidato al Quirinale. E che ora invece si scopre protettore di interessi molto espliciti. Lo ha dichiarato a “Repubblica” lo stesso prefetto Pecoraro: «Quando Salvatore Buzzi andò via, dopo l'incontro con me, telefonai a Gianni Letta e gli dissi: “Gianni, ma chi mi hai mandato?”. E lui mi rispose: “Non lo farò più”».