I giudici contabili tedeschi: per i caccia europei spenderemo 60 miliardi. Le autorità italiane negano i dati, ma le previsioni per il nostro Paese superano i 40 miliardi di euro
di Gianluca Di Feo
2 maggio 2014
Per sapere come si può risparmiare sulla Difesa bisognerebbe prima di tutto capire quanto spendiamo. E non solo per l'acquisto di nuovi armamenti, ma anche per la loro gestione nel corso degli anni. Ormai negli altri paesi ogni nuovo contratto prende in considerazione non soltanto il prezzo per comprare un aereo, un cannone o una nave: viene chiesta una previsione sui costi dell'intera attività, dai consumi di carburante alla manutenzione, dai ricambi agli aggiornamenti.
Due giorni fa la Corte dei Conti tedesca si è pronunciata sul programma Eurofighter, il caccia europeo adottato anche dall'Italia, con una conclusione choc: la spesa complessiva sarà di 60 miliardi di euro, il doppio di quanto previsto inizialmente. E questo nonostante il governo di Berlino abbia scelto di ridurre l'ordine da 180 a soli 140 aeroplani. Secondo i magistrati contabili tedeschi, sul decollo dei costi contribuiscono soprattutto quelli per la manutenzione, che sono aumentati “in modo particolarmente forte”.
Di fronte a queste cifre, il governo tedesco ha dovuto riconoscere che non sa quale sarà il conto finale degli Eurofighter. Un portavoce del ministero della Difesa ha precisato che è importante distinguere tra gli esborsi già sostenuti e gli impegni futuri: «Sono sicuro che il ministero ha informazioni chiare sulle spese attuali e le abbiamo fornite alla Corte dei Conti. Ma devo riconoscere che sulle spese che ci attendono non c'é la trasparenza che desideriamo».
L'Eurofighter viene prodotto da un consorzio continentale che comprende industrie tedesche, inglesi, italiane e spagnole. Alenia e Selex, del gruppo Finmeccanica, sono tra le società leader impegnate nel programma, con oltre 400 jet già costruiti ed esportati anche in Austria e Arabia Saudita. Ma nel nostro Paese è difficile avere stime sul peso dell'operazione per le tasche dei contribuenti.
Come ha rivelato “l'Espresso”, nel 2013 la Difesa ha aumentato la previsione di costi per il caccia di ben tre miliardi: fino all'anno prima si ipotizzava di spendere 18 miliardi, poi la somma è salita a 21. E questo sebbene gli ordini siano stati tagliati a 96 aerei rispetto ai 121 previsti nel 1997. Sulla crescita delle stime non sono stati forniti commenti. E non sono disponibili neanche valutazioni sull'impatto globale del programma, simili a quelle formulate dalla magistratura tedesca.
Eppure le istituzioni contabili dei Paesi che partecipano al programma hanno creato una conferenza per lo scambio di informazioni, che si è riunita proprio a Roma lo scorso dicembre. Ma la richiesta formale de “l'Espresso” di avere notizie dalla Corte dei Conti sul monitoraggio dei nostri giudici è stata respinta. In compenso, i dati del report tedesco analizzati dal sito Defense-aerospace permettono di farsi un'idea sul prezzo di ogni singolo Eurofighter comprato dalla Germania: 84 milioni di euro ciascuno. Una cifra simile proviene dai documenti britannici, che parlano di 87 milioni per ogni caccia, più altri 47 milioni per manutenzione e ricambi. E in Italia, quando si riuscirà ad avere trasparenza?
Se si applicasse la stima dei magistrati contabili al numero di velivoli ordinati dalla nostra Aeronautica, la previsione di costo per l'intero ciclo operativo degli Eurofighter italiani sarebbe di oltre 41 miliardi di euro. Ossia il doppio di quanto riportano i bilanci ufficiali.
La questione assume altissima rilevanza nel dibattito in corso sui tagli alle spese militari, perché l'Eurofighter è stato proposto più volte come un'alternativa europea agli F-35 progettato negli Usa dal consorzio guidato dalla Lockheed: una soluzione proposta anche nel documento dei parlamentari Pd della Commissione Difesa.