Dal 31 marzo i vecchi ospedali psichiatrici giudiziari sono stati aboliti. Ma cosa succede adesso? Che in mancanza di tutte le strutture, più piccole e 'riabilitative' che dovrebbero sostituirli, alcune regioni mandano i malati in Lombardia

La legge che prometteva la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari, quella specie di 'carcere non carcere' per i malati di mente che si fossero macchiati di un crimine, è entrata definitivamente in vigore lo scorso 31 marzo. 
 
Da allora, in base a quanto previsto, si sarebbe dovuto procedere alla dismissione progressiva dei vecchi ospedali psichiatrici (sei in Italia, nei quali al 31 marzo erano ricoverati circa 700 degenti) i cui pazienti potevano andare incontro a due sorti diverse: se dimissibili, essere rilasciati e affidati alle cure dei servizi territoriali delle Asl e dei dipartimenti di salute mentale; se non dimissibili, perché pericolosi per sé e per gli altri, essere dati in carico alle Rems ( Residenze per l’Esecuzione della Misura di Sicurezza Sanitaria), strutture di cura di dimensioni ridotte (non più di 20 ricoverati alla volta) completamente in carico alle regioni.
“Le cose, alla luce dei fatti, stanno prendendo un’altra piega" spiega Stefano Cecconi, di Stop Opg "in primo luogo, la legge 81 prevedeva che venissero interrotte da subito le immissioni in Ospedale Psichiatrico, il che non sempre si verifica, perché non ci sono le Rems; in secondo perché non si sta dando seguito alla parte più innovativa della nuova legge, quella che privilegia le misure non detentive e i progetti di cura alternativi”.
 
Secondo i dati del Ministero della Salute, in Italia, per 700 pazienti psichiatrici, i posti a disposizione nelle Rems sono 404 mentre altri 70 sono in via di arrivo e completamento. Per un totale complessivo che non raggiunge 500 posti. 
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“La situazione peggiore, stando ai numeri"  spiega Cecconi "ad oggi è quella del Veneto e della Calabria, insieme a Piemonte e Liguria che hanno messo a regime un sistema per il quale, semplicemente, prendono i loro pazienti e senza darsene troppo pensiero li mandano all’ex OPG, ora Rems, di Castiglione dello Stiviere,  in Lombardia”.

 
Quello di Castiglione è un caso un po’ particolare, perché da sempre fa capo al ministero della Salute e non della Giustizia, non ha né sbarre né secondini e, ospita, unico caso in Italia, anche le donne. Ad oggi, è la mega Rems cui fanno capo i malati della regione Lombardia, oltre che quelli in arrivo dalle altre regioni che non sanno dove mettere i loro malati.
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“Spedendo i pazienti in Lombardia" continua Cecconi "si perpetuano due anomalie: la prima è quella che si consente che due regioni non si prendano cura dei loro pazienti ma si appoggino a quelle di altri; la seconda è che si accetta che Castiglione, che ospita 160 pazienti e che, per dimensioni e struttura, non è una Rems, venga considerata come tale. Il paradosso, di cui non si sentiva il bisogno, è che chiudendo gli OPG si si è preso l’ospedale di Castiglione e lo si è ritrasformato in un ospedale psichiatrico civile, di quelli vecchia maniera chiusi con la Basaglia e di cui,  francamente, non si sentiva la mancanza”.

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