«Dopo aver avuto la conferma ufficiale che sabato 30 gennaio si terrà a Roma un grande evento di popolo a difesa della famiglia, posso annunciare l’adesione ufficiale di Regione Lombardia». Le parole per promuovere il «grande evento di popolo» arrivano dal Pirellone e a pronunciarle è l’assessore alle Culture, identità e autonomie Cristina Cappellini.
In vista del maxi-raduno previsto per fine mese nella Capitale per alzare un argine alla proposta di legge Cirinnà sulle unioni civili, ecco come la giunta del leghista Roberto Maroni si erige a difesa della “famiglia naturale” mandando in piazza i suoi pasdaran con il fazzoletto verde.
«Dopo aver partecipato alla manifestazione del 20 giugno scorso - continua Cristina Cappellini - ritengo la mia
partecipazione, in rappresentanza di Regione Lombardia, ancora più necessaria perché siamo nel periodo decisivo della discussione parlamentare del disegno di legge Cirinnà al quale noi siamo profondamente contrari. Per dire ancora una volta e per sempre che la famiglia è composta da una mamma, un papà e possibilmente dei figli. Il ddl Cirinnà potrà anche essere approvato dal Parlamento, in una versione o in un’altra. Ma la natura è più forte di chi tenta di stravolgerla e prima o poi la verità vincerà».
In attesa dei dettagli per spedire a Roma il gonfalone con il logo regionale (la rosa camuna) tra i palloncini, le bandiere e i passeggini del mondo cattolico e illuminare la sede con una gigantesca scritta “Family Day”, nel parlamentino lombardo si sono alzati i mugugni dell’opposizione.
«Se Cappellini parteciperà al family day lo potrà fare a titolo personale perché questa scelta non rappresenta certamente la volontà della maggioranza dei lombardi» ha commentato il democratico Enrico Brambilla:«Ognuno ha poi il diritto di manifestare per le proprie idee ma è indicativo che mentre il Parlamento sta coraggiosamente provando a riconoscere alle coppie di fatto, etero e omosessuali, i diritti che nel mondo occidentale vengono ovunque riconosciuti, la giunta Maroni si erga a paladina della conservazione. Cominciamo a preoccuparci dell'ossessione dell'assessore per la cosiddetta famiglia naturale, argomento che pare occuparla molto più delle politiche culturali di cui ha la delega».
DA QUI NON SI PASSA
All’ultimo evento dei cattolici in piazza, a giugno, il segretario della Lega Matteo Salvini non aveva partecipato ma inviato un messaggio:«Un abbraccio alle mamme e ai papà che stanno pacificamente manifestando a Roma, per difendere il futuro dei loro bambini».
Oggi gli alfieri della difesa della famiglia come istituzione monolitica sono i leghisti made in Padania che hanno “allargato” il campo della contesa con la messa al bando delle (inesistenti) teorie gender nei libri di scuola e un crescendo di iniziative, campagne e fondi portate avanti a colpi di iniziative legislative e controversi eventi.
Partiti un anno fa con il convegno omofobo a Palazzo Lombardia (voluto fortemente dalla stessa Cappellini) sposando la tesi che l’omosessualità è un malattia e tutti i nuclei sono sotto attacco per i piccoli impercettibili passi in avanti nella lotta all’omofobia e dei tentativi di parificare le coppie omosessuali a quelle etero.
Un bis andato in scena lo scorso 17 ottobre sempre al Pirellone e negli stessi giorni una una mozione votata in consiglio regionale perché «vengano ritirati dalle scuole i libri e il materiale informativo che promuove la teoria del gender».
Un crescendo di prese di posizioni, fino all’idea di creare un numero verde contro le teorie dell’identità di genere (con uno stanziamento da 50mila euro) per consentire a mamme e studenti di segnalare scuole in cui si trasmetta una visione non “tradizionale”.
Un modo, ha spiegato Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio in Consiglio regionale, di «mappare le scuole per controllare e proporre interventi al ministero dell’Istruzione».