L'accoglienza di migranti e profughi in Italia potrebbe essere rivoluzionata dall'accordo europeo in discussione. O meglio: militarizzata. Se si arrivasse a un piano per dividere i richiedenti asilo tra i paesi dell'Unione, infatti, il nostro governo potrebbe essere obbligato a chiudere in strutture sorvegliate chiunque sbarchi sulle nostre coste, che si tratti di clandestini o richiedenti asilo. Una completa militarizzazione della questione immigrati almeno fino al primo via libera delle istituzioni.
Il premier Matteo Renzi e la responsabile Ue per la politica estera Federica Mogherini sono convinti che il via libera al patto europeo sarebbe un successo, perché permetterebbe all'Italia di ridurre il peso provocato dall'ondata di disperati che attraversano il Mediterraneo. In realtà l'accordo potrebbe avere ripercussioni economiche e giuridiche tutte da definire.
Se il piano andasse in porto infatti, vincendo le resistenze della Francia e dei paesi dell'Est, l'Italia si troverebbe costretta a far rispettare «anche con la coercizione» alcuni obblighi.
Fra questi il primo è la foto-segnalazione e la registrazione con le impronte di tutti gli sbarcati. Una missione per la quale l'Unione prevede l'uso delle forze congiunte di Frontex, Europol e polizie nazionali, che hanno già ricevuti fondi per questo compito. Nessuno potrà più sottrarsi alla schedatura, mentre per tutto il 2014 il numero di persone identificate nel nostro paese è stato limitato, permettendo alla maggioranza di siriani, eritrei e palestinesi di raggiungere i loro parenti in destinazioni come Germania, Olanda o Svezia.
La rigidità nell'applicazione della segnalazione avrà una conseguenza diretta in termini d'accoglienza: i profughi infatti, una volta registrati, dovranno essere «trattenuti», e non più semplicemente «ospitati» all'interno delle prime strutture d'accoglienza.
Andrà cioè impedito loro di uscire dai centri in cui sono stati spediti fino alla valutazione del loro caso. Il cui verdetto determinerà il loro futuro: la “ricollocazione” in un altro paese europeo, seguendo il principio delle quote, oppure l'attesa di una risposta dalle commissioni territoriali in Italia.
Oggi però nel nostro paese le commissioni non riescono a smaltire le richieste: gli uffici sono sommersi da decine di migliaia di pratiche e stanno fissando i responsi a dopo il 2016. Il tempo di attesa quindi è superiore a un anno. Quali tempi saranno quindi necessari per il primo scrutinio? E cosa succederà nel caso in cui i profughi si ribellino? O debbano rimanere in Italia?
Queste strutture straordinarie, stando al testo dell'accordo, non dovranno permettere più ai migranti di fuggire. Di tentare, come molti fanno, una via di fuga verso i paesi del Nord. Se il resto dell'Europa accetterà le quote come vuole l'Italia infatti, spiegano fonti europee, le accetterà solo se i regolamenti saranno rispettati in modo ferreo. «I paesi d'ingresso devono assumere rigorosamente i loro obblighi secondo i trattati di Shenghen, dividendo i richiedenti asilo dai migranti economici», ha ribadito il ministro dell'Interno francese Bernard Cazeneuve.
Questo implicherebbe quindi l'apertura di centri recintati e monitorati dalle forze dell'ordine, che tengano le porte chiuse fino all'ok delle istituzioni. Le strutture di "smistamento", secondo quanto scrive il Corriere della Sera, sarebbero sette: da aprire a Taranto, Augusta, Pozzallo, Porto Empedocle, Lampedusa, San Giuliano, e in due caserme a Civitavecchia e Messina.
Un modello che metterebbe profondamente in crisi il principio della “accoglienza diffusa sul territorio” finora seguito, con piccole strutture, hotel e appartamenti messi a disposizione delle prefetture. Che rimarrebbero, ma come un miraggio dopo la reclusione, dal profilo incerto anche dal punto di vista legale: le nostre leggi permettono il trattenimento dei profughi solo in caso abbiano commesso reati.
«Questo degli "hot spots", come li definisce il testo, è uno degli aspetti più controversi dell'accordo», conferma Gianfranco Schiavone di Asgi, associazione studi giuridici per l'immigrazione: «Dovranno trattenere i profughi con tempi e ruoli indefiniti, ma un'unica certezza: saranno militarizzati».
Ma a quale prezzo? Oltre al costo del controllo, l'Italia è pronta a sobbarcarsi nuovi enormi centri di disperazione? E quanti profughi dopo un terribile esodo fino al nostro paese accetteranno senza protestare di venire rinchiusi in attesa di una destinazione decisa dalle autorità europee, rinunciando di congiungersi a familiari e conoscenti?
C'è un altro dubbio, sul fronte dei diritti, che emerge dalla lettura dell'accordo sui migranti che il Consiglio europeo dovrebbe varare a fine giugno. E riguarda le procedure di valutazione delle richieste d'asilo. «Troppe domande sono infondate», scrive infatti la Commissione: «Il 55 per cento delle richieste ha avuto risposta negativa, e per alcune nazionalità quasi tutte vengono rigettate, mettendo in difficoltà i paesi membri dall'offrire la giusta protezione a chi invece ne ha diritto. La legislazione include specifici strumenti per combattere gli abusi, come ad esempio il trattamento rapido delle richieste infondate. Per rafforzare questo principio, usciranno presto delle nuove linee guida».
Le linee guida potranno ignorare le situazioni dei singoli? Il caso specifico sono le persone che arrivano dalla Nigeria. Le loro richieste di protezione vengono respinte con facilità dalle commissioni italiane, per motivi come la stabilità economica e politica del paese africano nelle zone non controllate dal gruppo terroristico di Boko Haram.
Solo presentando ricorso, i giovani nigeriani si trovano spesso a vincere e ottenere protezione, grazie a un orientamento diverso dei giudici dei tribunali, che considerano il rischio dell'espulsione in un paese come la Nigeria troppo alto. Un canale rapido impedirebbe il ricorso, facendoli ritornare in una patria dove possono essere esposti a ogni ritorsione.
Le informazioni che continuano a trapelare sui contenuti dell'accordo europeo pongono tanti quesiti. E un grande dubbio. L'Europa che si organizza per soccorrere in mare i migranti evitando nuove stragi, in realtà sembra puntare a costruire una vera fortezza, per evitare esodi senza controllo come quello dello scorso anno. E sospendere la libertà di chi attraversa il Mediterraneo, decidendo quando e come potrebbe avere diritto alla protezione. Una situazione che potrebbe comportare mesi e mesi di custodia nei nuovi centri italiani, più simili a carceri che non a strutture d'accoglienza.