Ustica, 1926. L'isola siciliana trasformata dal regime fascista in un carcere a cielo aperto per i dissidenti. Qui venivano segregati i confinati, intellettuali e i politici antifascisti. Tra questi spiccava Antonio Gramsci. Prima del carcere il fondatore del partito comunista italiano passò da questa terra vulcanica, malinconica e poverissima. E proprio qui, la sua mente raffinatissima partorì un'idea geniale, degna di un grande sognatore rivoluzionario: una scuola costruita dai confinati per dare al popolo le armi della cultura.
Ora quel sogno durato 44 giorni è diventato un docu-film. Gramsci 44, appunto. Il documentario scorre tra il racconto dei fatti e inserti di finzione nel blocco narrativo. Le immagini di Gramsci che passeggia sulle scogliere e riflette si alternano ai racconti in presa diretta degli anziani del posto. Attraverso testimonianze e ricostruzioni ripercorre la permanenza dell’intellettuale sull’isola, concentrandosi in particolare sulla Scuola dei Confinati, improvvisata da Gramsci e Bordiga in una vecchia falegnameria con lo scopo di arginare la morte intellettuale a cui i politici erano condannati. La scuola, che era aperta a tutti, servì anche ad arginare l’analfabetismo, coinvolgendo cittadini di ogni età e stato sociale. Di quella scuola e di Gramsci oggi molti usticesi hanno ancora ricordo. Un caro ricordo che per gli isolani rappresenta ancora oggi uno dei fondamenti della propria memoria storica.
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A produrre l’opera è la Ram Film, già realizzatrice del cortometraggio Art. 23, ultima opera di Vittorio De Seta. Il docu-film - che fa parte del Programma Sensi Contemporanei Cinema e Audiovisivo della Sicilia Film Commission - è affidato alla regia del giovane filmaker calabrese Emiliano Barbucci, che firma la sua opera prima, e allo sceneggiatore Emanuele Milasi. In scena anche gli attori-produttori Americo Melchionda (nel ruolo di Amadeo Bordiga) e Maria Milasi.
Gramsci è interpretato da Peppino Mazzotta, reduce dal successo del film “Anime Nere”, ma conosciuto soprattutto per essere l’ispettore Fazio della serie tv “Il commissario Montalbano”. A impreziosire il film è la fotografia curata da Daniele Ciprì. La prima presentazione ufficiale sarà a Palermo il 23 gennaio al cinema De Seta.
«Gramsci 44 nasce quasi per caso, durante un viaggio a Ustica insieme a un gruppo di antropologi dell’Università della Calabria», spiega a “l'Espresso” il regista, che aggiunge: «Da videomaker, il mio compito era quello di intervistare i pescatori della comunità. Ho subito notato che era molto forte la tradizione comunista, spesso veniva utilizzata la parola “compagni” con un trasporto e una passione che mi hanno sorpreso. Tanto da spingermi a indagare. La spiegazione di un isolano mi ha aperto un mondo: “Questo era un luogo di confino durante il fascismo, e tra i tanti confinati c’era anche Antonio Gramsci. Pensa che mio padre ha imparato a scrivere grazie a lui e alla sua scuola”. Tanto è bastato per mettermi sulle tracce dell’intellettuale sardo nei 44 giorni di permanenza sull’isola. Il soggetto del film nasce allora, dalle riflessioni che ne sono seguite».
Al servizio della gente, questo era il senso della poltiica per Gramsci e compagni. E la consapevolezza della forza dirompente della cultura nel periodo più nero del Paese. Un insegnamento che il documentario riporta nell'attualità e di cui la sinistra dovrebbe fare tesoro. «Sassi in un secchio, questo siamo per loro», dice Bordiga a Gramsci in una delle scene più emozionanti del film. «Per loro chi?, gli amici o i nemici? Per afferrare un sasso servono due dita», è la risposta, amara, di Gramsci.