Mafia Capitale, la mail da Alemanno al clan con le istruzioni per votarlo
Un messaggio inviato dall'account dell'ex sindaco con il materiale elettorale viene recapitato all'indirizzo di posta elettronica dell'uomo della 'ndrangheta. Un nuovo particolare sul coinvolgimento delle 'ndrine per le elezioni europee del 2014
di Giovanni Tizian
5 giugno 2015
«Bisogna finirla con questa balla della ‘ndrahgheta che, attraverso la mediazione di Buzzi, mi avrebbe fatto convergere voti in Calabria alle elezioni europee del 2014». Gianni Alemanno, già indagato per concorso esterno, non accetta che il suo nome sia afficancato alla più potente delle cosche calabresi. L'ex sindaco ha risposto con comunicati stampa, dichiarazioni e minacce di querela alle notizie trapelate dopo gli ultimi arresti per Mafia Capitale. Dalle intercettazioni del Ros dei carabinieri infatti emergerebbe il presunto sostegno che l'ex sindaco ha ricevuto dalle 'ndrine durante le elezioni europee.
Eppure c'è un particolare che l'Espresso è in grado di rivelare: due giorni prima della competizioni dall'account di posta elettronica di Alemanno partiva alle ore 10.54 una mail diretta a Giovanni Campennì. Proprio il Campennì sospettato di legami con il clan Mancuso di Limbadi, provincia di Vibo Valentia. La richiesta di attivarsi per le Europee arriva da Salvatore Buzzi in persona, che dall'imprenditore calabrese riceve una risposta eloquente: «Va bene Qua la famiglia è grande un voto gli si da». Una metafora «espressiva» la definiscono gli inquirenti che dimostra come Campennì avrebbe aderito «prontamente alla richiesta, non potendo evitare, tuttavia, di sottolineare la propria capacità di poter attingere a un ampio bacino di consensi pilotabili».
La mail spedita a Campennì conteneva tutto il necessario, un manuale per votare e far votare Alemanno. «La data delle elezioni europee, le modalità di compilazione della scheda, nonché il fac-simile della scheda elettorale precompilata», si legge nelle carte degli inquirenti. Era il 23 maggio 2014, undici miniti prima dell'arrivo del messaggio di posta elettronica all'indirrizzo di Campennì, quest'ultimo riceve una telefonata da una donna, «la quale, nell’asserire di rappresentare la segreteria di Giovanni Alemanno, gli riferiva di aver ricevuto il proprio contatto telefonico dalla “Cooperativa 29 Giugno” e di poter inviare il materiale elettorale via email».
Conversazioni che per gli inquirenti sono la conferma dell'impegno assunto da Campennì. «Le risultanze consentono di ricostruire la vicenda nei termini che seguono: Buzzi assicurava ad Alemanno il proprio intervento in suo favore, promettendo l’inoltro a un membro del suo staff, Claudio Milardi, di una lista di persone allusivamente chiamate “amici del sud” capaci di esprimere cospicui pacchetti di voti (“che ti possono dare una mano co' ... parecchi voti». Non solo. Secondo gli investigatori «la scelta di Campennì e di altri “amici del sud” (tra i quali, Rocco Rotolo e Vito Marchetto) rientrava in una precisa valutazione delle potenzialità che a costoro venivano attribuite: la loro appartenenza a una consorteria ‘ndranghetista, capace di condizionare il voto nella terra d’origine (“i mafiosi che quelli controllano i voti”)».
Nella frenesia però i dirigenti della cooperativa 29 giugno commettono un errore imperdonabile. Oltre ai nomi degli emissari romani delle cosche della'ndrangheta, a Milardi consegnano pure una lista di persone ulteriore. Con quali nomi? Tutto l'elenco dei dipendenti della cooperativa. Un errore che provoca in Buzzi una violenta reazione: «i nomi degli 'ndranghetisti erano ...inc.. ma come se fà a sbaglià così ..” “erano i nomi delle persone fedeli, ma che cazzo dai i nomi de tutti».
È vero che l’esito delle elezioni europee nella circoscrizione Italia meridionale non è stata favorevole per Alemanno. Ma gli inquirenti sottolinenao il buon risultato peresonale di Alemanno che ha «ottenuto 44.834 preferenze». E come risulta dall'archvio elettorale del Viminale, in Calabria i risultati migliori Alemanno li ha ottenuti nelle province di Vibo e Reggio Calabria, zone d'influenza delle 'ndrine collegate a Mafia Capitale. Non è la prima volta che il nome di Alemanno compare in una storia di voti e 'ndrangheta.
Nel 2008 all'incontro elettorale organizzato al Cafè de Paris di via Veneto, ai tempi gestito da un prestanome di una 'ndrina, era presente Giulio Lampada, condannato per mafia qualche anno dopo. Nell'inchiesta che lo portò in galera i pm descrivono nei particolari quella serata. Lampada infatti si vantava al telefono di aver partecipato all'evento in cui era presente l'allora ministro delle politiche Agricole.
Per questo durante il processo contro il boss, Alemanno è stato chiamato anche a testimoniare. «Una serata di campagna elettorale in cui Morelli(politico legato ad Alemanno poi condannato insieme a Lampada) mi portò a una festa di amici calabresi aldove ci saranno state 300 persone. In quell’occasione da quanto ho ricostruito, mi ha presentato con una certa sottolineatura Lampada».
L'ex sindaco quindi neanche in quell'occasione poteva immaginare che dietro quei sostenitori ci fosse l'ombra della 'ndrangheta.