Arriva la svolta nelle indagini della direzione distrettuale antimafia di Napoli sulle presunte infiltrazioni del clan dei Casalesi negli appalti del piano Pip di Lusciano: chiesto l'arresto per Cesaro e i suoi fratelli. Ripubblichiamo qui l'inchiesta dello scorso luglio
Mentre cresceva l'attesa per la deposizione in aula del boss pentito del clan dei Casalesi Antonio Iovine, che avrebbe parlato per la prima volta in aula degli elementi di saldatura tra camorra e politica, a Sant'Antimo, paesone in provincia di Napoli, la notte prima, un ordigno devastava l'ala di un palazzo. Non un palazzo qualsiasi, ma il centro Igea, un polo diagnostico di proprietà dei Cesaro.
Era la notte di sabato 7 giugno. Il centro è proprietà di Antimo, fratello di Luigi Cesaro, quest'ultimo è il politico della famiglia, già presidente della Provincia, ora deputato di Forza Italia e in passato parlamentare europeo sempre per il partito di Berlusconi. Quando l'ex presidente del consiglio, nei giorni scorsi, è sceso a Napoli, Cesaro, meglio noto come Giggin 'a purpetta, lo ha portato a mangiare una buona pizza partenopea.
Dopo il tramonto di Nicola Cosentino, di cui era sodale, è lui il plenipotenziario campano del partito berlusconiano. Cosentino non è stato ricandidato per i guai giudiziari, mentre Cesaro, nonostante fosse risaputo dell'inchiesta antimafia a suo carico, è stato messo ugualmente in lista.
Ci sono analogie tra i due ras del Pdl campano, poi di Forza Italia. Cosentino come Cesaro ha fratelli impegnati in imprese, interessi diversi ma con la medesima caratteristica: avere nella scuderia un politico di rango. A Cosentino è andata male, lo scorso aprile è stato nuovamente arrestato insieme al fratello. Giovanni Cosentino in una intercettazione chiariva: “Dove ci vuole la politica c’è mio fratello Nicola; dove ci vogliono i soldi ci sto io e dove ci vuole la forza c’è pure la forza”. Organizzazione disarticolata dall'inchiesta della magistratura che ne ha incenerito potere e orizzonti.
Destino diverso per Cesaro, che dopo l'esplosione del centro, si è detto amareggiato: «Sono due volte colpito: per la violenza in sé e i danni non solo materiali di questo ennesimo atto intimidatorio che colpisce un'azienda che rappresenta un punto di riferimento della sanità campana». Il politico di Sant'Antimo parla di una recrudescenza criminale e dell'urgenza di garantire sicurezza ai cittadini. Un mese fa, la guardia di finanza aveva sequestrato quote societarie all'imprenditore edile Aniello Cesaro, fratello di Luigi, per un valore di 4,2 milioni di euro per la contestazione di omessa comunicazione al fisco di alcuni ricavi. Inchiesta dalla quale il deputato è completamente estraneo.
A turbare le notti del deputato Cesaro c'è, invece, una richiesta di arresto per connivenza con i clan che la Procura di Napoli ha inviato all'ufficio gip del Tribunale di Napoli più di un anno e mezzo fa. Da quanto risulta a “l'Espresso” il giudice non ha ancora deciso e il ritardo inizia a diventare notevole. L'indagine riguarda solo il politico. L'inchiesta ha origine dalle dichiarazioni di Gaetano Vassallo, collaboratore di giustizia e ruota attorno ad affari milionari, in particolare sotto l'attenzione degli inquirenti, c'è il Pip, il piano investimenti produttivi del comune di Lusciano, e una partita da 50 milioni di euro, nonché la riconversione della Texas di Aversa. I presunti rapporti di Cesaro con i Casalesi - fazione Bidognetti dal boss ergastolano Francesco, detto Cicciotto e' mezzanotte - emergono proprio dalle dichiarazioni di alcuni pentiti, tra cui Gaetano Vassallo e Luigi Guida, detto o' drink, che è stato per anni il reggente del clan Bidognetti.
