Attualità
26 giugno, 2015L'inchiesta della procura di Reggio con i tre provvedimenti di custodia domiciliare, cinque di divieto di dimora in regione, oltre due milioni e mezzo di euro sequestrati mette a rischio la già fragile giunta Pd. Imbarazzo per il governo Renzi. Alle prese con l'ennesima grana giudiziaria interna e dei suoi alleati
Rimborsopoli in Calabria, ai domiciliari assessore Pd e guai per Ncd
Le spese pazze dei consiglieri della Regione Calabria rischiano spazzare via la giunta Pd e di mettere ancora una volta in difficoltà il governo Renzi alle prese con l'ennesima grana giudiziaria che riguarda un esponente del partito alleato Ncd e non solo. L'inchiesta della procura di Reggio Calabria con i tre provvedimenti di custodia domiciliare, cinque di divieto di dimora in Calabria, oltre due milioni e mezzo di euro sequestrati, ripropone, dopo Mafia Capitale, De Luca & Co, la questione morale interna ai democratici e ai suoi alleati. In ordine: Carminati e Buzzi, le dimissioni di Lupi, l'indagine sul sottosegretario Castiglione, la richiesta di arresto per Azzollini. E ora la rimborsopoli calabrese.
A quasi sei mesi di distanza dall’ufficiale chiusura delle indagini sull’inchiesta, arrivano i primi otto provvedimenti nei confronti di altrettanti ex consiglieri regionali. In tutto però sono ventisette i politici indagati. C'è l'ex assessore ai Trasporti del governatore Scopelliti, Luigi Fedele (Ncd), c'è Nino De Gaetano (Pd), il discusso assessore al Lavoro scelto dal presidente regionale Mario Oliverio; è stata chiesta, poi, l'autorizzazione a procedere per il senatore Ncd Giovanni Bilardi il cui storico collaboratore, Carmelo Trapani, sarebbe stato colpito da divieto di dimora in Calabria. Proprio per la presenza di De Gaetano in giunta, Maria Carmela Lanzetta aveva rifiutato un posto nel governo regionale offerto da Oliverio. "Se c'è lui non possono esserci io", aveva tuonato, attirandosi non poche critiche. Il motivo è che De Gaetano circa un anno e mezzo fa è finito al centro della cronaca locale per un sospetto di non poco conto: la sua ascesa politica in termini di voti sarebbe stata agevolata da un clan reggino. Sospetti rimasti finora tali.
I consiglieri raggiunti da un provvedimento di divieto di dimora in Calabria sono Alfonso Dattolo, ex assessore all'Urbanistica Udc, Giovanni Nucera del Pdl, Nicola Adamo, ex consigliere ed ex capogruppo del Pd, e Pasquale Tripodi del Centro democratico.
«L’operazione di oggi riguarda i contributi regionali per le spese istituzionali, che nel caso di alcuni gruppi sono risultati utilizzati per spese meramente personali. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa per reati di falsità ideologica e peculato e falso in atto pubblico. È un'indagine particolarmente complessa, devo dare atto del lavoro eccellente svolto dalla guardia di finanza che raggiunge sempre livelli altissimi. In materia di contributi ai gruppi regionali sono state sviluppate indagini in tutta Italia, ma qui sono stati svolti accertamenti talmente approfonditi che si è stati in grado di risalire a ciascuna posta, a ciascuna dichiarazione. Il documento di quasi mille pagine è il compendio di un'indagine a 360 gradi che ha incluso anche intercettazioni telefoniche e ambientali, video riprese e accertamenti bancari» ha spiegato il procuratore capo Federico Cafiero de Raho, che ha precisato: «Gli accertamenti sono state effettuati dal 2010 al 2012, ma anche per il 2013 la corte dei conti ha accertato spese irregolari e questo spiega le esigenze cautelari».
Come dire, le manette unico deterrente per bloccare la ruberia. I militari della Guardia di Finanza hanno riscontrato persino la presentazione di una doppia documentazione di spese al fine di ottenere dall’Ente Regionale un doppio rimborso. Nei bilanci dei gruppi del consiglio regionale della Calabria sarebbe finito di tutto: dai detersivi ai "Gratta e vinci", dalle cartelle esattoriali ai viaggi all’estero e ai tablet.
