Il Rasff, il sistema di allerta europeo per la sicurezza alimentare, ha appena rilasciato un documento sugli alimenti a rischio. E si scopre che l'Italia è il paese europeo che fa più segnalazioni per evitare che alimenti dannosi entrino nei circuiti commerciali. In arrivo soprattutto da Cina, Turchia e India

L'Italia si conferma il Paese europeo più attento ai pericoli sanitari provenienti dal cibo. Ancora una volta infatti siamo in cima alla classifica delle segnalazioni inviate al Rasff, il sistema di allerta europeo che consente di ritirare prodotti potenzialmente pericolosi per la salute pubblica in poco tempo attraverso la condivisione delle informazioni tra stati membri.

Il rapporto annuale Rasff – la cui edizione 2014 è stata pubblicata da poco - consente a consumatori e addetti ai lavori di capire quali sono i nuovi rischi per la nostra salute, quali Paesi tentano di esportare cibi poco sicuri nel vecchio continente e, soprattutto, quali sono gli alimenti da cui guardarsi. Ne emerge che, come prevedibile, i cibi a maggior rischio (ma, guardando l'altra faccia della medaglia, anche i più controllati), sono frutta, verdura e pesce. Niente di strano: si tratta dei prodotti che deperiscono più in fretta, sui quali l'attenzione delle autorità sanitarie è sempre molto alta.

L'Italia prima in classifica. Il numero totale delle segnalazioni a livello europeo è in lieve diminuzione: 3097 rispetto alle 3136 del 2013, ma il trend è in discesa da cinque anni. Nel 2010, infatti, venne toccato il punto più alto con 3721 segnalazioni. Tornando al 2014, in quasi la metà dei casi (il 43 per cento) si tratta di respingimenti alla frontiera: parliamo quindi di alimenti che non sono mai entrati nel circuito commerciale. Le segnalazioni di allerta invece sono state il 23 per cento. Per allerta si intende un segnale di allarme lanciato da uno stato membro a tutti gli altri, perché un alimento pericoloso per la salute è già entrato nei supermercati e nelle case dei cittadini.

L'Italia, come accennato, è prima indiscussa nella classifica dei Paesi che hanno emesso più segnalazioni: 506, cioè il 16 per cento del totale. Molte di più rispetto alla Germania (332) che nel 2014 ha scalzato il Regno Unito (279, ora terzo) dal secondo posto. Seguono Francia e Olanda con 267 e 256 segnalazioni.


Da dove arriva quel cibo? Così come nel 2013, anche nello scorso anno la stragrande maggioranza dei prodotti alimentari segnalati al sistema europeo è arrivata dalla Cina (469), seguita a distanza dalla Turchia (214) e dall'India (200). Gli Stati Uniti compiono un balzo in avanti: sono quarti con 175 segnalazioni, mentre un anno fa erano fermi a 95 in nona posizione. Il primo Paese europeo per origine di prodotti “sospetti” è la Spagna (167) mentre l'Italia è il sesto in Europa, con segnalazioni in calo rispetto al 2013 con 89 (erano 97 un anno fa).

Batteri e sostanze sgradite. È la salmonella il contaminante più riscontrato durante i controlli sul cibo in Europa. Le notifiche per questo pericoloso batterio sono state 476, mentre Escherichia Coli e Listeria, gli altri due batteri più ricorrenti, superano di poco le 100 segnalazioni. L'e. coli è stato trovato soprattutto nella carne (49 per cento) e nel pesce (31 per cento) mentre la listeria soprattutto nel pesce (44 per cento), nel latte e latticini (29 per cento) e carne (14 per cento). Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la salmonella non è stata riscontrata nel pesce (solo 13 segnalazioni) ma soprattutto nella carne di pollo e nei prodotti destinati all'alimentazione animale.

A livello chimico invece, gli ospiti indesiderati sono soprattutto i fitofarmaci (vale a dire i pesticidi), seguiti da micotossine (aflatossine in primis) e metalli pesanti, che hanno avuto una brusca impennata nel corso del 2014. Mentre – nella quasi totalità dei casi - i pesticidi sono stati ritrovati in frutta e verdura, quella dei metalli pesanti è una delle questioni sanitarie più serie dell'ultimo periodo e riguarda soprattutto il pesce.

Mercurio, metilmercurio, ma anche piombo, cadmio, zinco e rame vengono trovati in concentrazioni preoccupanti nel pesce destinato alle nostre tavole. Un problema non facile da risolvere, visto che deriva anzitutto dall'inquinamento industriale, e che va tenuto sotto controllo. Queste sostanze, se ingerite per lunghi periodi in dosi eccessive, possono portare a malattie del sistema endocrino e neuronale.

Aumentano le notifiche relative ad additivi e coloranti, un problema che in quasi la metà dei casi (42 per cento) riguarda frutta e verdura.

Allergeni. Con l'entrata in vigore del regolamento europeo 1169 – che estende anche a ristoranti, bar e panetterie l'obbligo di esporre l'elenco di allergeni per prodotti sfusi – di queste sostanze si è parlato molto nelle ultime settimane. Il rapporto Rasff però è piuttosto rassicurante in questo senso: delle oltre 3000 notifiche, i casi di allergeni non dichiarati in etichetta sono solo 78 (7 in più rispetto al 2013) e riguardano soprattutto cereali e prodotti di panetteria, sui quali il produttore non ha indicato la presenza di glutine.

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