Una marcia di praticanti, famiglie, docenti, professionisti e studenti, mobilitati contro lo spauracchio delle adozione per le coppie omosessuali e altri temi cari all’ala conservatrice della Chiesa: la fecondazione eterologa, l’aborto, la maternità surrogata, la teoria gender nelle scuole e il disegno di legge Scalfarotto contro le discriminazioni. Lo scorso 20 giugno in migliaia arrivarono in piazza San Giovanni dove campeggiavano gli slogan diventati parole d’ordine del movimento: «Difendiamo i nostri figli. Stop utero in affitto, stop gender, stop ddl Cirinnà».
Con la certezza in cuore che «la famiglia salverà il mondo» si è aggregato un popolo che dispensa paure, alimentate da una vera e propria campagna: la diffida choc per evitare «proiezioni di filmati pornografici e rapporti carnali con bambini dello stesso sesso» nelle scuole e poi il tour anti-gender che organizza da mesi dibattiti, incontri e serate a senso unico: «L’unico scopo del matrimonio è la filiazione. Se cadono questi baluardi si distrugge la società. Dobbiamo difendere i nostri figli», ripetono puntuali i relatori.
A prendere le distanze dalle posizioni più oltranziste anche la Conferenza episcopale italiana che attraverso il segretario generale Nunzio Galatino, all’indomani del family day, aveva sottolineato: «Non cercate soprattutto i grandi raduni perché ciò che merita di più la nostra attenzione sono gli incontri più ristretti e quotidiani dove è possibile condividere le difficoltà della vita e la gioia della fede». A distanza di sei mesi i toni si sono smorzati e il cardinale Angelo Bagnasco ha dato il suo placet: «Nessun’altra istituzione deve assolutamente oscurare la realtà della famiglia con delle situazioni similari».
Oggi la Cei si riunisce per affrontare la questione e la linea dovrebbe essere chiara: no alla stepchild adoption (l’adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio del partner) e tentare di correggere «la visione miope della politica» ma senza forzature.
Anche i laici e il mondo Lgbt (Lesbiche, gay, bisessuali e trans) si organizza: capeggiati dalle famiglie arcobaleno insieme ad Arcigay, Arcilesbica, Agedo e Mit «per l’uguaglianza di tutti» l’appuntamento è il 23 gennaio nelle principali piazze italiane per testimoniare l'attenzione e l'apprensione per il dibattito in corso. «Non rispondiamo alla provocazione di chi in queste ore cerca di organizzare il solito schema delle piazze contrapposte: noi ci rivolgiamo al Paese intero» spiegano gli organizzatori. E poi veglia permanente sotto il Senato all’inizio dei lavori parlamentari che si annunciano pieni di insidie.
LE BATTAGLIE DEL COMITATO
Dietro questa crociata, che prende di mira i piccoli passi verso la modernità del Paese, ci sono varie sigle: l’associazione Non Si Tocca La Famiglia e ProVita, il comitato Difendiamo i nostri figli, i Giuristi per la Vita, le onlus Voglio la Mamma e Generazione famiglia e poi Comitato articolo 26, Donum Vitae, Identità Cristiana e Catechista 2.0.
Unite dalla comune battaglia ideologica si danno da fare in ogni campo: promuovono petizioni contro la “strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere” messa a punto dall’Unar (l’Ufficio nazionale antidiscriminazione razziale della Presidenza del consiglio) per dettare le linee guida attraverso «professionisti del mondo scientifico, legati e provenienti da aree culturali e politiche diverse al fine di approfondire le tematiche di genere». Dietro queste parole burocratiche nel mirino c’è l’Unar e il tragicomico caso dei libretti stampati per “Educare alle differenze” diventati un caso politico e motivo di scontro.
Poi c'è il tema dell’utero in affitto, che ha spinto a lanciare un appello a papa Francesco. «Non solo da quarant’anni i bambini sono minacciati dal “diritto” all’aborto, ma oggi vengono assemblati su ordinazione, in laboratorio, impiantati nel grembo di una donna che li farà crescere per nove mesi, ma poi non sarà più la loro mamma. Una donna dalla quale verranno spietatamente separati, una volta nati, e che non potranno mai più rivedere: saranno infatti venduti a ricchi genitori» è il testo della petizione promossa da ProVita.
È nata anche una preghiera scritta su misura, un’invocazione alla vergine Maria redatta però da un gruppo di laici che ha dato vita all’iniziativa “Un’ora di Guardia”: «È il momento in cui ciascuno di noi scende in campo con l’arma più potente a nostra disposizione: la preghiera. È il momento in cui riconosciamo che non c’è battaglia culturale, politica, umana, che non sia parte della lotta del Bene contro il Male».
I PROTAGONISTI

I “genitori” e mentori del nuovo popolo della famiglia sono un gruppo di ultracattolici capeggiati da Massimo Gandolfini, che spiegava così il senso della manifestazione in piazza San Giovanni: «Abbiamo promosso centinaia di incontri per raccontare quello che è avvenuto in alcune scuole italiane con l’introduzione dell’ideologia gender: ai bambini va insegnato che la mamma e il papà sono uno "stereotipo" che va eliminato per liberare l’"identità costretta" dei bambini. Su questo argomento c’è ignoranza, molte famiglie non sanno nulla. [[ge:espresso:attualita:1.208907:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/2015/04/20/news/suicidi-gay-spingiamoli-all-eterosessualita-la-strana-teoria-del-neurochirurgo-anti-gender-1.208907]]Quando abbiamo prospettato loro cosa vuol dire “scelta dell’identità sessuale” hanno capito l’ideologia/antropologia che c’è dietro e si sono allarmati. Ecco perché una manifestazione».
Nello stesso solco c’è anche Filippo Savarese, portavoce di Generazione famiglia-Manif pour tous Italia, organizzatori delle veglie di piazza delle sentinelle in piedi. Per Natale ha preso carta e penna e scritto al ministro dell’Istruzione Stefania Giannini: «Vorrei essere ricevuto insieme agli altri rappresentanti delle associazioni che il 20 giugno hanno riempito la piazza più grande di Roma, per poterti raccontare che cosa c'è che non va con tante attività proposte e svolte nelle scuole dei nostri figli e nipoti su temi molto intimi e delicati».
[[ge:espresso:attualita:1.188970:article:https://espresso.repubblica.it/attualita/2014/11/24/news/fenomenologia-della-donna-sentinella-tutta-chiesa-smalto-e-tacchi-a-spillo-1.188970]]
Insieme a lui la giornalista di Rai Vaticano Costanza Miriano, autrice del libro “Sposati e sii sottomessa”, contraria agli asili nido, all'eutanasia, alla fecondazione assistita. Amica stretta di Mario Adinolfi, ex parlamentare democratico che ha sposato la causa teo-con fino a diventare direttore de La Croce quotidiano. Un House organ del movimento per la famiglia, sulle cui pagine sono stati stampati “I sette atti da compiere per fermare il ddl Cirinnà”: dall’importanza della comunicazione al maggior coraggio della Chiesa, fino all’estrema ratio della crisi di governo se dovesse passare la legge. «A noi la battaglia, a Dio la vittoria» annuncia enfatico Mario Adinolfi.