Messaggi tra genitori per bloccare le pericolosissime lezioni di “masturbazione e penetrazione” per piccoli alunni. Appelli e petizioni contro le teorie delle associazioni Lgbt. Con la ripartenza dell’anno scolastico ha ripreso forza la crociata contro la teoria del genere

«Diffondete questo messaggio a coloro che hanno bambini che vanno all’asilo, alle elementari e anche alle medie. Dobbiamo andare al nostro Comune e dire “voglio firmare contro la legge gender”. Una legge che se passerà, già all’asilo si parlerà di masturbazione, penetrazione, oppure del matrimonio tra due uomini o due donne come normale, non sarà solo educazione sessuale ma le maestre saranno obbligate a tenere lezioni in tutte le materie e parlare di questi temi». Con il suono della campanella riparte l’offensiva contro la inesistente teoria gender da insegnare in classe.

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Un’offensiva che usa messaggi come questo che rimbalza nelle chat di WhatsApp arrivando a centinaia di genitori italiani. Quello rintracciato da "l’Espresso" circola tra alcune madri con i propri figli iscritti alle elementari della provincia di Brindisi. Raccontando il tenore degli attacchi.

Nel mirino di chi non vuole l’adozione da parte di coppie omosessuali, la fecondazione eterologa, le unioni civili, i disegni di legge Scalfarotto e Cirinnà è finito soprattutto il mondo dell’istruzione, dove faticosamente si cerca di introdurre l’educazione all’uguaglianza e alla parità di genere. In particolare la campagna anti-gender attacca la Buona scuola che prevede (al comma 16) di prevenire la violenza di genere, fermare le discriminazioni e la spirale del femminicidio. È il disegno di legge presentato dalla vicepresidente del senato Valeria Fedeli e inglobato dalla riforma del governo Renzi.


Così con tono colloquiale si chiede di bloccare ogni passo verso la modernità: «Noi possiamo fermare tutto questo, un vero guaio, con una petizione. Non possiamo nemmeno dire “Io mio figlio non lo mando più a scuola” perché c’è l’arresto. Già dall’asilo parlano ai bambini di sesso, di gay, dei trans come se fosse tutto normale. A settembre quando porteremo i bambini a scuola ci daranno un foglio: non firmatelo. Mandate questo messaggio a più persone possibile. A me l’ha detto il mio pastore già l’anno scorso e pensavo fosse una cosa così.. E invece no.. Sta andando veramente avanti. Un bacio a tutti e una santa giornata».

TUTTE LE INIZIATIVE ANTI-GENDER

A sponsorizzare la petizione “sull’educazione affettiva e sessuale affinché i nostri figli possano trovare non ideologie destabilizzanti come l’ideologia gender, ma progetti e strategie educative in armonia con la famiglia e con le istanze etiche, rispettosi della natura umana”, un nutrito gruppo di associazioni, sigle e periodici ultracattolici: La Nuova Bussola Quotidiana, Tempi, il Timone, Voglio la Mamma, la Fondazione Novae Terrae, Vita E’, NonSitoccalaFamiglia, fino a Manif pour Tous Italia, l’Associazione Nazionale Famiglie Numerose, Cultura Cattolica, Scienza e Vita e tante altre.
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Ad alzare il tiro è soprattutto “l’osservatorio gender” dei cristiani per la nazione, che propone un referendum per l’abrogazione della buona scuola e di tutti gli insegnamenti contro l'omofobia. Ecco cosa scrivono nel sito dedicato: «Vogliamo dare una serie di informazioni e strumenti utili a chi intende informarsi per agire contro la teoria del gender che ormai è considerata “pensiero unico mondiale”. Inseriremo tutta quella documentazione utile ad essere preparati per informare e formare quanti si volessero spendere per questa causa». E via una serie di articoli per capire dove si nasconde il demone del gender, con tanto di video informativi, consigli, rassegna stampa e schede sintetiche.

Anche Provita fa attività di controinformazione, mettendo a punto veri e propri dossier di iniziative e progetti innocui tra le aule di tutta la Penisola che, secondo la onlus, «sono ispirate alle teorie omosessualiste delle associazioni Lgbt (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender) e promuovono l’equiparazione di ogni orientamento sessuale e di ogni tipo di “famiglia”, la prevalenza dell’identità di genere sul sesso biologico; la decostruzione di ogni comportamento o ruolo tipicamente maschile o femminile insinuando che si tratterebbe sempre di arbitrarie imposizioni culturali».

Una vera ossessione per mettere all’indice tutte le iniziative dell’Unar, l’ufficio antidiscriminazioni della presidenza del Consiglio, le direttive dell’organizzazione mondiale della sanità, e poi un elenco di casi incriminati: assemblee studentesche, progetti, recite teatrali, incontri con rappresentanti di ArciGay, campagne per l’uso dei contraccettivi.

I LED DELLA LEGA

La sponda politica di queste moderne crociate è coperta dalla Lega Nord e dai Fratelli d’Italia. Ala oltranzista a destra di Forza Italia, sposa le battaglie della società civile anti-gender soprattutto per coprire una parte dell’elettorato sensibile a questi temi. A fare da capofila nei “Led No Gender” due comuni della provincia di Brescia: in prima fila Prevalle, piccolo comune a guida leghista retto dal sindaco Amilcare Ziglioli, che ha lanciato una scritta eloquente: «L’amministrazione comunale è contraria all’ideologia gender».
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La settimana scorsa il sindaco leghista di Capriolo, Luigi Vezzoli, ha copiato l’idea esportandola nel suo terrotorio. Una scelta ideologica che, espressa sui pannelli informativi del Comune e usualmente destinati a altri compiti, non è passata inosservata.

Anche il minuscolo partito di Giorgia Meloni ed Ignazio La Russa, Fratelli d’Italia, non ha resistito alla tentazione di usare questi temi come un grimaldello, incappando in una clamorosa gaffe: a Trento per i volantini in cui la sezione locale si scaglia contro i corsi scolastici è stata usata un'immagine dedicata a Jousha Alcorn, 17 anni,  transgender che si è uccisa lo scorso gennaio negli Stati Uniti perché i genitori non la accettavano imponendogli una «terapia riparativa».

Ecco la lettera di addio di Jousha che voleva vivere da Leelah: «Per favore, non siate tristi, è meglio così. La vita che avrei vissuto non sarebbe stata degna di essere vissuta… perché sono transessuale. Per farla semplice, mi sento una ragazza intrappolata nel corpo di un ragazzo da quando avevo quattro anni. Per molto tempo non ho saputo dell’esistenza di una parola per definire questa sensazione, né che fosse possibile per un ragazzo diventare una ragazza, così non l’ho detto a nessuno e ho semplicemente continuato a fare cose convenzionalmente da maschi per cercare di adattarmi».