Riportare nel mercato del lavoro i 'neet', i i giovani che non studiano e non hanno impiego. Ecco come, secondo l'esperto Romano Benini

Svegliare gli inerti, gli insonni. Disoccupati e Neet (i giovani che non studiano e non lavorano, in Italia più di un milione) sono come il Lazzaro del Vangelo e le politiche del lavoro hanno l’obiettivo di dar loro una scossa. ?Un risveglio di massa che necessita di organizzazione e servizi. «Se tutti quelli che hanno diritto a un aiuto per trovare un’occupazione o a essere formati decidessero di esigerlo a breve, il loro diritto, l’Italia non potrebbe dare una risposta. Ecco perché bisogna darsi una mossa», sostiene Romano Benini, esperto di politiche del lavoro. Benini, che insegna alla Sapienza di Roma, racconta che con Garanzia Giovani, iniziativa europea recepita dai singoli Stati dell’Unione, il sistema misto, formato da Centri per l’impiego pubblici e agenzie private, ha trovato un’attività a 160 mila ragazzi, prendendone in carico circa 570 mila.

«Potenzialmente, però, almeno un altro milione di Neet potrebbe usufruire ?di Garanzia Giovani e a costoro va aggiunto un milione di disoccupati ?che ha diritto a chiedere un intervento di assistenza per trovare lavoro. ?Si tratta dell’assegno di ricollocazione, destinato alle strutture che gestiscono le richiesta e che incasseranno dallo Stato una cifra legata al profilo del richiedente», spiega Benini.
Statistiche
Italia, siamo il paese dei giovani "Neets" Nessuno in Europa fa peggio di noi
16/4/2015

Germania felix Secondo l’esperto, Garanzia Giovani è un bicchiere ?mezzo pieno: la maggior parte delle assunzioni deriva da stabilizzazione ?di tirocinii. Agenzie e Cpi ?non incassano dunque ?i premi previsti per chi fa l’accompagnamento ?al lavoro e così non lo promuovono abbastanza.

Così però sono meno remunerati e hanno meno mezzi per strutturarsi. ?E del rafforzamento del sistema l’Italia ha bisogno. «Ha meno quattrini a disposizione di 10 anni fa, quando il mercato del lavoro era migliore», sostiene Benini, che fa un confronto: «In Germania ci sono 90 mila operatori professionali, nei centri per impiego, ciascuno ha in carico 30 giovani e disoccupati. I Cpi italiani hanno 7.500 addetti: vuol dire che ognuno dovrebbe seguire 300 persone».?