Che cosa è successo al Tesoro alla fine del 2005? È uno degli interrogativi che circolano alla Commissione Finanze della Camera presieduta da Daniele Capezzone, che sta conducendo un’indagine conoscitiva sugli strumenti derivati che stanno causando forti perdite alle casse pubbliche.
Il motivo lo si comprende guardando il grafico qui sotto, elaborato sulla base dei dati Istat dai tecnici dell’Ufficio parlamentare di bilancio, guidato da Giuseppe Pisauro. Tra il 1998 e il 2005, infatti, lo Stato con i derivati ?ci ha guadagnato parecchio, ottenendo dalle banche un flusso d’interessi che, nei primi anni dopo l’euro, ha oscillato fra i 474 e gli 883 milioni di euro.
Poi, nel 2006, il quadro si è ribaltato: lo Stato ha iniziato ?a pagare alle banche con cui aveva sottoscritto i contratti derivati un volume crescente d’interessi, che ha raggiunto ?il picco nel 2013, ultimo dato noto, con un esborso di ben 3,2 miliardi. Complessivamente, dunque, nel giro di otto anni i derivati sono costati la bellezza di 11,5 miliardi di euro soltanto in oneri finanziari. In realtà, però, il conto totale supera già abbondantemente questa cifra, alla quale va aggiunto infatti il costo della chiusura di alcuni contratti, che le banche avevano la possibilità di terminare in anticipo.
Il più noto è quello con Morgan Stanley, che nel 2012 ha costretto il Tesoro a versarle 2,6 miliardi; ma solo l’anno scorso si sono verificati altri due casi, i cui termini sono per ora coperti da segreto. Questi fatti confermano i dubbi sulla principale spiegazione fornita dal Tesoro per l’andamento negativo dei derivati che, alle attuali condizioni di mercato, presentano perdite potenziali per 42 miliardi (la definizione è “mark to market”).
E cioè che questi guai nascano dalla rinegoziazione dei derivati compiuta ai tempi della crisi dello spread, quando il Tesoro ha dovuto trattare con le banche perché continuassero a sottoscrivere le aste del debito pubblico. In realtà, già nel 2005, sul fronte derivati, ?il clima volgeva al brutto. ?E se pure la situazione in futuro migliorasse un po’, come spera il Tesoro, nel frattempo lo Stato avrà pagato alle banche fior ?di quattrini.