Nuovo arresto per l’ex sottosegretario all’economia del Governo Berlusconi. Per lui, nel carcere di Secondigliano arrivavano pesce fresco, dolci e pizzini. Comunicava con l’esterno e dialogava liberamente con altri detenuti. In manette anche suo cognato e un agente di polizia penitenziaria. Obbligo di dimora per la moglie, che parla di “una mazzetta”. Il mistero dei rapporti col “postino”di Provenzano

“Cosentino, nonostante abbia perso le sue cariche istituzionali, gode ancora di potere forte. Tale che, anche all’interno del carcere, per il tramite del cognato, riesce a far sentire la sua influenza”. Lo scrive il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli nella nuova ordinanza di arresto per Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’economia del Governo Berlusconi già in carcere da un anno per gli affari di famiglia e i suoi rapporti con la camorra dei Casalesi. Relazioni che lui respinge con determinazione e che dovrebbe ribadire domani, in aula a Santa Maria Capua Vetere, dove si celebra il processo su camorra, politica e rifiuti. Erano i tempi in cui Nick ‘O Mericano era l’uomo forte del partito di Berlusconi. Un potere, stando a quest’ultima inchiesta della DDA della Procura di Napoli guidata dal Procuratore Aggiunto Giuseppe Borrelli, che non sembra del tutto svanito.
 
All’alba di questa mattina i Carabinieri del Reparto Operativo di Caserta hanno bussato alla porta di Giuseppe Esposito, fratello della moglie di Cosentino, vero e proprio alter ego dell’ex parlamentare stando alle ricostruzioni dei Pm D’Alterio e Vanorio. Risulta essere un comandato alla Regione Campania, Esposito, per lavorare negli uffici del capogruppo vicario di Forza Italia, Pasquale Giacobbe. Di fatto, era impegnato costantemente a soddisfare le esigenze di suo cognato finito in carcere il 3 aprile di un anno fa e mai più rimesso in libertà.

Con la complicità di alcuni agenti di Polizia Penitenziaria del carcere di Secondigliano, a Napoli, Esposito faceva recapitare cibo, abiti, altro materiale. Un mese fa, nella cella di Cosentino era stata trovato un Ipod, uno strumento che non poteva stare lì. Di qui, il trasferimento immediato nel carcere di Terni dove questa mattina gli è stato notificato il nuovo ordine di arresto.

Ma il cognato tuttofare di Cosentino non si preoccupava solo del suo look o di fargli mangiare insalata di mare e culatello, mozzarella e frutta fresca, e il Roccobabbà, il delizioso dolce prodotto in una pasticceria di Casal di Principe tanto caro anche al boss Antonio Iovane. In carere Cosentino fa arrivare anche carne di prima scelta per una festa che si celebra agli inizi di agosto 2014. Non solo: grazie a Esposito - questa è la convinzione degli investigatori - Cosentino comunicava con l’esterno. Forse, gestiva anche le vicende politiche della sua fazione, dei cosiddetti “cosentiniani” che oggi quasi in blocco si stanno allontanando da Forza Italia. In un’intercettazione ambientale, è proprio Esposito a riferire al figlio del parlamentare che ‘O Mericano “stava un poco arrabbiato… nel senso che le notizie che tutto il gruppo, pure Forza Campania è scomparsa…”. Anche se, poi, lo stesso aggiunge: “Dice, non voglio sapere più niente”.

Esposito è finito pure lui in carcere. Per sua sorella Marisa, moglie di Cosentino, è scattato l’obbligo di dimora nel comune di Caserta, dove vive coi suoi due figli. Non potrà, almeno per il momento, recarsi a Terni dove è detenuto il marito. Anche lei, come suo fratello e il marito, è accusata di concorso in corruzione di pubblico ufficiale. Si preoccupa del cibo per suo marito e, in una intercettazione, chiede a suo fratello che ha appena incontrato Umberto Vitale, l’agente corrotto arrestato con lui questa stamattina, “gliel’hai data… la mazzetta che ti ho dato?”. Una domanda che infastidisce Giuseppe Esposito che a telefono usa sempre messaggi in codice.

“Abbiamo il porco tra le mani”.
I rapporti tra il gruppo di agenti e Cosentino sarebbe nato ai tempi della prima detenzione, scattata all’indomani della mancata ricandidatura di Cosentino alle Politiche del 2013. Secondo le testimonianze, a presentare Vitale a Esposito sarebbe stato il sindaco sospeso di Orta di Atella, Angelo Brancaccio, finito un mese fa in carcere pure lui per una storia di assunzioni clientelari, voto di scambio, fondi neri e rifiuti. Sempre con lo zampino del clan dei Casalesi. Quando Cosentino torna in libertà, i telefoni degli agenti sono sotto intercettazione.

I loro dialoghi raccontano di telefonate e incontri con l’ex deputato, di appuntamenti presso la segreteria di Cosentino ancora attiva, nonostante lui si dica lontano dalla politica attiva, e dove “”c’è una fila esagerata”. Ognuno degli agenti ha la sua richiesta. C’è chi vuole far lavorare la moglie, chi il figlio, chi ha il nipote che “deve fare il concorso da maresciallo nell’Esercito”.

Ma, dopo l’anticipazione del sito dell’Espresso di una nuova tegola giudiziaria che sta per abbattersi su Nicola Cosentino, il gruppo non riesce più a entrare in contatto col politico. Le intercettazioni raccontano il loro scoramento, fino al giorno del nuovo arresto. Quando, dopo poche ore, è chiaro che Cosentino tornerà a Secondigliano, il grupo esulta: “ora abbiamo il porco tra le mani”. I contatti riprendono, frenetici. Lo scambio di buste e fogli, da e per il carcere, avviene in un’area di servizio a Succivo, nel casertano, prevalentemente tra Esposito e Vitale. Sarà lui il destinatario della non meglio precisata “mazzetta” di cui parla al telefono Marisa Esposito, moglie di Nicola Cosentino. A lui andranno due biglietti per la finale di Coppa Italia di un anno fa a Roma, tra Napoli e Fiorentina, procurati da una consigliera regionale, Luciana Scalzi, ex segretaria di Denis Verdini imposta in Campania proprio da Cosentino. Infine, la moglie dell’agente, Consiglia Capasso, troverà un lavoro in una cooperativa sociale gestita da Maurizio Zippo, “persona politicamente legata al Cosentino”.

Il postino di Provenzano. Poco prima dell’arresto di anno fa, gli agenti coinvolti nella nuova indagine su Nicola Cosentino si affannano a metterlo in contatto con una persona. È un uomo che era stato recluso con lui durante il primo periodo di detenzione. Si tratta di Giuseppe Lo Bue, uno dei pochi fedelissimi di Bernardo Provenzano durante la sua latitanza. Imparentato con il boss, incontrava sua moglie, Saveria Benedetta Palazzolo, che gli consegnava pacchi per suo marito. Scarcerato il 22 marzo 2014, Lo Bue non torna a Corleone, dove pure avrebbe dovuto dimorare per quattro anni. Chiede di rimanere in provincia di Caserta. A fare cosa, non è chiaro. Quel che è certo, è che viene rispedito poco dopo in Sicilia, proprio mentre gli agenti che vogliono rendere un favore a Cosentino provano in qualche modo a metterli in contatto. Invano. Lo comunicano via sms all’ex politico: “Giuseppe è a casa sua”.