È un labirinto giudiziario che sembra senza fine, quello che stanno affrontando i familiari di Giuseppe Uva, l'uomo morto il 14 febbraio del 2008 a Varese dopo esser stato portato dalle forze dell'ordine in caserma e di lì costretto a un trattamento sanitario obbligatorio in ospedale. Oggi
il giudice dell'udienza preliminare Stefano Sala ha respinto la richiesta del procuratore Felice Isnardi di
rinviare a giudizio per il solo reato di "abuso di autorità" i carabinieri e gli agenti di polizia coinvolti. No, secondo il gup vanno accolte le istanze delle parti civili. E va avviato un processo che vedrà sei poliziotti e un carabiniere imputati per omicidio preterintenzionale.
[[ge:rep-locali:espresso:285500212]]«È uno scandalo che si arrivi solo oggi a un rinvio a giudizio», ha detto
l'avvocato della sorella, Lucia Uva, Fabio Anselmo, festeggiando comunque la decisione del gup: «perché si rischia la prescrizione per gran parte delle accuse contestate». La decisione arriva infatti dopo una tormentata vicenda giudiziaria. Il processo venne diviso da subito. La prima parte vide imputati i medici della struttura ospedaliera in cui il quarantenne morì: assolti in primo grado.
Secondo il giudice Orazio Muscato infatti le cause del decesso andavano individuate "in una tempesta emotiva legata al contenimento, ai traumi auto e/o etero prodotti, nonché all'agitazione da intossicazione alcolica acuta".
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Se assolse i medici, il tribunale stabilì però che restavano ignote le ragioni per le quali "Giuseppe Uva, nei cui confronti non risulta esser stato redatto un verbale di arresto o di fermo, mentre sarebbe stata operata una semplice denuncia per disturbo della quiete pubblica, è prelevato e portato in caserma, così come tutt'ora sconosciuti rimangono gli accadimenti intervenuti all'interno della stazione dei carabinieri di Varese (certamente concitati, se è vero che sul posto confluirono alcune volanti di polizia) ed al cui esito Uva, che mai in precedenza aveva manifestato problemi di natura psichiatrica, verrà ritenuto necessitare di un intervento particolarmente invasivo quale il trattamento sanitario obbligatorio".
Qui emerge l'altro filone processuale, che vede indagate otto persone fra carabinieri e agenti di polizia che quella notte trattennero Uva in caserma.
[[ge:rep-locali:espresso:285500211]]In un primo momento, i due pubblici ministeri titolari dell'inchiesta,
Agostino Abate e Sara Arduini, chiesero l'archiviazione.
Ma il giudice delle indagini preliminari la rifiutò, imponendo l'imputazione coatta. Arrivò così la richiesta di rinvio a giudizio, dagli stessi pm. E a quel punto intervenne il procuratore capo,
Felice Isnardi, che si autoassegnò il fascicolo. Per arrivare però pressapoco
alle stesse conclusioni. Era il mese scorso. E in Italia anche
Amnesty International, indignata, intervenne con un comunicato. Quindi, oggi, è di nuovo un giudice a decidere che il processo ci sarà. E per omicidio preterintenzionale. Sperando si arrivi a scoprire cosa successe quella notte nella caserma di Varese.