Cna, indagini e veleni. E i vertici sconfessano l'imprenditrice antimafia: "Accuse generiche"

Cinzia Franchini ha denunciato alla commissione antimafia le anomalie in Emilia Romagna. Ai parlamentari ha anche detto di sentirsi sola. Ma per la Confederazione degli artigiani infanga il buon nome dell'associazione

Da una parte l'accusa di infangare il buon nome dell'associazione rivolta a Cinzia Franchini, imprenditrice modenese in prima linea sul fronte antimafia e a capo della categoria dei autotrasportatori della Cna, la confederazione nazionale degli artigiani. Dall'altra i sospetti di evasione fiscale che riguardano il presidente in carica della confederazione di Reggio Emilia e di complicità con la 'ndrangheta di un ex vicepresidente.

Insomma, la tensione in casa Cna è alta. Questioni interne e di provincia che arrivano dritte al cuore della struttura nazionale. La dirigenza degli uffici romani infatti non ha gradito l'ultima denuncia di Franchini alla Commissione antimafia in missione in Emilia per fare il punto dopo la grande retata contro la 'ndrangheta che ha portato in carcere oltre 150 persone.

L' imprenditrice ha riferito di alcune anomalie del settore in cui opera. Ha dichiarato inoltre di sentirsi sola sul fronte antimafia e che qualcuno dei suoi colleghi avrebbe provato a mandarla a casa dopo le sue denunce. Lo sfogo riportato dalla Gazzetta di Modena ha fatto infuriare i vertici. Che ora vogliono convocarla per chiederle chiarimenti.

Secondo la Cna Franchini avrebbe lanciato accuse generiche senza aver mai fatto nomi. Così facendo avrebbe sporcato il buon nome della confederazione. Per questo giovedì scorso alle redazioni è arrivato un comunicato stampa molto duro nei suoi confronti.

«La Direzione Nazionale della Cna in relazione alle dichiarazioni di Cinzia Franchini, Presidente nazionale Cna-Fita, rilasciate alla Commissione Antimafia e riportate dalla stampa modenese ritenendo di dover tutelare la Confederazione, i suoi Dirigenti, tutti gli Associati, da affermazioni lesive della reputazione e della storia della nostra Associazione ha dato mandato, all’unanimità, al Presidente nazionale della Cna, Daniele Vaccarino di assumere tutti i provvedimenti previsti dallo Statuto, dal Regolamento e dal Codice Etico della Cna nazionale per condannare un atteggiamento contrario allo spirito della nostra Confederazione e al suo sistema valoriale».

Un comunicato durissimo che potrebbe preludere alla sua espulsione. «Sarei ben contento di sapere che c'è stato un fraintendimento, ma se Franchini pensasse veramente quello che ha dichiarato allora saremo costretti a tutelare la dignità della nostra associazione» spiega a "l'Espresso" il presidente nazionale Daniele Vaccarino.

Durante l'audizione davanti alla commissione d'inchiesta Cinzia Franchini ha anche ricordato la sua esperienza personale: dalle minacce pesanti con tanto di invio di proiettili, proprio a causa del suo impegno contro le infiltrazioni, alle denunce sulle opacità di alcune società e consorzi.

Tuttavia, invece di trovare il pieno sostegno della sua associazione ora rischia di finire il mandato in anticipo, a meno che non dica all'asseblea dei soci che si è sbagliata, che ciò che ha dichiarato è stato frainteso. Le intimidazioni subite dall'imprenditrice sono finite nell'informativa del nucleo investigativo dei Carabinieri di Modena che hanno indagato sul clan della 'ndrangheta emiliana. Nel loro rapporto scrivono: «Appare utile riportare il seguente elenco che dà l’idea di quanto sia compromessa gravemente la situazione dell’ordine pubblico nel territorio in questione». In questo lungo elenco c'è la minaccia ricevuta da Franchini. E poi aggiungono: «Scorrendolo senza far caso al luogo di accadimento, sembra più di leggere un elenco di fatti delittuosi verificatisi in territorio calabrese che emiliano. E se ne può trarre la consapevolezza di quanto sia diffuso lo stato di intimidazione e di quale evidente condizione di assoggettamento possano avvalersi i membri del sodalizio mafioso nel loro operare in quel territorio».

