Il Movimento 5 Stelle non abbassa la guardia sulla questione dei derivati finanziari che stanno causando ingenti perdite al bilancio dello Stato. E, con un esposto annunciato ieri, ha deciso di chiamare in causa la Corte dei Conti, l'organo che vigila sulla correttezza dell'operato degli amministratori pubblici.
Nei mesi scorsi i deputati del movimento di Beppe Grillo sono stati molto attivi all'interno della Commissione Finanze della Camera, che per iniziativa dell'ex presidente Daniele Capezzone aveva avviato un'indagine conoscitiva per cercare di alzare il velo sui contratti derivati stipulati negli anni passati dal Tesoro con le maggiori banche internazionali. I dati che ne sono emersi alimentano numerosi interrogativi, soprattutto da quando, nel marzo scorso, il Tesoro ha rivelato che ai valori di mercato di allora i derivati mostravano una perdita potenziale di 42 miliardi di euro. E che, per pagare il flusso degli interessi annui, già oggi lo Stato è costretto a sborsare alcuni miliardi di euro.
L'indagine della Commissione è arrivata ora alla fine ma il Movimento 5 Stelle non si è accontentato dei dati e delle spiegazioni forniti finora dal Tesoro, che per il futuro si è impegnato a pubblicare un rendiconto più puntuale di come stanno evolvendo i derivati. In un convegno che si è tenuto ieri pomeriggio alla Camera, in cui diversi giuristi, economisti ed esperti hanno sottolineato la necessità di maggiore trasparenza sui contratti, la deputata Carla Ruocco ha rinnovato la richiesta di una nuova commissione d'indagine, che faccia luce su clausole e condizioni di prodotti che si stanno rivelando così onerosi per le casse dello Stato. Ha spiegato che, mentre il Comune di Roma ha concesso al movimento l'accesso agli atti di ben 9 diversi derivati, permettendo ai Cinque Stelle di avviare un'analisi approfondita, il Tesoro ha sempre opposto motivazioni di riservatezza sui propri contratti. Di qui l'esposto alla Corte dei Conti, nel quale si chiede se sussistano «sufficienti elementi per aprire una o più indagini per danno erariale e violazione della legge italiana».