1) Per fortuna che c'è un "fuori"
Saremmo perduti altrimenti: è la domanda estera a fornire il maggior sostegno all'attività produttiva in Italia, mentre gli italiani restano titubanti. Lo dimostrano gli indicatori sul fatturato e gli ordinativi delle aziende: in calo  all'interno del paese, in aumento se sbilanciati verso il fuori
Per approfondire: L'Euro debole che fa bene al Made in Italy



2) Vuoi un lavoro? Te ne dò metà: continua il boom del part-time involontario
«L’unica forma di lavoro che continua a crescere quasi ininterrottamente dall’inizio della crisi è il part time». L'occupazione respira, insomma, ma a pezzi, dimezzata, come il Visconte di Calvino. «L’incremento complessivo del lavoro part time tra il 2008 e il 2014 è pari a 784 mila unità (+23,7 per cento) arrivando nel 2014 a un totale di quattro milioni di occupati», dettaglia l'Istat. Quattro milioni di dipendenti a metà. Così gli indici sono positivi, le aziende riescono a respirare nella crisi, e accorciati rimangono solo i dipendenti. Che non scelgono, devono scegliere la forma leggera di contratto: i part-time involontari in Italia sono il 63,3 per cento. La media Ue è del 24. E per quanto riguarda le donne abbiamo un vero e proprio primato negativo: siamo il paese con la più alta incidenza di part-time imposti dal datore di lavoro. Ah, ma l'occupazione cresce...
Per approfondire: Precari come i nostri figli


3) Donna? Lo stipendio è ridotto
C'è bisogno di pochi commenti
Per approfondire: Il mobbing per maternità


4) Paese che vai, dottorato (italiano) che trovi
Sei un eccellente dottore di ricerca in Scienze mediche? Il tuo paese sono gli Stati Uniti. Dottorato a pieni voti in Scienze Giuridiche e disoccupato a Roma? Ti cerca il Belgio. Matematico geniale, o fisico capace di affrontare le forze più complesse? La Francia ha bisogno di te. Filologo, storico dell'antichità o filosofo con sette anni di studi e ricerche alle spalle? La Germania è il paese che sogni. L'Italia no, dall'Italia sono scappati tutti. Questi sono i paesi in cui si sono rifugiati i dottori di ricerca fuggiti dall'Italia, divisi per disciplina. Mentre continua il brain drain
Per approfondire: Dove vanno i laureati italiani e L'esodo dei migliori


5) L'integrazione vista dagli integrandi
Le persone più importanti, e la loro nazionalità. Un modo per mappare il tessuto che cambia, l'immigrazione che diventa integrazione immediata, diretta, relazionale, nelle amicizie, negli amori, nei compagni di vita, nei colleghi di lavoro. È l'idea dell'indagine Istat espressa in questo grafico, che mostra ad esempio il mix ormai compiuto di chi proviene dalla Polonia con i vicini italiani e la persistente "autosufficienza" invece di altre comunità, come quella Cinese. A questa mappa manca però un dato, fra i più positivi: il nuovo orizzonte che si spalanca grazie ai bambini. «Tra i bambini stranieri (tra i 6 e i 13 anni), tra i quali c’è una forte presenza di seconde generazioni, molti hanno amici sia italiani che stranieri (83 per cento); circa uno su dieci ha amici soltanto italiani, mentre il 2,6 per cento ha soltanto amici connazionali. Il 69,1 per cento dei bambini stranieri, inoltre, ha il migliore amico di nazionalità italiana. Tale preferenza è simile in tutte le diverse aree del Paese».

Canterebbe Neffa: «Sai che cambierà»

LEGGI ANCHE

L'E COMMUNITY

Entra nella nostra community Whatsapp

L'edicola

Siamo tutti complici - Cosa c'è nel nuovo numero dell'Espresso