Il fondatore di WikiLeaks su "Big G."Negli ultimi 15 anni Google è cresciuto dentro Internet come un parassita"

Vive confinato tra quattro mura dal 7 dicembre 2010, con il timore di essere estradato negli Stati Uniti. E da lì Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks, ?ha dato alle stampe un libro: “When Google Met WikiLeaks” . “L’Espresso” gli ha chiesto quindi di parlarci dell’azienda ?di Mountain View.

Nel suo libro scrive che se il futuro di Internet sarà Google, questo dovrebbe preoccupare chiunque nel mondo. Perché?
«Negli ultimi 15 anni Google è cresciuto dentro Internet come un parassita. Navigazione sul Web, social network, mappe, satelliti, droni... Google è dentro? il nostro telefono, sul nostro desktop, sta invadendo ogni aspetto delle nostre vite:?sia le relazioni personali che commerciali. Ormai Google ha un potere reale su chiunque usi la Rete, ovvero praticamente chiunque nel mondo contemporaneo. ?Nel diventare sempre più grande, ?Google è diventato anche malvagio».

Dossier
Siamo tutti sudditi di Google e Facebook
23/12/2014
Perché malvagio?
«Spiego nel mio libro come ormai è allineato con la politica estera americana. Questo significa per esempio che nell’interesse degli Stati Uniti può finire per compromettere la privacy di miliardi di persone e può usare ?il potere della pubblicità a scopi di propaganda. Google sta costruendo uno sterminato bacino di informazioni che è di grande interesse per il governo americano, che è quindi entrato in relazione con Mountain View per accedere al suo database. Il business model di Google è raccogliere più dati possibili sulle persone ?e centralizzare quei dati, per trovare tutte ?le relazioni, così da elaborare un modello ?di previsione per la pubblicità mirata: ?quasi esattamente quello che fa la Nsa».

Che tipo di mondo Google stanno costruendo per noi?
«Un mondo di infinito consumismo ed evasione, dove il consumatore ideale va in giro con i gadget Google, “strisciando il dito” e “condividendo”: e tutto è meraviglioso. ?A Mountain View pensano che nel mondo occidentale non ci sia più bisogno ?della privacy, perché i governi sono intrinsecamente “buoni”, responsabili ?e usano l’informazione che raccolgono per gestire in modo migliore i loro cittadini».