Trenta studenti lombardi da due mesi lavorano come camerieri nel padiglione dei Paesi Bassi. Dovevano guadagnare 1.000 euro, ma la società non ha ancora pagato lo stipendio di settembre. E ora che l'esposizione sta per chiudere, i ragazzi temono di non vedere più i soldi
di Stefano Vergine
29 ottobre 2015
«Uno dei principali obiettivi del genere umano è quello di migliorare la propria qualità di vita». Inizia così la presentazione online del padiglione dell'Olanda ad Expo: uno dei più apprezzati, secondo le guide turistiche, grazie al suo aspetto che ricorda un lunapark. Un po' meno divertente è la storia di una trentina di giovani lavoratori italiani che da due mesi servono ai tavoli del padiglione.
Sono ragazzi di età compresa fra i 18 e i 25 anni, universitari e neo diplomati, quasi tutti provenienti dalle province di Varese e Milano. A settembre, al rientro dalle vacanze, in accordo con le loro scuole hanno iniziato due mesi di stage all'Expo. Un'ottima occasione per fare pratica con il mondo del lavoro, partecipare ad un evento internazionale e mettere da parte qualche soldo.
«L'azienda olandese aveva detto a noi e alle nostre scuole che avremmo preso 500 euro al mese, e che il primo stipendio ce lo avrebbero pagato a inizio ottobre», ricorda Michela Pizzi, 19 anni di Gallarate, da poco diplomata in Ragioneria con indirizzi turistico. Invece la Swem – questo il nome della società, parte del gruppo Dvp Europe - finora non ha tirato fuori nemmeno un euro. E adesso che l'Expo sta per chiudere (31 ottobre), gli stagisti temono di rimanere a bocca asciutta.
Racconta Michela: «Da settembre ad oggi abbiamo lavorato nel ristorante del padiglione olandese come camerieri, facendo anche cose che non eravamo tenuti a fare, come le pulizie. A inizio ottobre i 500 euro non sono arrivati, noi abbiamo comunque lavorato per tutto il mese seguente con la promessa che ci avrebbero pagato alla fine di Expo, invece adesso l'azienda ci ha detto che dobbiamo aspettare ancora, che non sanno quando ci pagheranno. Ci siamo sentiti presi in giro. Così ieri abbiamo scioperato».
Subito dopo la protesta, la sera stessa, l'azienda ha mandato una email a tutti gli stagisti. Il direttore della Sewe, Peter van der Schoot, ha ringraziato i giovani italiani per il lavoro svolto, spiegando che anche grazie a loro il Padiglione è riuscito a offrire un'immagine positiva durante Expo. Poi è entrato nel merito della questione stipendi: «Stiamo lavorando seriamente per risolvere questo problema in tempi decenti. Per compensarvi per l'inconveniente vi pagheremo in aggiunta un modesto bonus».
La promessa non ha scacciato i timori degli stagisti. «Quando qui chiude tutto», dice Michela facendosi portavoce dei colleghi, «chi ci assicura che ci pagheranno? Vorremmo avere almeno una data precisa da parte dell'azienda».
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