L'avvocato Michele Santonastaso, accusato di complicità con i clan, in un verbale ha raccontato: «Lui (Luigi Guida, ndr) aveva coinvolto il Ferraro (altro politico campano, ndr) in questa situazione, Cesaro un altro politico, mi sembra un onorevole ed aveva coinvolto l'amministrazione comunale credo di Lusciano». Nel passato di Cesaro c'è un'assoluzione in Cassazione, dopo un arresto e la condanna in primo grado, nel processo che lo vedeva imputato di connivenza con il clan di don Raffaele Cutolo. Vecchia storia degli anni '80. Poi, nel 1991, è arrivato lo scioglimento del comune di Sant'Antimo. Nel decreto si leggeva: «La cointeressenza in attività economiche si coglie soffermandosi sugli accordi in materia di appalti tra il clan di Pasquale Puca e il clan dei Verde, che operano rispettivamente attraverso le Cooperative "La Paola" e "Raggio di Sole", addivenendo in tal modo ad una spartizione dei settori dell'imprenditoria locale. ?Della Cooperativa "Raggio di Sole" è socio il consigliere comunale Aniello Cesaro unitamente ai fratelli Raffaele - legale rappresentante - e Luigi».
La coop non esiste più da qualche anno. Ma è un riferimento che torna di attualità. L'Espresso ha letto una delle prime informative su Cesaro, datata 2008, nella quale gli uomini della direzione investigativa antimafia di Napoli riportano le dichiarazioni di Gaetano Vassallo: «Ristorem, società che gestisce un polo di ristorazione, appartenente all’On. Cesaro, collegata al clan Verde di Sant’Antimo. Tale società è gestita dall’on. Cesaro, insieme ad un altro imprenditore di Sant’Antimo, affiliato al clan Puca di ‘o minorenne, che si chiama Petito, detto o’lione». Ecco la ricostruzione degli incastri societari. Dalla visura camerale risulta che la società Ristor M, nel 2003, ha inglobato un ramo d'azienda della Maira srl.
Nella Maira i soci erano Aniello Petito, figlio di 'o lione, e fino al 2010 Rosa Petito, «moglie – riporta l'informativa - di Aniello Cesaro», fratello di Luigi, il deputato forzista. Proprio 'o lione, Pasquale Petito, ha poi acquisito la Maira. Un'altra figura che citano gli investigatori è il fratello di 'o Lione. Gli inquirenti lo descrivono così: «Camorrista, deceduto il 30/09/1992 in un agguato». E citano di nuovo la Raggio di Sole nella quale Aniello Petito ha ricoperto la carica di sindaco. Accanto a lui fino al 2007 c'era «Rosa Marino - si legge nell'informativa - moglie dell'onorevole Cesaro Luigi». Una famiglia, mille risorse e molti affari. E solo di affari si parla visto che le persone citate non sono indagate e le parole del pentito riguardano Luigi Cesaro, il politico, lui sì, sotto inchiesta.
Il collaboratore Gaetano Vassallo, l'imprenditore dei rifiuti del clan dei Casalesi, ricostruendo i legami del deputato con la camorra si spinge oltre, indica le zone di influenza del deputato. « (...) L'onorevole Gigino Cesaro estende la sua influenza anche nella zona di Giugliano, oltre che nel casertano, sempre grazie al collegamento con esponenti dei clan locali, ovvero Verde, Puca, Mallardo e Bidognetti». Riferisce anche di una riunione a Lusciano in cui sarebbe stato presente il politico di Forza Italia, insieme al boss Luigi Guida, oggi collaboratore, e di un affare che Cesaro avrebbe dovuto realizzare insieme al boss Felice Mallardo nella zona di Giugliano. Non solo la società di ristorazione: Vassallo cita un lungo elenco di aziende e attività economiche riconducibili a Cesaro che definisce «collegate ai clan di Sant'Antimo».
Queste sono le parole di un pentito, che per quanto ritenuto credibile e affidabile in altri processi importanti, come in quello contro Cosentino, vanno comunque dimostrate e riscontrate. Lui, Cesaro, si è sempre detto a disposizione della magistratura, innocente ed estraneo ad ogni logica criminale: «Io questi pentiti non li conosco». I pentiti dicono, invece, di conoscere lui in attesa che il gip decida sul destino di Giggino 'a purpetta.
Aggiornamento del 9 luglio 2014, ore 17,50: Giovanni Cosentino: mai pronunciata quella frase