Secondo la Guardia di Finanza infatti, i soldi pubblici sarebbero serviti per pagare consumazioni al bar, anche di un singolo caffè, cene, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo non connesse al ruolo ististizionale. Con i soldi dei gruppi consiliari sarebbero state pagate anche cene, gioielli, fiori, tasse, viaggi e taxi, batterie, ventilatori, telefonini con ricariche annesse, carburante, consulenze, affitti e collaborazioni. Mancano le mutande verdi dei legisti piemontesi, ma ci sono set di valigie e spese per la famiglia. Perché in Calabria la famiglia viene prima di tutto il resto.
A quasi sei mesi di distanza dall’ufficiale chiusura delle indagini sull’inchiesta, arrivano i primi otto provvedimenti nei confronti di altrettanti ex consiglieri regionali. In tutto però sono ventisette i politici indagati. C'è l'ex assessore ai Trasporti del governatore Scopelliti, Luigi Fedele (Ncd), c'è Nino De Gaetano (Pd), il discusso assessore al Lavoro scelto dal presidente regionale Mario Oliverio; è stata chiesta, poi, l'autorizzazione a procedere per il senatore Ncd Giovanni Bilardi il cui storico collaboratore, Carmelo Trapani, sarebbe stato colpito da divieto di dimora in Calabria. Proprio per la presenza di De Gaetano in giunta, Maria Carmela Lanzetta aveva rifiutato un posto nel governo regionale offerto da Oliverio. "Se c'è lui non possono esserci io", aveva tuonato, attirandosi non poche critiche. Il motivo è che De Gaetano circa un anno e mezzo fa è finito al centro della cronaca locale per un sospetto di non poco conto: la sua ascesa politica in termini di voti sarebbe stata agevolata da un clan reggino. Sospetti rimasti finora tali.
I consiglieri raggiunti da un provvedimento di divieto di dimora in Calabria sono Alfonso Dattolo, ex assessore all'Urbanistica Udc, Giovanni Nucera del Pdl, Nicola Adamo, ex consigliere ed ex capogruppo del Pd, e Pasquale Tripodi del Centro democratico.
«L’operazione di oggi riguarda i contributi regionali per le spese istituzionali, che nel caso di alcuni gruppi sono risultati utilizzati per spese meramente personali. L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa per reati di falsità ideologica e peculato e falso in atto pubblico. È un'indagine particolarmente complessa, devo dare atto del lavoro eccellente svolto dalla guardia di finanza che raggiunge sempre livelli altissimi. In materia di contributi ai gruppi regionali sono state sviluppate indagini in tutta Italia, ma qui sono stati svolti accertamenti talmente approfonditi che si è stati in grado di risalire a ciascuna posta, a ciascuna dichiarazione. Il documento di quasi mille pagine è il compendio di un'indagine a 360 gradi che ha incluso anche intercettazioni telefoniche e ambientali, video riprese e accertamenti bancari» ha spiegato il procuratore capo Federico Cafiero de Raho, che ha precisato: «Gli accertamenti sono state effettuati dal 2010 al 2012, ma anche per il 2013 la corte dei conti ha accertato spese irregolari e questo spiega le esigenze cautelari».
Come dire, le manette unico deterrente per bloccare la ruberia. I militari della Guardia di Finanza hanno riscontrato persino la presentazione di una doppia documentazione di spese al fine di ottenere dall’Ente Regionale un doppio rimborso. Nei bilanci dei gruppi del consiglio regionale della Calabria sarebbe finito di tutto: dai detersivi ai "Gratta e vinci", dalle cartelle esattoriali ai viaggi all’estero e ai tablet.
Secondo la Guardia di Finanza infatti, i soldi pubblici sarebbero serviti per pagare consumazioni al bar, anche di un singolo caffè, cene, telefoni cellulari, tablet, gite alle terme e soggiorni in albergo non connesse al ruolo ististizionale. Con i soldi dei gruppi consiliari sarebbero state pagate anche cene, gioielli, fiori, tasse, viaggi e taxi, batterie, ventilatori, telefonini con ricariche annesse, carburante, consulenze, affitti e collaborazioni. Mancano le mutande verdi dei legisti piemontesi, ma ci sono set di valigie e spese per la famiglia. Perché in Calabria la famiglia viene prima di tutto il resto.
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