Un quadro inquietante quello descritto dai detective dell'Arma. Ci sarebbero elementi sufficienti sui quali riflettere. Ma gli sforzi sono tutti concentrati su altro. Il fronte degli artigiani si divide tra pro e contro Franchini, mentre la Cna di Reggio Emilia sta affrontando un periodo buio.

Infatti il presidente provinciale Nunzio Dallari è indagato per una presunta evasione fiscale.  Mirco Salsi, vicepresidente della Cna reggiana fino al 2013, è finito nell'inchiesta sulla 'ndranghete emiliana e in un'altra per reati fiscali. Patrizia Montanari, moglie e socia dell’ex presidente della Cna Tristano Mussini, è pure lei sotto inchiesta per un giro di fatture false. E, infine, in mezzo c'è finito anche Andrea Rossi, dipendente dell'ufficio di Bagnoli, paesone della bassa reggiana. Tutti coinvolti nell'indagine “Octopus” del nucleo investigativo dei carabinieri di Reggio Emilia. Tra i protagonisti principali finiti in manette il giornalista Marco Gibertini. Quest'ultimo, così come Salsi, è coinvolto anche nell'operazione antimafia che ha scoperto una cellula di 'ndrangheta sulla via Emilia.

Insomma, mentre i sospetti degli inquirenti si concentrano su personaggi che hanno, o hanno avuto, un ruolo importante nell'associazione degli artigiani, dagli uffici di Roma arriva un comunicato di critica nei confronti della donna che da tempo denuncia il malaffare nel trasporto su gomma.

«Il presidente Dallari è stato sospeso dalle cariche nazionali, non potrà quindi partecipare alle riunioni del direttivo nazionale, e finché non c'è una sentenza di condanna il nostro statuto non prevede l'espulsione» continua Vaccarino. Non si ricorda però un intervento così duro come avvenuto per l'imprenditrice. «Non possiamo esporre in pubblica piazza una persona solo perché indagata, ma abbiamo preso posizione. Noi siamo per la legalità, e lo dimostriamo con i fatti: lo sa che il primo atto quando mi sono insediato è stato dare proprio la solidarietà a Cinzia Franchini?».

Enrico Bini, ex presidente della Camere di commercio di Reggio Emilia, anche lui in prima linea sul fronte antimafia, e in passato esponente importante dell'associazione, parla di fatti gravi da non sottovalutare che riguardano membri della confederazione sui quali la magistratura dovrà fare piena luce.

Tra Bini e Franchini però c'è uno scontro che va avanti ormai da un anno. Tutto è nato dalla denuncia pubblica di Franchini che puntava il dito contro un socio molto particolare in un consorzio siciliano gestito da Bini. Il socio, poi silurato, era un Ercolano, imparentato con i vertici del clan catanese. Da qui è nato un confronto durissimo tra i due simboli dell'antimafia locale, e l'ultimo atto è stato la querela presentata dall'ex presidente della camera di commercio nei confronti di un articolo pubblicato dal giornale della federazione guidata dall'imprenditrice.

Bini è anche presidente di Fitalog, società che fa capo alla Cna e che offre servizi agli autotrasportatori. Un Consorzio di servizi con circa 3 mila soci e 110 milioni di fatturato. Un colosso del settore insomma. La commissione antimafia è entrata in possesso di un documento in cui si segnalano soci sospetti di questa società. In effetti, da quanto risulta a “l'Espresso”, fino al 2013 sono presenti nel libro soci imprenditori sospettati di complicità con la 'ndrina Grande Aracri. In particolare compaiono alcuni membri della famiglia Muto, dentro Fitalog dal 2003 e dal 2007. Sono loro i padroni dell'autotrasporto e considerati vicini al clan.

Nel luglio 2014 però sono stati espulsi dall'elenco. Ci sono voluti anni prima di sospenderli perché il più delle volte è complicato isolare le società sospette. Come ha spiegato più volte l'ex presidente della camera di commercio in mancanza di provvedimenti giudiziari è impossibile espellere i soci se mancano elementi concreti. Il rischio è infilarsi in cause con richieste di risarcimento milionarie.

Gli indizi insomma non bastano, la massima prudenza è d'obbligo per evitare azioni giudiziarie. Intanto però le aziende della cosca Grande Aracri si sono imposte in vari settori dell'economia locale. E la Cna nazionale sembra indignata più dall'audizione in commissione antimafia della presidente Franchini, che dall'eco dei guai che provengono dalla provincia della 'ndrangheta emiliana.

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