Gli sbarchi non si arrestano. Oltre 24 mila migranti sono arrivati in soli cinque giorni. Da problema locale delle sponde italiane è diventato un tema globale della politica europea. Ma neanche la più grande tragedia del Mediterraneo, costata la vita a 900 persone, ha fermato speculazioni, odio e qualunquismo.
Anzi, è diventato argomento da campagna elettorale: «No ai profughi» per la destra è un tema che aggrega.
Il maître à penser del razzismo di casa nostra è il leader leghista Matteo Salvini: «Cos'è cambiato a 18 mesi da Lampedusa? Servono altri 700 morti per bloccare le partenze? Se le istituzioni Ue hanno un senso ci vuole tanto a organizzare dei blocchi navali? L'Italia e l'Europa sono in mano a gente pericolosa. Blocchiamola, magari col voto del 31 maggio, prima che sia troppo tardi».
Non è però solo la Lega Nord a speculare sulla morte di centinaia di persone per cercare consenso. Ci sono gruppi come Casa Pound e Sovranità che bruciano dalla voglia di riscatto, sfruttando il malcontento popolare e l’indifferenza per le stragi senza fine alle porte di casa nostra. Intolleranza ed esasperazione cavalcata anche da sindaci e comitati che per acchiappare voti si uniscono al coro di «No». E dalla cittadina di Chieti alle valli della Bergamasca l’onda lunga del razzismo non si arresta.
CASA POUND SULLE BARRICATE
I più lesti sono stati i neofascisti di Casa Pound. A partire dal suo colonnello Simone Di Stefano che tenta il colpo grosso come governatore dell’Umbria. Martedì 21 aprile in piazza a Terni nella prima uscita pubblica da candidato non ha usato giri di parole: «Grande emozione urlare “Basta immigrazione” nella città in cui un ragazzo italiano è stato ucciso da una “risorsa” arrivata sui barconi di Alfano». La stoccata è per il ministro dell’Interno, colpevole secondo Di Stefano, dell’omicidio di David Raggi, il 27enne morto a marzo per mano di un migrante marocchino.
Facendo leva sullo slogan “Prima gli italiani” il vicepresidente di Casa Pound riesce a dire: «Sciacallo é chi afferma che questi morti pesano sulla coscienza di chi urla "imbarcatevi e venite" o sciacallo è chi finanzia e lucra sul business dell'accoglienza come Coop rosse e bianche? O sciacallo è chi se ne frega e poi piange, come l'Unione Europea? I funerali fateli a Bruxelles!». Si completa così la proposta politica dei fascisti del nuovo millennio: “No Euro, stop immigrazione e prima gli italiani”. Togliamo diritti e ospitalità ai migranti e vedrete che staremo meglio, il messaggio per tutti gli scontenti del Paese.
Un copyright di facile esportazione: a Lamezia Terme il leader locale delle camicie nere, Mimmo Gianturco, candidato per la poltrona di sindaco, usa la stessa formula: «Casa, lavoro, scuola, politiche sociali: prima i lametini. Con la mia amministrazione sarà così».
Un’onda che si ingrossa ora dopo ora: questa mattina i militanti neri hanno occupato una ex scuola a Parma, dopo la decisione del comune di trasformarla in centro d'accoglienza. La formula si rinnova ad ogni latitudine: si diffonde la notizia di nuovi profughi da ospitare e subito si organizza la protesta.
A Chieti è il sindaco Umberto Di Primio a cavalcare il malcontento. Lui viene da Alleanza Nazionale e tra un mese come leader locale del Nuovo centrodestra si gioca il secondo mandato. È bastato il solo annuncio di venti ospiti in città che pronta è arrivata la risposta di piazza. Dimenticando il suo ruolo, Di Primio chiama i suoi fedelissimi a raccolta: candidati nella sua lista per le comunali, militanti di Casa Pound - «gente che normalmente frequento» ha spiegato - e insieme si mettono davanti all’entrata della casa di riposo e la occupano. Pronto anche lo striscione: “No al centro di accoglienza”.
«Il concetto è uno solo: a Chieti non possiamo accettare che vengano ospitati profughi», il commento da duro e puro di Umberto Di Primio. A criticare la reazione scomposta è Luigi Febo, candidato democratico per il consiglio comunale: «Partecipare al presidio contro l'accoglienza di profughi vuol dire condividere il pensiero xenofobo. Ma la tentazione di cavalcare questa paura alimentata ad arte anche a fini elettoralistici, è troppo grande».
IL GAZEBO PERMANENTE DELLA LEGA
Hanno allestito un presidio attivo giorno e notte: «Gruppo cittadini di non-accoglienza». Obiettivo: bloccare l’arrivo dei profughi nel loro paesino. Benvenuti a Roncobello, trecento abitanti in cima alla Val Brembana, dove nei giorni scorsi è stato annunciato l’esito di un accordo tra la Prefettura e una fondazione religiosa per utilizzare una casa vacanze vuota. Cinquanta profughi per i valligiani sembrano il male assoluto e allora, dopo la sorpresa iniziale, meglio passare all’azione.
Nei giorni scorsi qualcuno è entrato nella casa vacanze con l’intento di renderla inservibile, distruggendo bagni e quadri elettrici. Qui la Lega Nord si è data da fare coordinando un gruppo di cittadini: si chiama “Comitato di non accoglienza” e ha allestito un presidio sul ponte della provinciale che conduce al paese.
Un gazebo permanente 24 ore su 24 con l’intento di bloccare l’arrivo dell’autobus che in questi giorni dovrebbe portare il primo gruppo di venticinque persone. In cima alle preoccupazioni locali la sicurezza e il più prosaico calo dei turisti in previsione dell’estate.
Tesi ribadite da Daniele Belotti, ex assessore lombardo e segretario provinciale del Carroccio: «Percentuali così alte di clandestini non solo provocano allarme nella comunità, ma la rompono dal punto di vista sociale creando forti tensioni, senza contare le località di villeggiatura subiscono anche un forte danno economico sul turismo».