Attualità
novembre, 2015

Il Natale senza canti a scuola diventa uno scontro ideologico

Il preside dell’Istituto Garofani di Rozzano (Milano) solleva proteste e prese di posizione. Tutti contro, dal premier Matteo Renzi al leader leghista Matteo Salvini fino alla Cei. Dimenticando i fatti e cavalcando la difesa delle tradizioni

Tutti contro il preside di Rozzano, colpevole di aver “vietato” canti religiosi nella sua scuola alle porte Milano, in nome del multiculturalismo.

Il premier Matteo Renzi, il segretario leghista Matteo Salvini e in ultimo anche la Conferenza episcopale italiana.

Un dirigente scolastico di periferia, Marco Parma dell'Ics Garofani di Rozzano, diventato suo malgrado la personificazione di quanto accade in molti istituti con il simbolo della Repubblica, scatenando il dibattito sulla nostra identità, sul modo di convivere con chi professa altre fedi, sul significato di integrazione.

Ad innescare la miccia delle polemiche il presunto slittamento del consueto concerto di Natale dei bambini delle elementari da dicembre al 21 gennaio trasformandolo in un Concerto di Inverno. Decisione già presa dal consiglio di istituto a settembre e senza tanto clamore.
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A metà novembre, come ha scritto lo stesso dirigente in una sua lettera pubblicata sul sito web della scuola, due mamme si sono presentate chiedendo di poter insegnare ai bimbi “cristiani” canti religiosi nell'ora di pausa mensa.

«È l'unico diniego che ho opposto - ha ribadito Parma - e continuo a considerare la cosa inopportuna».

Per lui, una festa con canti religiosi avrebbe potuto costituire una «provocazione pericolosa» dopo gli attentati terroristici di Parigi e urtare la sensibilità delle famiglie che professano altre fedi.

Il secco «no» del dirigente ha scatenato le reazioni dei genitori che già negli anni precedenti si erano lamentati per l’assenza del repertorio sacro nei concerti scolastici e da lì una valanga di articoli e approfondimenti fino ad attaccare personalmente Marco Parma e chiederne le dimissioni, poi arrivate spontaneamente.
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Così alcuni genitori ricostruiscono l’accaduto con una lettera a “l’Espresso”:«Nell'istituto scolastico in questione ci sono gli addobbi, c'è l'albero e c'è anche un bel pupazzo di Babbo Natale. Si faranno anche le festicciole nelle classi. Quello che non si si farà è un concertino pre-natalizio al Teatro Fellini, concerto non in programma (non viene annullato!) ma che è stato chiesto a gran voce e che avrebbero voluto fare alcuni genitori, i quali hanno chiesto espressamente al Preside che delle canzoncine religiose venissero insegnate a scuola ai bambini cristiani. Per quanto riguarda il crocifisso nelle aule della scuola, questo manca da ben 14 anni, da quando l'amministrazione ha fatto ridipingere la scuola, gli imbianchini li hanno tolti e da allora non sono stati più messi. La festa di Natale all’interno dell'istituto è invece, come tutti gli anni, programmata per il 17 dicembre nella scuola secondaria e per il 21 dicembre nella scuola primaria. Di che si parla?».
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Ecco come il preside ha sollevato un tema alquanto spinoso per la battaglia ideologica che contrappone chi vorrebbe un luogo laico e multireligioso e chi invece in nome delle tradizioni e della cristianità vede ogni differenza come una minaccia.

SALVINI A SCUOLA

Tema caro alla Lega e dal suo leader Matteo Salvini che all’indomani della strage di Parigi ha cavalcato l’onda emotiva accostando l’Islam al terrorismo e sposando le più becere idee anti-immigrazione dell’estrema destra. E oggi è arrivato puntuale fuori dai cancelli della scuola.

«Non ho paura dei terroristi ma di chi pensa di fare la cosa giusta cancellando le tradizioni. Se qualcuno ritiene di favorire i nostri bambini cancellando il Natale è fuori di testa. Ci auguriamo che tutti i genitori spieghino ai bambini che è bella la convivenza ma che il 25 dicembre rimane la festa di Natale. Il presepe fa parte delle nostre tradizioni e della nostra cultura e religione, non è giusto che i nostri figli siano costretti a rinunciarvi».
Insieme a lui anche la forzista Mariastella Gelmini e altri esponenti del centrodestra, tra cui Ignazio La Russa (contestato dai presenti) che hanno organizzato un presidio e un volantinaggio dai toni eloquenti:«Parma vergogna».

Non manca nessuno al coro di fan contro (tanti) e a favore (insegnati, alcuni genitori e Cgil), scomodando perfino il presidente del Consiglio Matteo Renzi e la Cei, l’assemblea dei vescovi italiani.

Il primo in un intervista al Corriere della Sera di ieri non ci ha girato intorno:«Il Natale è molto più importante di un preside in cerca di provocazioni. Se pensava di favorire integrazione e convivenza in questo modo, mi pare abbia sbagliato di grosso. Confronto e dialogo non vuol dire affogare le identità in un politicamente corretto indistinto e scipito. L’Italia intera, laici e cristiani, non rinuncerà mai al Natale. Con buona pace del preside di Rozzano».

Mentre il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, monsignor Nunzio Galantino, in un editoriale ha preso la palla al balzo:«È pretestuosa e tristemente ideologica la scelta di chi, per “rispettare” altre tradizioni o confessioni religiose, pensa di cancellare il Natale o di camuffarlo scadendo nel ridicolo».

Dimentica il suo ruolo istituzionale anche il ministro dell’Interno Angelino Alfano:«La difesa della propria identità cristiana passa anche attraverso la tradizione millenaria. Chiederò che il Presepio venga fatto anche nelle Prefetture d'Italia. Di fronte a chi pensa che cancellare le nostre identità serva a favorire il dialogo, oggi rispondiamo facendo fare la benedizione del nuovo commissariato di Jesolo al patriarca di Venezia».

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