Pier Carlo Padoan usa la flessibilità fiscale per aggiustare un bilancio approssimativo
Il ministro delle Finanze italiano sostiene che nessuna delle misure proposte da Roma rischia di violare le norme europee
di Tony Barber
12 novembre 2015
padoan-jpgPier Carlo Padoan, il ministro delle Finanze italiano, ha difeso il governo contro le critiche secondo le quali il bilancio da lui presentato per il 2016 sarebbe troppo espansivo e il taglio delle tasse preannunciato servirebbe soprattutto a toglier argomenti agli oppositori politici che ne hanno sempre fatto la loro bandiera.
Nel corso di un'intervista rilasciata al “Financial Times”, Pier Carlo Padoan ha detto che l’attuale governo italiano, grazie alla sua iniziativa riformatrice senza precedenti negli ultimi vent’anni, meritava di beneficiare delle clausole di flessibilità previste dal regolamento fiscale dell’eurozona.
Queste clausole, intese a garantire che le politiche dell’eurozona dopo la grande crisi finanziaria non fossero troppo rigide e austere, avrebbero permesso all’Italia un più conveniente aggiustamento di bilancio per l’anno prossimo in cambio di una vigorosa attuazione di riforme strutturali che stimolino la crescita.
"Si dà il caso che l'Italia venga considerata in alcuni ambienti come un paese che sta chiedendo troppo. Non condivido assolutamente questo punto di vista”, ha dichiarato Padoan.
A suo giudizio, nessuna delle misure previste dal bilancio del 2016 rischiava di violare le regole fiscali dell'Unione europea. Al contrario, l'Italia stava andando nella giusta direzione riducendo il suo debito pubblico, che si aggira al di sopra del 130 per cento del prodotto interno lordo.
"Per quanto riguarda la dinamica del debito – ha aggiunto - questo è innegabilmente troppo elevato. Ma a partire dal prossimo anno il suo peso comincerà a diminuire, dopo otto anni che ha continuato a crescere”.
Il progetto preliminare di bilancio, che i funzionari della Commissione europea stanno passando al vaglio a Bruxelles, fissa un obiettivo di disavanzo del 2,2 per cento del Pil per il 2016, ovvero un tetto superiore all’1,8 per cento rispetto a quello era stato programmato nello scorso mese di aprile. E rinvia il termine previsto per il pareggio di bilancio dal 2017 al 2018.
L'obiettivo di disavanzo del 2016 salirà al 2,4 per cento se l’Ue approverà la richiesta, da parte dell’Italia, di un margine di manovra supplementare di 0,2 punti percentuali del Pil - pari a poco più di 3 miliardi di euro - per compensare i costi sostenuti per il fatto di essere in prima linea sul fronte della crisi dei profughi e dei migranti in Europa. Il ministro Padoan ha detto che non pensava che Bruxelles avrebbe preso una posizione definitiva a questo riguardo prima della prossima primavera.
Un punto controverso del bilancio del 2016 è la preannunciata eliminazione dell’imposta sulla proprietà della prima casa. La sua abolizione, che equivale a 4 miliardi di euro, è stata una bandiera della politica di Silvio Berlusconi, il magnate miliardario nel settore dei mass media assurto per tre volte alla presidenza del consiglio.
La decisione di Matteo Renzi, capo del governo di centro-sinistra in Italia, di riproporre l’abolizione dell’imposta sulla prima casa ha suscitato il sospetto che egli intenda tagliare l'erba sotto i piedi dei suoi oppositori di centro-destra in vista delle elezioni politiche che potrebbero svolgersi già nel 2017.
Da tecnocrate indipendente rispetto al Partito democratico di Renzi, Padoan ha dichiarato che l'abolizione della tassazione sulla prima casa allevierà la pressione sui bilanci delle famiglie – una cosa non da poco in un paese come l’Italia con la sua alta percentuale di proprietari di abitazioni – e farà crescere la fiducia dei consumatori.
"E’ la tassa che non piace a Berlusconi?", è stata la domanda retorica di Padoan. "Forse. Ma la mia risposta è: "’Indicatemi un qualsiasi taglio d’imposta che non abbia implicazioni politiche".
Padoan ha riconosciuto che la ripresa economica in Italia deve molto alla politica di espansione monetaria della Banca centrale europea, che ha abbassato i rendimenti dei titoli di Stato, e all’indebolimento dell'euro rispetto alle altre valute, che ha favorito le esportazioni dei paesi dell’eurozona.
"Sì, è vero, l'Italia, come molti altri paesi, sta godendo di un ambiente esterno favorevole, ma si sta dando anche da fare per non perdere la sua occasione di attuare le riforme", ha aggiunto.
Parlando poi della crescita della produttività come una delle sfide più impegnative per l’Italia, ha detto: "Abbiamo perso quasi il 10 per cento del Pil durante la recessione. Dobbiamo compensarlo con un aumento della capacità di produzione, che è associato con la produttività".
Questo significa incentivi all’espansione per le piccole imprese e all'innovazione, un sistema fiscale più semplice, una pubblica amministrazione più efficiente e investimenti nelle infrastrutture, compresa la banda larga ultraveloce.