Il presidente del consiglio regionale piemontese Mauro Laus, esponente di spicco del Pd locale, fino a poco tempo fa era a capo della Rear una cooperativa riconosciuta colpevole di aver allontanato senza motivo due lavoratori. Del loro caso si occupò anche il regista

Erano stati licenziati per insubordinazione, ma ora due ex dipendenti devono essere risarciti dalla cooperativa per cui lavoravano, la Rear, che si occupa della sicurezza del Lingotto e dell’accoglienza dei principali teatri e musei torinesi.

[[ge:espressoarticle:eol2:2200780:1.52381:article:https://espresso.repubblica.it/palazzo/2013/02/19/news/ken-loach-nel-mondo-dei-precari-br-1.52381]]Lo ha deciso la sezione lavoro della Corte d’appello di Torino in una recente sentenza che condanna alla coop guidata fino a luglio da Mauro Laus, esponente di spicco del Pd locale, un signore delle tessere eletto presidente del Consiglio regionale piemontese. Questa sentenza ha sollevato un caso politico e il MoVimento 5 Stelle ha deciso di dare battaglia. Martedì i grillini presenteranno una mozione contro Laus.



I fatti risalgono al 2011, quando una delle protagoniste di questa sentenza, una dipendente della Rear in servizio al Museo del Cinema, protesta contro la riduzione della paga del 10 per cento, poco meno di cinque euro l’ora. A lei si uniscono pure altri colleghi e, come risposta, la società decide di licenziarli.

L’anno successivo però il caso scoppia: uno di loro, Federico Altieri, scrive una lettera al regista Ken Loach, invitato a ritirare il premio alla carriera al Torino Film Festival organizzato dal Museo del cinema. Il giovane racconta al cineasta de “Il pane e le rose” le condizioni di lavoro precarie dei dipendenti della Rear e convince Loach a rifiutare il riconoscimento per esprimere solidarietà ai lavoratori. Nel frattempo viene licenziato pure un altro protagonista del processo, un uomo in servizio alla Pinacoteca Albertina che aveva rifiutato un cambio di mansione.

Mauro Laus
Non solo Loach, ma anche le leggi danno ragione ai due dipendenti licenziati che però non possono essere reintegrati: «L’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori non si applica ai lavoratori delle cooperative», spiega Enzo Miccoli della Unione sindacale di base. I magistrati però hanno stabilito che questo colosso dei servizi dovrà pagare. Dovrà risarcire i danni per i licenziamenti ingiusti (otto mensilità per una, dieci per l’altro) e dovrà versare la differenza dei salari: la Rear applicava il contratto “Unci” di fornitura dei servizi (cinque euro l’ora), mentre con questi dipendenti avrebbe dovuto utilizzare il contratto dei lavoratori della cultura (pagati 8,5 euro).

Ma uno dei nodi centrali di questa vicenda è che fino a pochi mesi fa a capo della Rear c’era il democratico Mauro Laus, ora presidente del Consiglio regionale dove con i suoi 292mila euro di reddito annuo è il più ricco degli eletti. Solo dopo l’elezione alla guida dell’assemblea regionale, precisamente il 9 luglio scorso, Laus ha lasciato la sua carica di amministratore delegato e consigliere. Tuttavia mantiene ancora dei solidi contatti con la società perché nel suo consiglio d’amministrazione compaiono il fratello Nicola e la cognata Valeria Cardone, sorella della moglie. E così Laus può controllare ancora il suo piccolo impero.