Una petizione chiede che venga riconosciuto il valore "identitario" delle due meravigliose opere in bronzo. E si affretti la conclusione del museo. «L'allestimento è in corso», spiega il direttore pro tempore Salvatore Patamia, che aggiunge: «Le polemiche finora han portato più turismo». Confermando per il 2015 i quasi 200mila visitatori dell'anno scorso

I Bronzi. Imponenti sui loro piedistalli, bellissimi. Nel 2014, 195mila persone hanno attraversato Reggio Calabria, magari l'intera Italia o l'Europa, e sono arrivate fino a qui, fino al museo archeologico nazionale, solo per loro. Solo per i due meravigliosi Bronzi di Riace, anche perché gli altri piani sono ancora chiusi.

Ora un gruppo di cittadini ha raccolto 10mila firme per dichiararli "patrimonio identitario" e quindi "inamovibile" e invita il due agosto a una conferenza stampa sullo stato dell'arte del museo. Ne abbiamo parlato con Salvatore Patamia, funzionario della soprintendenza e responsabile pro tempore dell'archeologico, in attesa che le commissioni ministeriali concludano la selezione del prossimo direttore.

Innanzitutto, i Bronzi. Stanno bene, rassicura. Dopo la perizia commissionata da Dario Franceschini ad ottobre scorso per sondare la possibilità di portarli a Expo 2015, conclusasi con un "caveat" al trasporto data la fragilità dei due capolavori, il rischio di vederli viaggiare per mostre è nullo.

«Certo, non si può escludere del tutto per il futuro, ma per ora il parere degli esperti ha fermato i motivi di preoccupazione», commenta Patamia: «Ricordiamoci però che anche se i Bronzi hanno un legame profondissimo con la nostra terra, con la Magna Grecia, sono patrimonio dell'Umanità».
Il ritrovamento di uno dei Bronzi

Secondo: per ora restano soli. Già, perché gli allestimenti che avrebbero dovuto finire a febbraio 2015 sono ancora in corso, e la ditta che si occupa della riapertura della sale al secondo e terzo piano sta per andare in ferie.

«Siamo andati oltre le scadenze, è vero, ma a mio avviso è successo perché nel progetto iniziale si è sottostimato il lavoro da fare», spiega Patamia: «Le vetrine per l'esposizione sono arrivate a marzo, ed ora stiamo organizzando i percorsi, con il posizionamento e la stestura delle didascalie in italiano e in inglese di migliaia di reperti».

Migliaia. «Sì», conferma Patamia: «Spesso nel riportare alla luce gli oggetti rimasti a lungo nelle scatole servono poi piccoli interventi di restauro». Lo spazio transennato più vicino alle sculture però è stato aperto da lui stesso nonostante non fosse ancora concluso. «I visitatori facevano pressione, la vedevano terminata e chiedevano: perché non ci fate entrare? Vedremo come lavorate. Così ho tolto la barriera, e ora man mano stiamo completando l'allestimento con la squadra della soprintendenza».

Terzo: le polemiche, finora hanno funzionato. «Penso che l'attenzione mediatica finora abbia portato curiosi», dice il direttore pro tempore, pensando certamente alla proposta di Vittorio Sgarbi di portarli a Expo, o al fotografo che scattò quelle immagini dei Bronzi con il tanga, il velo, e le piume: provocatorie, ma hanno fatto il giro del mondo.

«Ora si tratta di costruire il museo attorno, e pubblicizzare quello», continua: «Per quest'anno credo che ripeteremo i numeri del 2014: quasi 200mila visitatori, di cui più della metà paganti. Sono un pubblico veramente straordinario per il Sud Italia».

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